BOLOGNA. Il mondo del lavoro in tutte le sue espressioni è al centro della prima edizione della Biennale sulla fotografia industriale. La rassegna promossa dalla Fondazione Mast con la collaborazione dei Rencontres d’Arles e la direzione artistica di François Hébel, si articola in 17 esposizioni che si svolgono in dieci sedi storiche di Bologna e presso il centro polifunzionale Mast. Attraverso un vasto arco temporale con stampe fotografiche, libri e proiezioni pubbliche le mostre rappresentano “il Lavoro”, soggetto spesso trattato con indifferenza e quasi con distacco dal mondo della fotografia e dagli stessi fotografi.
Nelle esposizioni del centro cittadino, l’universo del lavoro è introdotto storicamente con la mostra Lo specchio dell’industria che registra la conferenza di Cesare Colombo, composta da un ricco corpus di immagini sull’industria italiana che documentano quanto la fotografia sia stata declinata secondo diversi linguaggi. Le esposizioni nel cuore storico della città si suddividono in cinque sezioni: retrospettive sul lavoro industriale e corporate, esposizioni di un progetto, il lavoro corporate dei fotografi leggendari, progetti concettuali, collezioni.
Le retrospettive sul lavoro industriale e corporate comprendono le mostre di Gabriele Basilico, I luoghi del lavoro, con una selezione delle immagini realizzate per le aziende dal grande fotografo recentemente scomparso, di Brian Griffin, con rapporto annuale 1974/2013, di Harry Gruyaert che con la mostra Materie prime presenta per la prima volta le sue opere in ambito industriale e di Massimo Siragusa, con Labor Limae che presenta gli scatti che hanno valorizzato l’immagine di molti prodotti industriali, creando composizioni visive eccezionali.
Le esposizioni di un progetto presentano le visioni del fotografo sudafricano David Goldblatt con la mostra In miniera, gli scatti di Mark Power che documentano la costruzione di Airbus A 380 uno dei più grandi aerei passeggeri del mondo, il Rapporto Rotterdam di Freek van Arkel sul più gigantesco porto europeo e le fotografie di Siobhan Doran sul restauro del prestigioso hotel londinese Savoy. Il lavoro corporate dei fotografi leggendari richiama nomi noti come Henri Cartier-Bresson con la mostra L’uomo e la macchina, Robert Doisneau con le immagini sulla Renault ed Elliott Erwitt che in Scor mostra l’opuscolo finanziario più divertente che sia stato realizzato su una compagnia di riassicurazioni.
I progetti concettuali mostrano Il tavolo di potere 2, il lavoro che Jacqueline Hassink ha svolto fotografando negli anni le sale dei consigli di amministrazione delle più importanti multinazionali mondiali senza alcuna presenza umana. Le collezioni presentano le fotografie raccolte da W.M.Hunt sui gruppi industriali americani nella mostra Forza lavoro; oltre trecento immagini della Cina in costruzione selezionate dal grande collezionista Claude Hudelot e la collezione dei libri di fotografia d’impresa di Mirelle Thijsen.
L’evento speciale che accompagna la Biennale è l’apertura presso Mast, in via Speranza 42, di una area permanente e dedicata alla fotografia industriale. La collezione curata da Urs Sthael viene rappresentata per la prima volta in occasione dell’apertura di Mast e della Biennale, con la mostra I mondi dell’industria che presenta le opere di 48 fotografi, iniziando la scrittura di una storia dell’industria e aprendo un dibattito a partire dal proprio patrimonio fotografico. Nell’idea dei promotori la Biennale, unica e originale rassegna nel mondo, vuole portare nel centro storico e in prestigiose sedi della cultura della città, la massima espressione artistica sul lavoro. Punto di partenza di questo primo appuntamento con la fotografia industriale è la periferia dove sorge Mast che apre le sue porte alla città quest’anno, con l’obiettivo di proporsi come un luogo in cui anche attraverso rassegne fotografiche innovative e inedite si promuova un processo culturale di riflessione sul lavoro che sia oggetto di conoscenza e consapevolezza.