Thuis (Home) è un documento fotografico sulla Staatsliedenbuurt a Utrecht, un tipico quartiere del dopoguerra olandese. Oggi, quello che resta dei distretti urbani del periodo della ricostruzione post-bellica non rispecchia più il tessuto della società. E mentre i funzionari comunali condannano il quartiere per i suoi problemi sociali, la criminalità e il rumore; per i residenti, lo Staatsliedenbuurt è qualcosa di completamente diverso: è “Home”, un posto dove vivere e condividere.
IL PROGETTO. Alla fine della seconda guerra mondiale le infrastrutture dei Paesi Bassi erano in rovina; i tassi di natalità, invece, erano più alti che mai. Di conseguenza c’era una grande carenza di alloggi a cui il governo del dopoguerra ha risposto con la costruzione di nuove centinaia di migliaia tra case e condomini. Era un’epoca certamente caratterizzata dalla speranza e ideali. La guerra era finita e prendeva piede l’idea che le cose sarebbero solo potute migliorare e per questo gli architetti hanno progettato nuovi quartieri residenziali come un riflesso della società. Queste nuove aree sarebbero dovute essere un mix di tutte le classi socio-economiche e gli architetti del dopoguerra hanno pensato che tutti si sarebbero gestiti con senno. Credevano, infatti, che tutti i residenti avrebbero gettato la loro immondizia, avrebbero mantenuto le gallerie pulite vivendo anche pacificamente con i loro vicini.
La realtà, però, è stata ben diversa e oggi quello che è rimasto di questi edifici non rispecchia più il tessuto della società. Quelli con redditi più alti, infatti, si sono trasferiti alla ricerca di un ambiente più lussuoso perché gli appartamenti diventavano ai loro occhi sempre più angusti e rumorosi. In alcuni casi, poi, le tipiche scalinate di accesso alle case e ai parchi pubblici (nati come luoghi di incontro sociale) sono diventati nel tempo rifugio per i giovani vagabondi e tossicodipendenti. Per arginare questo problema, i quartieri della ricostruzione sono stati drasticamente rinnovati.
Uno di questi è il Staatsliedenbuurt (1954) a Utrecht e qui il fotografo Lotte Sprengers ha studiato il quartiere con il sociologo urbano Thaddeus Müller per iniziare il suo progetto fotografico. Nel periodo tra il 2008 e il 2011, Müller ha intervistato una trentina di residenti, visitatori e professionisti e ha scoperto che la maggior parte dei residenti sono soddisfatti e nessuno degli intervistati stava progettando di lasciare il quartiere. “Si ritengono fortunati ad aver trovato una casa a buon mercato vicino al centro di Utrecht – dice Müller- considerano le case relativamente grandi e gli studenti sono particolarmente felici. Per loro, una casa in questo quartiere è un’opportunità. I residenti di vecchia data sono anche entusiasti delle loro case anche se sono consapevoli che sono scarsamente isolate contro il rumore e difficili da riscaldare”.
La maggior parte di loro ha stretto legami con altri vicini e sul lato della criminalità, molti di loro, non credono che il problema sia legato alla struttura del quartiere. Per molti di loro, invece, il quartiere è un luogo piacevole da vivere, dove è possibile fermarsi per una chiacchierata coi negozianti del luogo o la vicina del piano di sopra. Come ha scoperto Sprengers, non è che i residenti non vedono i problemi intorno a loro; semplicemente li accettano come un fatto della vita. Per i residenti il Staatsliedenbuurt è la “Home”, un luogo dove la gente vive.
La pubblicazione di Home (2012) è auto-prodotta.
Lotte Sprengers (1980, Utrecht, Paesi Bassi) è un fotografo documentarista. Ha studiato presso la Hogeschool voor de Kunsten di Utrecht (HKU). Si interessa di comportamento umano all’interno di contesti definiti come i villaggi, quartieri o comunità (religiose). Si concentra sugli individui all’interno dei gruppi. Il suo lavoro è oggettivo e intimo allo stesso tempo. Si è spesso detto che una caratteristica importante del suo lavoro è la sua integrità verso il soggetto. Attualmente insegna presso la Royal Academy of Art di L’Aia (KABK).