MONOPOLI (BA). Alex Majoli, Enri Canaj, Mattia Insolera, Michal Korta, Piero Martinello, Myriam Meloni, Anastasia Taylor-Lind, Marieke van der Velden e Driant Zeneli. Sono questi i protagonisti di PhEST –festainternazionale della fotografia con mostre visitabili fino al 30 ottobre. La manifestazione diretta da Giovanni Troilo per la curatela fotografica di Arianna Rinaldo (di cui vi abbiamo già parlato qui) sarà dislocata in varie sedi del borgo antico.
LE MOSTRE
ALEX MAJOLI Migranesimo
@ Castello Carlo V
Con il progetto Migranesimo Alex Majoli esplora la frammentazione e la polarizzazione dell’identità europea, che sta facendo i conti con la consapevolezza di non poter continuare a isolarsi dalla crisi in corso nel Mediterraneo. La sua sperimentazione stilistica si avvale di un linguaggio cinematografico e scuro che, nel portare in primo piano gli aspetti teatrali della vita, rende teatrale la realtà stessa.
Le scene drammatiche di migranti e rifugiati che lasciano le loro case devastate dalla guerra e dalla povertà e che arrivano stremati sulle spiagge del sud dell’Europa e ai suoi confini orientali, non sono che i momenti iniziali di un lungo processo di integrazione e accettazione – o del suo mancato avvio.
Alex Majoli (Ravenna, 1971) è un fotografo italiano. Per molti anni ha lavorato come fotogiornalista e l’esperienza acquisita sul campo lo ha portato ad esplorare l’idea della teatralità della vita. La linea sottile tra realtà e teatro, documentario e arte, comportamento umano e recita è il tipo di tensione che continua ad affascinare Majoli e a portarlo sulle strade e nei luoghi in cui la condizione umana viene messa in discussione.
Alex Majoli vive a New York. È membro di Magnum Photos dal 2001 ed è rappresentato dalla Howard Greenberg Gallery di New York.
ENRI CANAJ Albania – A Homecoming
@ Chiesa SS. Pietro e Paolo
Nato a Tirana, in Albania, ma cresciuto in Grecia, Enri Canaj è tornato da adulto nel suo Paese natale in veste di fotografo. Guidato da frammenti di ricordi d’infanzia, ha viaggiato in lungo e in largo alla scoperta della cultura e delle tradizioni del suo Paese. Il suo “ritorno a casa” gli ha permesso di scoprire un Paese in cui convivono tradizione e modernità, dove il senso della famiglia e i legami tra le persone sono forti e vivi.
Il suo lavoro Albania – A Homecoming (Albania – Ritorno a casa) ci offre uno spaccato molto personale di questo piccolo Paese nel cuore dei Balcani.
Enri Canaj (Tirana, Albania, 1980) vive ad Atene, dove ha studiato fotografia presso la Leica Academy. Fotografo freelance dal 2008, Enri lavora nei Balcani, soprattutto in Kosovo, in Albania e in Grecia, concentrandosi sui temi della migrazione e sulla recente crisi.
MATTIA INSOLERA 6th Continent
@ Castello Carlo V
6th Continent (Sesto continente) ha origine nel 2007, quando Mattia Insolera parte in barca a vela dall’Italia insieme a un amico che vuole attraversare l’Oceano Atlantico. Dopo due settimane di navigazione Mattia capisce che ciò che gli interessa di più è la vita sulla terraferma. Decide di dedicare gli anni successivi a realizzare un progetto fotografico sulla cultura mediterranea. Il Mediterraneo del XXI secolo è diventato terreno di discordie: un recinto di filo spinato che divide nord e sud del mondo. È anche il bacino in cui hanno luogo i maggiori conflitti del pianeta, è un passaggio pericoloso per chi è in fuga da miseria e guerra. Ma non è sempre stato così: in passato questo mare interno comprendeva e collegava tutto. Mattia vuole scoprire se sia rimasto qualcosa di quell’epoca, e lo fa puntando la macchina fotografica sulla gente che ancora considera il mare un mezzo di trasporto, un’area di scambio, in altre parole un Sesto Continente.
Nato a Bologna nel 1977, Mattia Insolera ha ricevuto numerosi premi tra cui Canon Italia Award, Alberobello Portfolio Award e Fnac European Talent Latent Award. Attualmente è rappresentato dall’agenzia fotografica Luz.
MICHAL KORTA Balkan Playground
@ Chiesa San Giovanni
Questa è la storia dei Balcani oggi.
Michal Korta si è messo in viaggio per esplorare gli Stati Uniti dei Balcani sulla scia dei grandi fotografi di strada americani. Viaggiando attraverso otto Paesi, dormendo in macchina, senza piani, aspettative o una data di ritorno, Michal ha creato una serie fotografica sulla penisola balcanica che illustra in modo universale persone e luoghi catturati in un preciso momento storico-geografico.
Nato a Bochnia, in Polonia, Michal Korta ha studiato filologia tedesca e fotografia. Lavora nella fotografia da più di 15 anni e collabora con la stampa, con agenzie pubblicitarie e istituzioni culturali internazionali. È docente di fotografia in Polonia e in Svizzera.
PIERO MARTINELLO Progetto esclusivo per PhEST con ritratti dei pescatori di Monopoli
@ Porto Vecchio
Il primo incarico di PhEST sul territorio pugliese è stato affidato al fotografo Piero Martinello. Durante la sua residenza artistica a Monopoli ha lavorato con la comunità di pescatori che conserva alcuni degli elementi identitari più forti della città.
Questo lavoro inaugura il progetto permanente promosso da PhEST che nel corso degli anni diventerà un archivio su e per il territorio. Ciascun artista invitato lavorerà su temi specifici con l’obiettivo di ripensare costantemente l’immaginario visuale, lasciando una traccia continua del presente.
Piero Martinello è un fotografo ritrattista formatosi presso Fabrica, il centro internazionale di ricerca per la comunicazione di Benetton. Dopo aver assistito Broomberg & Chanarin a Londra, ha iniziato un progetto a lungo termine, Radicalia, diventato poi un libro fotografico ed esposto a Les Rencontres de la Photographie di Arles nel 2016.
È attualmente rappresentato da Matter Represents.
MYRIAM MELONI Different Shades of Blue
@ Castello Carlo V
A migliaia nell’Africa subsahariana lasciano i loro paesi nella speranza di una vita migliore in Europa. Fuggono dalla violenza, dalla povertà, dalla guerra e dalla mancanza di opportunità. L’inasprimento delle politiche migratorie europee, la costruzione di recinti sempre più alti e il trattamento inumano a loro riservato da parte delle forze di polizia di frontiera rendono il loro viaggio sempre più pericoloso. Molti migranti sono bloccati in Marocco per mesi o anni, in un limbo dove tutto ciò che rimane loro è la speranza.
Con il progetto Different Shades of Blue (Diverse sfumature di blu), Myriam Meloni esplora questo limbo, dove le energie sono tutte impegnate in un progetto di fuga, dove sembra che non ci sia né un presente né un passato e quello che conta è il sogno. Un sogno chiamato Europa.
Myriam Meloni è una fotografa italo-francese attualmente residente a Barcellona. Laureata in giurisprudenza all’Università di Bologna con una specializzazione in criminologia, si è successivamente dedicata alla fotografia, frequentando un corso triennale presso l’Istituto Fotografico della Catalogna. I suoi progetti esplorano questioni sociali contemporanee attraverso un approccio molto intimo, trattando temi di portata generale a partire dalla vita quotidiana della nostra società.
ANASTASIA TAYLOR-LIND Negative Zero
@ Chiesa San Salvatore
Negative Zero (Zero Negativo) è un progetto attraverso paesi e regioni in cui la crescita demografica è pari a zero o addirittura negativa. Lo scopo del progetto è l’osservazione delle tre cause principali che provocano un decremento demografico: tasso di natalità in calo, emigrazione e bassa aspettativa di vita.
In controtendenza rispetto a molte ricerche e ai media che si focalizzano sul fenomeno della sovrappopolazione, il lavoro di Anastasia si concentra sull’esperienza europea di spopolamento, che a lungo termine potrebbe diventare un problema molto preoccupante.
Anastasia Taylor-Lind (1981) è una fotografa documentarista di origine anglo-svedese. Vive a New York, è diplomata in fotografia documentaristica presso l’Università di Wales Newport e ha un master dal London College of Communication. Anastasia è molto impegnata nel campo dell’educazione e tiene regolarmente lezioni in università e workshop in tutto il mondo.
MARIEKE VAN DER VELDEN A Monday in Kabul
@ Muraglia di Cala Porta Vecchia
Di solito vediamo Kabul al notiziario quando si verifica l’ennesima esplosione. Ma cosa succede un normale pomeriggio, quando invece non accade nulla?
Assieme al suo compagno Philip Brink, la fotografa Marieke van der Velden si è recata a Kabul con un’unica domanda da fare agli abitanti: “Qual è il posto che preferisci della città?”.
Questa domanda li ha condotti in un emozionante viaggio alla scoperta di Kabul.
La fotografa Marieke van der Velden e il regista Philip Brink sono una coppia che vive ad Amsterdam. Oltre al loro lavoro giornaliero, portano avanti dei progetti che esplorano le sfumature nelle immagini proposte dai mass media e nelle idee che abbiamo l’uno dell’altro.
DRIANT ZENELI When Dreams Become Necessity Trilogy (2009-2014)
@ Castello Carlo V
When Dreams Become Necessity indaga la portata di alcuni tentativi performativi con l’obiettivo di ridefinire l’idea di fallimento, utopia e sogno come momenti fondamentali per la costruzione di una possibile alternativa.
When Dreams Become Necessity è composta da tre video: The Dream of Icarus Was to Make a Cloud (2009) è il tentativo di realizzare una nuvola volando con un parapendio; in Some Say the Moon is Easy to Touch… (2011) l’artista si lancia con il bungee jumping per toccare la luna il giorno in cui questa si trova alla minima distanza dalla terra; infine in Don’t Look at The Sun While You’re Expecting to Cross It (2014) l’artista decide di attraversare il sole dopo che la cometa Lovejoy nel 2011 ha transitato nel perielio, rimanendo intatta.
Driant Zeneli (Shkoder, Albania, 1983) vive tra Milano e Tirana. Alla base della ricerca di Zeneli troviamo la ridefinizione dell’idea di fallimento, utopia e sogno come elementi che aprono alla possibiltà di nuove alternative. A partire dalla storia di suo padre nel film When I grow up I want to be an Artist (2007), Zeneli combina una storia personale e collettiva con elementi di ironia, mito, il falso, utopia, sogni, tradimenti e trasformazione. Questi elementi sono presenti nei suoi lavori più recenti, sia nei film che nelle performance.
La performance viene utilizzata da Zeneli come strumento partecipativo, dove il pubblico passa cioè a essere da spettatore a partecipante.