TREVISO. Rimarrà esposto fino al 12 giugno, nel corso della 6° rassegna d’Arte Contemporanea di Treviso, il progetto fotografico “Ars Minima” di Veronica Bronzetti.
Dettagli, frammenti, tagli compositivi inusuali. Complesso trovare una categoria di appartenenza per gli scatti di Veronica, per semplicità li si potrebbe includere nel solco della tradizione concettuale. Eppure vi è un’evidenza estetica in queste piccole fotografie che non può essere facilmente riassumibile nell’appartenenza a qualche movimento del passato. Sono immagini completamente contemporanee che, se da un lato sfruttano alcuni motivi iconografici tradizionali, dall’altro traspongono queste citazioni in un linguaggio di universalità di impressione. Veronica sembra aver interiorizzato l’immediatezza estetica del linguaggio pubblicitario e giornalistico, trasferendone intatto il potere di fascinazione all’interno di un contesto più sofisticato, suggerendo così una poetica neo-pop minimale.
Il suo ciclo intitolato “Ars Minima” presenta in rapida successione una varietà pressoché inesauribile di fotogrammi del reale, di facile fruizione estetica e di immediata empatia con lo spettatore. Flirtano, per certi versi, con l’occhio distratto dello spettatore medio e al tempo stesso attraggono l’occhio più attento con alcuni accorgimenti tecnici e formali di pregio. Da un lato l’utilizzo del formato “polaroid” che rende l’immagine anacronistica e ormai vintage, riuscendo così a distaccarsi dalla monotonia del quotidiano pur indagandolo e rappresentandolo. E ancora perpetrando un sottile gioco di rimandi ad un immaginario ampiamente storicizzato, spingendo così al gioco di analogie e potendo intravedere, di volta in volta, un tocco alla Man Ray, un taglio di Moholy-Nagy o un non-sense magrittiano. Ma ciò che forse rende più appetibile la sua produzione è proprio questo mescolamento senza sosta tra alto e basso, scatto nobile o sofisticato e immagine pop di derivazione commerciale. Tale sclerotizzazione (mi si passi il termine) semantica e sintattica avvolge l’occhio di chi osserva questi scatti, spingendolo agli estremi della nostra cultura e finendo per offrire uno spaccato della società delle immagini intenso e verosimile. Una nota di merito, dunque, alla capacità di Veronica di sintetizzare il reale attraverso la semplicità di alcuni piccoli scatti. (Daniel Buso)