PORDENONE. Pierpaolo Mittica nelle sue immagini non fa sconti. Racconta quanto di assurdo e di terribile l’uomo fa contro se stesso. In luoghi che per molti sono sinonimo di disastri non casuali, di guerre, nuove schiavitù e di abbruttimento; e che per altri non sono altro che usuali condizioni di esistenza, o meglio di tragica sopravvivenza.
Per questo la dura, emozionante mostra di 150 sue immagini che la pordenonese Galleria comunale Harry Bertoia propone da settembre 2014 al gennaio 2015, è di quelle che è necessario vedere. Non per osservare una altra faccia del mondo ma per essere coscienti che quello è esattamente il nostro mondo, perché quelle immagini raccontano ciò che anche a noi consente di godere uno status di privilegiati, anche in un momento storico che viviamo come difficile.
La mostra si intitola “Ashes / Ceneri”, un titolo che certo fa riferimento ai devastanti effetti sociali e/o ecologici causati dallo sfruttamento degli uomini e dell’ambiente in varie parti del mondo. Ma, in positivo, indica l’urgenza di una svolta epocale e di una rinascita, proprio a partire dalla conoscenza di ciò che, anche negli ultimi decenni, è stato provocato da ciniche scelte politiche ed economiche.
Pierpaolo Mittica è un fotografo particolarmente attento alle tematiche sociali e ambientali. Si è occupato soprattutto degli oppressi, degli ultimi e delle persone che non hanno diritto di parola nei luoghi più difficili del terzo mondo. E, negli ultimi anni, ha iniziato a indagare sui più gravi disastri ecologici che hanno afflitto l’umanità e distrutto l’ambiente.
Per questa mostra, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, Mittica ha scelto di documentare 10 ordinarie emergenze: Balcani: dalla Bosnia al Kosovo, 1997-1999, Incredibile India, 2002-2005; Chernobyl l’eredità nascosta 2002-2007; Vite riciclate, 2007-2008; Kawah Ijen – Inferno, 2009; Piccoli schiavi, 2010; Fukushima No-Go Zone, 2011-2012; Karabash, Russia, 2013; Mayak 57, Russia 2013; Magnitogorsk, Russia 2013. Dieci indagini che rappresentano altrettanti violenti squarci di realtà, notissime o quasi sconosciute, dove la sofferenza, l’abbruttimento, la violenza sono regolare, accettata quotidianità. Dieci storie di contasti emozionali, di mondi dove “l’altro mondo”, quello dei ricchi, fa comunque capolino in un cartellone pubblicitario, in un marchio che propaga lontani status symbol. Luoghi, o meglio “non luoghi”, fatti di violenze, dove il sorriso di un bimbo dal davanzale di un tugurio sembra comunque esprimere speranza. O forse solo temporanea illusione.
Mittica viene definito come “fotografo umanista”, dove l’aggettivo si presta a interpretazioni affatto diverse. E’ pordenonese (qui è nato nel 1971) e qui, al CRAF ha ricevuto la sua preparazione scolastica proseguita con docenti come Charles – Henri Favrod, Naomi Rosenblum e Walter Rosenblum, che egli considera il suo mentore. Ma egli è ormai cittadino del mondo. Le sue fotografie sono state esposte in Europa, negli Stati Uniti e nel 2011 alla Biennale di Venezia; pubblicate da quotidiani e riviste italiani e stranieri, tra cui l’Espresso, Alias del Manifesto, Vogue Italia, Repubblica, Panorama, il Sole 24 ore, Photomagazine, Daylight Magazine, Japan Days International, Asahi Shinbum, The Telegraph, The Guardian. La mostra Chernobyl l’eredità nascosta è stata scelta nel 2006 dal Chernobyl National Museum di Kiev in Ucraina come mostra ufficiale per il ventennale del disastro di Chernobyl.
L’elenco dei riconoscimenti che gli sono stati assegnati è lunghissimo e di assoluto prestigio, alle sue opere sono state dedicate monografie edite da editori specializzati di diversi Paese, così come le sue immagini sono patrimonio di grandi musei e collezioni internazionali. Mittica si potrebbe correttamente definire come un fotografo “arrivato”. Ma, da grande reporter, egli è sempre in partenza. Per luoghi del pianeta in cui si consumino violenze, contro l’uomo o contro la Terra, che alla fin fine sono la medesima cosa.