Un mondo da osservare: a Bologna torna il festival PhMuseum Days 2024

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Il festival internazionale di fotografia PhMuseum Days 2024 torna a Bologna, allo Spazio Bianco di DumBO, dal 12 al 15 settembre. La quarta edizione dell’evento, curato e organizzato da PhMuseum, quest’anno ruota attorno al tema Closer.

Questioni di genere, relazioni umane, politica e rapporto con l’ambiente: sono solo alcune delle storie del nostro tempo osservate da vicino dalle artiste e gli artisti di PhMuseum Days 2024.

Partendo dall’idea che l’osservazione stessa possa cambiare la realtà e che ogni racconto è contaminazione, i lavori selezionati non cercano la neutralità, ma accettano la parzialità dello sguardo ravvicinato facendo dell’intimità la propria forza. Closer è anche un invito alla condivisione e a osservare il mondo con attenzione, al di là dei pregiudizi e degli stereotipi.

Emma Sarpaniemi, Two Ways To Carry A Cauliflower
Emma Sarpaniemi, Two Ways To Carry A Cauliflower

Le mostre da vedere al PhMuseum Days 2024

L’esperienza personale è anche al centro di Trajectories di Beatriz de Souza Lima. Affronta i temi della cura e dell’interdipendenza partendo dall’osservazione dell’ospedale che visita spesso e dell’orto botanico che incontra sul tragitto. Entrambi le permettono di esplorare il modo in cui gli esseri viventi, siano essi piante o esseri umani, si sforzano di cercare stabilità e creare legami in situazioni di vulnerabilità.

Disruptions di Taysir Batniji ci porta, invece, nell’esperienza della guerra. Come? Con una serie di screenshot realizzati dall’artista tra il 2015 e il 2017 durante le videochiamate con la sua famiglia che vive a Gaza. Immagini rese quasi illeggibili dai pixel quando salta la comunicazione e che rendono visibile come le relazioni e la quotidianità siano compromesse dal conflitto, dal controllo e dalla sorveglianza, creando un filo conduttore tra un senso di intimità condiviso e la violenza coloniale.

In The Studio di Tara Laure Claire Sood la fotografia diventa un mezzo per riflettere sulle rappresentazioni culturali. Il progetto è un omaggio agli studi fotografici presenti nei villaggi dell’India prima che le fotocamere diventassero di uso comune. Un archivio di personaggi di provincia e rurali che offrono il volto fedele del Paese senza la feticizzazione della “alterità” rappresentata dall’occhio occidentale.

Only in Good Taste dell’artista visivo Kush Kukreja si concentra, invece, sulla rappresentazioni fotografiche del fiume Yamuna a Delhi, spesso univoca e spettacolarizzata, provando a riflettere criticamente sulla memoria acquisita di un fiume inquinato. Un commento e un’interpretazione dell’Antropocene di cui lo Yamuna stesso è stato testimone importante.

Di tutt’altro tipo è la riflessione sulla memoria di Utu-Tuuli Jussila. In Härmä / Hoar raccoglie una serie di immagini da una telecamera di sicurezza installata nel giardino della nonna di 94 anni che viveva da sola in campagna. In questo modo approfondisce i temi dell’invecchiamento, della solitudine e del ruolo della sorveglianza.

Camilla de Maffei, Grande Padre
Camilla de Maffei, Grande Padre

Sarà possibile osservare anche l’Albania contemporanea grazie a Grande Padre. Il lavoro di Camilla de Maffei – in collaborazione con il giornalista Christian Elia – esplora le conseguenze dell’ascesa e del crollo del regime comunista. Mette in luce le cicatrici lasciate nella società, esaminando architetture, gesti e simboli del passato e del presente.

The Skeptics – Relics of a Technological Goddess di David De Beyter si addentra nelle pratiche di una comunità marginale di ufologi amatori in Spagna. Un lavotro che medita sulla post-verità, l’obsolescenza delle credenze e sulla fine delle utopie attraverso una miscela di film, fotografie e oggetti.

Octopus’s Diary è l’esperimento della polacca Matylda Niżegorodcew che vive per 48 ore la vita di altre persone. Un lavoro in cui la fotografa documenta l’intero processo insieme ai soggetti coinvolti, confrontando ciò che ha immaginato con la realtà.

Beatriz de Souza Lima, Trajectories
Beatriz de Souza Lima, Trajectories

Oltre al DumBo: le altre mostre di PhMuseum Days a Bologna

Il programma del festival fotografico di Bologna è stato anticipato dalla mostra Anatomy of an Oyster di Rita Puig-Serra al PhMuseum Lab di Bologna. Il lavoro della fotografa catalana è un viaggio nel passato che traccia una storia di coraggio e rielaborazione personale degli abusi subiti dall’artista da bambina. Un esercizio di catarsi che permette di addentrarsi in un’esperienza dolorosa raccontata a una madre ormai assente.

Nel Cortile della Biblioteca dell’Archiginnasio, poi, c’è la mostra collettiva CLOSER. Un allestimento speciale per presentare le 40 foto di artisti e artiste internazionali selezionati tramite l’open call che esplora il tema di questa edizione.

Le bacheche affissive di via dell’Abbadia, curate da CHEAP, ospiteranno invece Existential Boner di Mahalia Taje Giotto. L’artista esamina le ossessioni legate al corpo, all’identità e alla sessualità attraverso la cronaca delle sue trasformazioni dopo la terapia ormonale. Un viaggio complesso alla scoperta di sé come persona trans non binaria.

Un spazio espositivo sarà infine dedicato ai progetti prodotti durante FOLIO 2024 la Masterclass di PhMuseum dedicata al fotolibro che ha coinvolto 13 artisti a livello internazionale.

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