Qual è il significato che si nasconde dietro a una fotografia?
Nell’epoca dell’immagine, in cui tutto diventa oggetto di scatti destinati ai social, il progetto Chronicles of the World ha voluto riflettere sul significato profondo della fotografia come mezzo comunicativo.
E lo ha fatto lanciando nello scorso febbraio la call “Storie: Narrazioni dietro le immagini” divenuta ora una mostra che si può visitare alla Torre del Ricetto di San Mauro ad Almese, Torino.
Storie, la mostra a San Mauro ad Almese
Cosa si può vedere alla mostra a San Mauro? Una raccolta di scatti significativi inviati da fotografi da tutt’Italia. Ciascuno dei quali corredato da un racconto che serve a contestualizzarlo e a renderlo comunicativo.
Tutti i contributi sono esposti nella suggestiva cornice della Torre del Ricetto di San Mauro ad Almese, dal 22 maggio al 6 giugno 2021. Sarà possibile visitare la mostra su prenotazione il mercoledì (10.30-12.30), il venerdì (10.30-12.30/15- 18.30), il sabato e la domenica (15-18.30).
Per informazioni, contattare la mail cumale.ass@gmail.com o il numero di telefono 328.9161589 (Virna).
L’esposizione e la call è stata organizzata insieme al Comune di Almese, Ricetto per l’Arte – Agorà della Valsusa, Associazione Culturale Cumalè, OMA – Officina Mondi d’Arte e Borgatta’s Factory.
Le foto e le storie
Cecilia Marzorati
“Una storia fatta di 7 fotografie pensate e realizzate attraverso il concetto di memoria delle mani, le mie mani. Si tratta di una storia che vuole esprimere introspezione, volontà, disperazione, conforto, vergogna, paura e abbandono . Anche solo pensare alle mani come un organo che permette di stare al mondo, come un mezzo con cui percepire ed essere percepiti dal mondo e manipolarlo… o dargli la forma che vorremmo avesse. Le mani sono secondi occhi, lingue, polmoni.
Con le mani, come con le fotografie, possiamo esprimere tutto ed esprimere niente; per questo ho voluto, attraverso la narrazione visiva, dare valore a due cose che in realtà ne hanno tantissimo, ma del quale spesso oggi ci si dimentica”.
Lorenzo Caleca
“Mi è sempre difficile cercare di accostare parole alle foto che scatto: credo che la fotografia sia un linguaggio e cercare di tradurlo, di codificarlo comporti in qualche modo una perdita, seppur minima, di significato. Questa convinzione mi ha portato negli ultimi anni a scegliere, nel linguaggio fotografico, alcuni – passatemi le analogie! per favore…. – dialetti, ad esempio l’uso di “smart device” e la scelta di raccontare i bordi, qualsiasi essi siano. Nasce così il progetto poesianellestrade, senza pretese di creazione ma con una fortissima velleità documentaristica: raccontare quelle zone che restano all’oscuro dei riflettori. Le città deserte alla “controra”, i balconi che affacciano sui binari a cui nessuno presta attenzione, i rifiuti, le stazioni, le pause, i puntini di sospensione di ogni storia che riesci a vedere solo rallentando ed entrando a far parte di essi.”
Castrignano Antonia
“Immagini scattate durante il laboratorio di arte a cui hanno partecipato alcuni ragazzi africani ospitati ad Almese. Anno 2016. Si sono relazionate culture e vite diverse e attraverso l’arte si è trovato un dialogo che andava oltre le parole. Rimangono le impronte del loro passaggio in alcuni manufatti e anche nel nostro cuore”.
Alberto Richetta
“Il mio collega radiologo romeno Dumitru Scafesi sapendo del mio interesse per la fotografia ha scannerizzato dei negativi di fotografie scattate da lui stesso e da suo fratello nel suo paese natale Petrosani negli anni 80. Si tratta di ritratti e fotografie di cerimonie e funerali scattate per sbarcare il lunario e arrotondare il misero stipendio di minatore. Prima di giungere in Italia Dumitru fu allievo ufficiale dell’esercito romeno e in seguito minatore per vicissitudini legate al regime di Ceausescu. Ho trovato le fotografie davvero interessanti, per la loro testimonianza di un tempo e una condizione che non esiste più, antecedente alla caduta del muro di Berlino. Prima di proporlo ne ho parlato con il celebre fotografo Ivo Saglietti che le ha trovate commoventi e interessanti. Il progetto consta di circa 700 fotografie digitalizzate con un misero scanner”.