REGGIO EMILIA. Tra gli eventi più attesi della seconda giornata inaugurale di Fotografia Europea 2016 c’è la presentazione del libro di Joan Fontcuberta, intitolato “Paralipomena: lo spazio decisivo versus l’istante decisivo”. Sabato 7 maggio, alle 12 al teatro Cavallerizza, il grande fotografo catalano dialogherà con Elio Grazioli del comitato scientifico del festival.
Fotografo conosciutissimo a livello internazionale, Fontcuberta ha esposto nei più importanti musei del mondo quali il MoMA di New York e l’Art Institute di Chicago, e le sue opere sono presenti nelle collezioni di numerosi musei tra cui il Metropolitan Museum of Art, il San Francisco MoMA, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Musée National d’Art Contemporain – Centre Georges Pompidou di Parigi e molti altri.
Critico d’arte, teorico, curatore di mostre il fotografo catalano torna a Reggio Emilia in occasione dell’undicesima edizione del festival, dopo essere stato tra i protagonisti della precedente edizione. Lo fa per presentare il suo ultimo lavoro da poco dato alle stampe da Silvana Editoriale. Il nuovo libro Paralipomena (ciò che è omesso, tralasciato), raccoglie una selezione dei suoi lavori recenti realizzati all’interno delle sale dei Musei Civici e nella biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, oltre che nel museo di Storia Naturale dell’università di Pavia e in altre università e musei di Bologna e dell’Emilia Romagna. Si tratta di un vero e proprio libro d’artista, un libro fotografico frutto di un originale e accurato lavoro di accumulo e montaggio di scatti finora inediti, accostati in maniera del tutto nuova.
La pubblicazione di Parapolimena testimonia lo stretto rapporto che intercorre tra Fontcuberta e il nostro territorio. Si tratta di un legame antico, che affonda le sue radici nel 1980: fu proprio in quell’anno, in occasione della sua visita a Reggio Emilia, che Joan Fontcuberta scoprì il Museo Lazzaro Spallanzani. Alcune delle immagini realizzate allora vennero in seguito incluse nella sua pubblicazione Animal trouvé, una raccolta che adottava come fondamento creativo la nozione di “objet-trouvé” dei surrealisti applicata a musei e istituti di scienze naturali. Fontcuberta gioca con la poetica della dissonanza, con la gestione non già di un “istante decisivo” alla Cartier-Bresson, bensì di uno “spazio visivo decisivo” che presenta il mondo come fosse una grande scenografia, piegando le scene affinché mostrino e rivelino il disaccordo contenuto al loro interno, e piegando le fotografie su se stesse affinché lascino intravedere la loro anomalia, la loro asimmetria, il loro essere alterate.
Nel 2015 Fontcuberta è tornato sui suoi passi. L’universo di Spallanzani è ancora stimolante e al contempo motivo di turbamento. Affascinato dal passaggio dalla Wunderkammer, la “camera delle meraviglie” (la singolarità, il prodigio) alla collezione scientifica moderna (la generalità, la classificazione), per il fotografo catalano l’eredità di Spallanzani continua ad essere fonte d’ispirazione per un’esplorazione visiva di spazi e situazioni.