AMSTERDAM. Al Foam la mostra personale su Vivian Dorothea Maier. Ma Vivian chi era? Si può affermare che dopo aver vissuto l’adolescenza in Francia, sia stata una bambinaia tra Chicago, New York e Los Angeles per quasi tutto il resto della sua vita. Definirla fotografa professionista sarebbe un azzardo semantico, anche se una verifica sulla qualità e sulla quantità delle sue produzioni lascerebbe intuire un qualcosa di più che una semplice professione. Parlando di numeri, pare che abbia realizzato oltre centocinquantamila tra fotografie e film, molte delle quali rimaste non sviluppate. Mentre in termini di fama, fino ad 81 anni è stata ignota agli interessati del settore.
Succede che John Maloof, giornalista e fotografo di Chicago, l’abbia scoperta per puro caso durante ricerche di foto da poter allegare ad una propria pubblicazione e l’abbia prima iniziata a pubblicizzare sulla rete e poi ci abbia fatto un film sopra tanto da renderla famosa in tutto il mondo nel giro di pochissimo tempo.
Della sua vita privata non si sa tanto.
Ma la mostra al Foam di Amsterdam le rende giustizia tant’è che le sue foto parlano tantissimo. I suoi soggetti sono elementi da strada come persone, cose, ambientazioni e paesaggi che Vivian ha saputo catturare in momenti di una naturalezza da sembrare frame di film neorealisti. Personaggi come un edicolante assonnato, una signora al volante con sigaretta, tre ubriachi per strada, una suora seduta.
Vita comune fermata per sempre. Ed essendo che la maggior parte delle sue pellicole è stata realizzata nel tempo libero, si trovano anche alcune serie di scatti realizzati nei tram, treni, metro e nelle loro rispettive stazioni.
Con l’avvento degli anni ’70, Vivian passa da una Rolleiflex ad una Leica, e quindi dal bianco e nero al colore, ma anche ad un approccio più diretto verso i soggetti perchè solo con la Leica Vivian ha potuto fissare le sue scene in maniera totalmente diretta, proprio per la differente fisicità del nuovo mezzo.
E con il colore, l’esperienza e gli anni di esercizio, lentamente Vivian aggiunge al suo realismo aspetti giocosi ed ironici.
Altra nota importante è che Vivian fu una delle prime a realizzare una certa produzione massiva di autoscatti, ma senza quell’atteggiamento da primadonna dei tipici odierni selfie.
Nel mondo della fotografia la Maier è un’eccezione da studiare.