VENEZIA. Fino all’8 dicembre alla Casa dei Tre Oci in mostra “Venezia si difende 1915 – 1918” a cura di Claudio Franzini. A cento anni dall’inizio del primo conflitto mondiale, l’esposizione vuole raccontare con oltre 350 immagini originali, provenienti dall’Archivio Storico Fotografico della Fondazione Musei Civici di Venezia con sede a Palazzo Fortuny, l’insolita situazione della città all’epoca della Grande Guerra con l’intento di offrire un’esaustiva panoramica sulla drammaticità degli eventi accaduti e di conseguenza non disperdere né la prospettiva storiografica né quella sedimentata nella nostra memoria collettiva.
42 furono le incursioni che scaricarono sulla città un totale di 1029 bombe (300 solo durante la notte tra il 26 e il 27 febbraio 1918), con il risultato di provocare ingenti danni materiali, ma soprattutto 52 vittime e 84 feriti tra la popolazione. Se particolarmente drammatiche si rivelano, ai nostri occhi odierni, alcune immagini del tessuto urbano colpito dai bombardamenti, di grande impatto emotivo pare la documentazione relativa ad uno dei capolavori irrimediabilmente perduti che provocò una fortissima reazione internazionale: l’affresco del soffitto della chiesa degli Scalzi opera di Giambattista Tiepolo, distrutto nel tentativo di colpire la vicina stazione ferroviaria.
Il percorso espositivo che si articola virtualmente in quattro sezioni non vuole occuparsi di documentare azioni belliche o gesta di guerra (salvo un unico caso, una delle più sensazionali imprese compiute dalla Marina Italiana: l’affondamento della corazzata Wien nel porto di Trieste compiuto dai Mas guidati dal tenente di vascello Luigi Rizzo) ma intende descrivere in maniera estesa le strategie difensive attuate, la complessa attività di protezione preventiva dei monumenti con le “saccate” e le murature di rinforzo, la rimozione dei preziosi tesori artistici, la trasformazione delle altane della città in postazioni di avvistamento e di difesa antiaerea dei fucilieri della Marina e dei volontari, i palloni frenanti che venivano innalzati per ostruire lo spazio aereo.
Dall’altro lato si illustrano le difficoltà della vita quotidiana: l’oscuramento, i rifugi, gli ospedali, la rimozione delle macerie, il ritiro dei depositi bancari dopo Caporetto. Una sezione importante è dedicata agli effetti degli attacchi aerei subiti. Una sezione infine è dedicata alle cartoline postali. Epica militare e ritrattistica, campagne di sostegno e sottoscrizioni, compongono gli argomenti di questo corpus illustrativo, tra cui spiccano due serie dedicate a Venezia opere del veneziano Guido Cadorin e del triestino Guido Marussig, realizzate durante gli anni del conflitto.
A conclusione dell’esposizione sono documentate le celebrazioni in onore delle forze armate che si prodigarono alla difesa, e le commemorazioni militari e civili che seguirono negli anni. Alcune parole sulla provenienza e sugli autori delle immagini. In tutti i territori dichiarati zona di guerra era fatto assoluto divieto di eseguire delle fotografie. Anche Venezia non sfuggì a questa imposizione: molte immagini in mostra, soprattutto quelle della mobilitazione generale del 1915 siano esse fotografie o cartoline postali vennero, come recita una dicitura manoscritta ad inchiostro rosso, “Sequestrate dalle Autorità”.
Salvo quindi poche fotografie “firmate”, come quelle di Tommaso Filippi di Venezia, professionista, già operatore e direttore dello stabilimento Naya, e di Aldo Cortellazzo, altro professionista veneziano, sono da addebitare a Giovanni Caprioli, fotografo della Soprintendenza di Venezia quelle relative ai primi mesi del 1915, da maggio a luglio; le altre in mancanza di indicazioni sono difficilmente attribuibili. La gran parte recano nel verso il timbro del Gabinetto del Ministro dell’Ufficio Speciale del Ministero della Marina, e quindi rientrano nel novero delle fotografie di autore anonimo ascrivibili agli addetti militari della terza sezione del Servizio fotografico del Comando di Piazza Marittima di Venezia, posta in essere all’inizio del conflitto dal Comando Supremo.
Info: www.treoci.org