VERONA. Venerdì 18 settembre alle 20.30, nella sala Africa del Museo Africano (vicolo Pozzo 1), verrà presentato il libro del fotoreporter Sergio Ramazzotti “Ground Zero Ebola” (Piemme edizioni).
La serata, organizzata da Nessunopress in collaborazione con la Libreria Gulliver di Verona, sarà presentata da Federico Gobbi (medico infettivologo e tropicalista, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, fondatore dell’Associazione “World-Friends Onlus).
Sergio Ramazzotti, nato a Milano nel 1965, è autore di centinaia di reporage da tutto il mondo, apparsi sulle principali testate italiane ed europee. Ha pubblicato tra l’altro il bestseller, Vado verso il Capo (Feltrinelli), cronaca di una traversata di tredicimila chilometri compiuta con i mezzi pubblici da Algeri aa Città del Capo. Ha vinto il premio di giornalismo Enzo Baldoni e l’International Photography Awards di Los Angeles.
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“Sono appena sbarcato da un Paese, la Liberia, di quattro milioni di assassini. Quasi un milione è concentrato nella capitale, Monrovia. Assassini sono tutti: giovani, meno giovani, donne, bambini. Spero di essere perdonato per queste parole: non ne trovo di più adeguate. Loro non hanno colpa. La colpa è nella paranoia che è in me, dopo tre settimane in quella città, ha preso il sopravvento sulla ragione. E’ così che ti riduce la psicosi da Ebola: vedi tutti come dei potenziali killer. E sono sicuro che molti considereranno me allo stesso modo. I nuovi principi che regolano i rapporti sociali sono semplici: se tocchi la persona sbagliata, muori. Tocchi la persona che ha toccato la persona sbagliata, muori. Sali sul taxi sbagliato, muori. Per distrazione ti stropicci un occhio o ti accendi una sigaretta con la mano che ha toccato la cosa o la persona sbagliata, muori. Tre settimane dopo, quando il mio volo Monrovia-Bruxelles-Milano è atterrato all’areoporto non è successo niente di speciale. Gli oltre cento passeggeri, tra i quali c’ero anch’io, si sono riversati attravero il molo senza che su quelle persone fossero fatti controlli di alcun genere, tranne quello del bagaglio a mano. Il che non avrebbe nulla di sconcertante, se non fosse che la maggior parte di quei passeggeri erano in fuga dal loro Paese devastato dall’epidemia di Ebola. E che quel volo, per la cronaca, era lo stesso sul quale, solo 11 giorni prima, aveva viaggiato Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano che poi ha proseguito per Dallas, dove è morto…..”
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Ingresso libero.