ROMA. Il 10 maggio alle 19 alle officine fotografiche di Roma Simon Norfolk racconta in un talk il suo progetto Burke+Norfolk. Photographs from the War in Afghanistan. L’appuntamento sarà un’occasione per l’artista per parlare del suo percorso professionale oltre che per presentare la mostra fotografica “T.R.I.P. – Travel Routes In Photography” che verrà inaugurata il 9 maggio ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali. Il fotografo dialogherà insieme ad Arianna Rinaldo, curatrice della mostra.
SIMON NORFOLK viaggia sulle orme di un fotografo ottocentesco, John Burke, primo fotografo di guerra in un Afghanistan da sempre occupato e ferito dalle truppe straniere. I suoi scatti ripercorrono i topoi del conflitto, gli accampamenti, che non cambiano un secolo dopo, e perfino le figure professionali, i ritratti di ieri e di oggi che si confondono in un immaginario imperialista.
IL PROGETTO. Burke+Norfolk. Photographs from the War in Afghanistan. Le prime fotografie mai scattate in Afghanistan sono del fotografo irlandese John Burke (1843? -1900). Nonostante i suoi scatti rappresentino una testimonianza straordinaria della Seconda Guerra Anglo-Afghana (1878-1880), è ancora oggi praticamente sconosciuto. A differenza di quelle dei suoi coetanei, le sue immagini di guerra sono poetiche. Burke ha creato splendide stampe all’albumina in bianco e nero, di cui pochissime giunte ai giorni nostri. Simon Norfolk ha riconosciuto nelle fotografie di Burke un occhio umano e critico del progetto coloniale britannico tanto da recarsi nel 2010 in Afghanistan al fine di seguire le sue orme. In ciò che egli definisce una collaborazione con il suo predecessore vittoriano, Norfolk si è impegnato in una sorta di ri-fotografia. La varietà fotografica di Burke include paesaggi, campi di battaglia, siti archeologici, accampamenti militari, scene di strada, ritratti di ufficiali inglesi e ritratti etnologici di gruppo di afghani. Piuttosto che rimettere in scena artificialmente queste composizioni in modo esatto, Norfolk ha identificato dei contemporanei equivalenti, ricercando e viaggiando verso le posizioni vantaggiose di Burke e sviluppando una versione digitale della sua tecnica originale.
Messi insieme, i due fotografi illustrano i cicli ripetuti e le lezioni non colte dalla storia.
Il progetto è in parte un atto d’accusa all’impatto inesorabile del conflitto e dell’imperialismo sul paesaggio e il popolo dell’Afghanistan nel corso degli ultimi centotrent’anni. Dal rapporto tra Norfolk e Burke vengono fuori delle immagini echeggianti che mettono in evidenza la continuità e il cambiamento da entrambi i lati del XX secolo nel paese devastato dalla guerra.