Il festival di Castelnuovo Fotografia 2022 si prepara ad accendere i riflettori. Sono tante le mostre che, dal 1° al 9 ottobre, affolleranno il castello cinquecentesco di Rocca Colonna, nel comune di Castelnuovo di Porto, piccolo borgo medievale alle porte di Roma.
Paesaggi plurali, Differenti trame, Molteplici genealogie: il tema di Castelnuovo Fotografia 2022
Il tema di questa decima edizione del festival fotografico di Castelnuovo di Porto è Paesaggi plurali, Differenti trame, Molteplici genealogie.
Abbracciare con lo sguardo il paesaggio oltre le rappresentazioni dominanti, inteso come
sostanza fluida in continua mutazione; accogliere una pluralità di vedute dove l’uomo non è
l’unico protagonista, nell’urgenza di trovare sguardi necessari a mettere in luce le sue
relazioni con persone, luoghi e altre vite che li abitano, trame che moltiplicandosi generano
| Altri legami | Altre relazioni | Altre genealogie.
Navigando nei pensieri della filosofa americana Donna J. Haraway sul superamento della
dualità e l’affermazione della pluralità e delle connessioni come base dell’esistenza, immersi
nelle visioni degli artisti che si interrogano su questi argomenti, il team del festival si è chiesto cosa fare e come recuperare le relazioni che ci hanno permesso di vivere sulla terra attraverso infinite interconnessioni.
E come il corpo fisico attraverso la con-fusione con gli elementi naturali, la tecnologia digitale, la cyber-tecnologia e gli immaginari virtuali si avvia ad oltrepassare i dualismi e le dicotomie dell’identità binaria (uomo/donna, naturale/artificiale, bianco/nero) attribuibili al sistema di genere dominante.
Le mostre da vedere a Castelnuovo Porto
Partiamo subito con la lista delle mostre da vedere al festival.
- Sarah Blesener che in Beckon Us From Home, curato da Alessia Locatelli, direttrice artistica della Biennale di Fotografia al femminile, partner del festival, sviluppa attorno all’adolescenza raccontando – con un doppio sguardo da educatrice e fotografa – le sfumature di una età in crescita e l’innocente spensieratezza delle/i cadette/i militari, tra Russia e in USA.
- La vincitrice della scorsa edizione di CDPZINE, Valentina De Santis, che con I fought the law and the law won, curato da Elisabetta Portoghese, vuole raccontare la storia di un paese, Artena, caratterizzato da storie di briganti e maldicenze, eventi e persone che lo hann contraddistinto, con un passato forte ancora presente.
- L’isola di Paola Favoino, una riesplorazione, fatta di manipolazione del negativo e stampa in camera oscura, delle immagini che ha realizzato in due momenti diversi con Pat, una persona transgender e che non si riconosce nel binarismo di genere. Un fotodiario del percorso, emotivo prima e razionale poi, dell’incontro con Pat e con il tema del non-binarismo.
- L’artista romana Sara Bernabucci presenta Open Cluster (at the memory of) a cura di Michela Becchis. Nella stratigrafia che lei dispone e orienta, gli oggetti scelti vengono ricreati in forma di universo dal depositarsi delle polveri che, legandosi al tempo, lasciano una traccia, la memoria di ciò che erano, la loro storia passata.
- Francesca Todde esplora in A Sensitive Education attraverso la figura di Tristan Plot, educatore di uccelli, le possibilità di empatia tra diverse specie naturali; definisce il rapporto con gli uccelli come un legame esclusivo capace di conciliare il ritmo della specie con quello individuale e di mettere in luce una diversa posizione dell’umano nell’universo naturale.
- Giulia Gatti ci porta in Messico, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca), dove con il progetto Corazonada curato da Camilla Canè dedica gran parte dell’attenzione alle donne che abitano questo luogo, costruendo immagini di carattere potente, elegante, indipendente e libero.
- L’artista pakistano Ahmed Faizan Naveed con il progetto Autumn Leaves & other Stories curato da Manuela De Leonardis, con il patrocinio dell’Ambasciata del Pakistan. Un progetto che osserva le fragilità di un equilibrio mutante che racconta giustapponendo i ritratti di donne e uomini anziani al paesaggio naturale; con lo stesso sentimento empatico fotografa strutture architettoniche incomplete e abbandonate, in particolare i serbatoi di cemento per l’acqua.
- Paolo Covino indaga la propria interiorità con il progetto Autoritratti – immagini del sé, istantanee della propria interiorità, stratagemmi artistici che blocchino il tempo e prolunghino la memoria, alla ricerca di mezzi per fissare le trasformazioni dell’Io al fine di renderlo eterno.
- Try di Marilisa Cosello è un’opera corale incentrata sullo sport, ogni performance è la narrazione di uno sport ed è site specific, decontestualizzando reali azioni sportive performate da atlete professioniste e mettendole in scena in luoghi urbani o deputati all’arte con l’intento di immaginare una nuova e potente mitologia del femminile.
- Sempre a proposito di sport c’è I don’t care (about football) di Giulia Iacolutti + Marangoni 105; un progetto artistico-partecipativo che coinvolge le giocatrici e i giocatori della squadra di calcio Marangoni 105, nata all’interno di una delle residenze riabilitative del Dipartimento di Salute Mentale di Udine. Il titolo, ispirato dalle parole di una ragazza della comunità, suggerisce come il gioco non sia fine a sé stesso, ma un esercizio di inclusione e integrazione sociale.
- In La prima neve di Rosa Lacavalla, menzione speciale CDPZINE2020, la neve è utilizzata come espediente per scandire il tempo, in quanto ha segnato alcuni eventi importanti nella vita dell’autrice. Diviene un simbolo dei momenti chiave madre-figlia.
- Lo sguardo di Jana Hartmann in Mastering the Elements si focalizza invece su una ricerca fotografica che riguarda l’esplorazione scientifica e la conseguente conquista della natura, partendo dagli albori dell’alchimia fino ad oggi. Con la contrapposizione della visione alchemica e la pratica scientifica moderna, la Hartmann evidenzia i vari quesiti associabili ad un’interpretazione moderna della natura. Mostra realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania.
- The shape of self di Alessio Maximilian Schroder a cura di Chiara Capodici mira a ritrarre la ricerca d’identità (il Sé) delle persone trans, sottolineando come ogni corpo (la Forma) sia il risultato finale o transitorio di un processo introspettivo che diventa esteriorizzato, testimoniando, al tempo stesso, lo sviluppo sociale che sta avvenendo dal 2014 nella comunità trans.
- Spazi in divenire e orizzonti mobili si ritrovano nelle immagini di Carola Graziani che, con nel progetto Nel santuario della visione: tra molteplicità ed esattezza, curato da Gabriele Agostini per CFS ADAMS, esplora lo spazio delle situazioni, dove la diversità si manifesta costantemente.
- Spazio alla sperimentazione teorica e pratica per Grafie del corpo #Contatti, a cura di Samantha Marenzi per Officine Fotografiche Roma. Il focus è il rapporto tra la figura umana – la sua presenza, la sua azione espressiva e performativa – e la fotografia – traduzione visiva, ma anche presenza del fotografo, atto di visione, relazione col soggetto.
- Sebastian Welles nel progetto La Rada di Augusta, curato da Sarah Carlet utilizza la narrazione fotografica per indagare il nucleo antropologico della società postindustriale di Augusta, nella convinzione che il rapporto tra ambiente e industria trascenda le mere questioni politiche, tecniche ed economiche.
- L’artista nigeriana Etinosa Yvonne con il progetto It’s all in my head esplora i meccanismi dei sopravvissuti al terrorismo e agli estremi casi di crudeltà in Nigeria. Attraverso questa ricerca, tramite conversazioni che si trasformano in immagini in movimento e ritratti fotografici sovrapposti a testi, esprime l’impatto che queste atrocità hanno imposto alla salute mentale e psicologica dei sopravvissuti. Mostra realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata della Nigeria.
- È un viaggio a ritroso dentro se stessa, quello di Chiara Ernandes. Con il progetto Still Birth a cura di Francesco Rombaldi, la fotografa mira a ritrovarsi, per riconnettersi e legittimare la propria esistenza dopo essere nata, e al contempo morta, per cinque lunghi minuti.
- Nos visages (i nostri volti) è un lavoro che continua la ricerca di Nidhal Chamekh in relazione ai ricordi visivi di figure del passato e su come essi possano far luce sulla nostra contemporaneità.
- Un circuito espositivo OFF animerà il borgo durante tutta la durata del Festival con le mostre di: Annette Schreyer, Carola Gatta, Sebastian Wells, Paolo Covino Laboratorio CERP, Grafie del Corpo #Contatti, Street Lab di Officine Fotografiche.
Workshop, talk, letture portfolio
Anche quest’anno sarà presente il bookshop di Castelnuovo Fotografia, uno spazio
collettivo dedicato all’editoria fotografica, alle fanzine e al self publishing. Inoltre, il 2 ottobre sono confermate le letture portfolio. Tra i workshop proposti dal festival si può scegliere tra un laboratorio di uso del linguaggio fotografico e reportage sociale e uno di introduzione all’antica tecnica del collodio umido.
Per info: www.castelnuovofotografia.it