TORINO. Sono immagini tratte dagli archivi di New York di Nan Goldin, che risalgono ai suoi anni bostoniani (1970-1974), assolutamente cruciali nella sua storia personale e creativa, quelli che saranno esposti fino a metà ottobre alla Guido Costa Projects.
Il progetto da cui tutto ha inizio parte proprio da lì, dai suoi primi passi in arte poco più che adolescente: nelle fotografie che precedono di quasi un decennio la sua celebre “Ballad of Sexual Dependency”, ma già caratterizzate da una forza ed una disinvoltura creativa d’eccezione, sorrette da una passione vera e da un’urgenza rara e potente. Non a caso, proprio questo decennio avrebbe fatto di questa timida ragazza della middle class della provincia americana una delle voci artistiche più radicali e innovative della scena artistica internazionale.
Questa mostra torinese raccoglie circa quaranta fotografie scattate tra il 1970 e il 1974, e si propone come una sorta di backstage dei suoi primi cicli organici di lavori poi confluiti parzialmente in alcuni suoi volumi degli anni ’90, da “The Other Side”, a “A Double Life”, libro, quest’ultimo, realizzato in collaborazione con il suo amico di sempre David Armstrong.
Sono scatti in bianco e nero e a colori, spesso di piccolo formato, sviluppati e stampati dall’artista in un numero limitatissimo di copie, talvolta addirittura in un unico esemplare. Da questo corpus, che conta poche decine di opere, nella seconda metà degli anni ’90 vennero poi selezionati alcuni scatti ritenuti esemplari, ristampati in un’edizione a diciotto esemplari di medio formato. Ma a parte queste poche fotografie (alcune, del resto, molto note), tutto il resto del materiale è restato fino ad oggi inedito, ad esclusione degli scatti contenuti nella “Dazzle Bag”, esposta al Whitney Museum nel 1996, in occasione della sua prima grande retrospettiva, e delle immagini utilizzate per lo slide show, pressochè coevo, “The Other Side”.
In mostra sono stati scelti esclusivamente gli scatti che hanno un valore esemplare all’interno dell’intera storia dell’artista: dai suoi primi esperimenti con il colore, ai suoi sforzi iniziali nel dare coerenza narrativa ad immagini apparentemente d’occasione, fino alle tracce sottili della sua consapevolezza teorica e politica che si va via via affinando. L’intento della galleria infatti è quello di far parlare al meglio la Nan Goldin delle origini, la brillante esordiente, molto prima dei suoi anni di New York, di Times Square, del Mudd Club e del suo folgorante debutto sul palcoscenico importante delle grandi gallerie e dei musei internazionali.
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Nan Goldin
Dove: Guido Costa Projects, via Mazzini 24, Torino
Quando: fino al 24 ottobre 2015
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00
Info: www.guidocostaprojects.com
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