MODENA. Quattro giorni di lavoro con Milica Tomić per esplorare le potenzialità d’impatto della pratica artistica sul contesto politico e sociale, prendendo in esame le strategie, le possibilità e i limiti della ricostruzione quale strumento per comprendere il presente in relazione al passato.
Il workshop, organizzato da Fondazione Fotografia, si svolgerà dal 24 al 27 ottobre a Modena nella sede di via Giardini 160. Dopo un’introduzione ai lavori dell’artista i partecipanti saranno aiutati a stabilire quali eventi, privati o pubblici, utilizzare come script da sviluppare nel corso del workshop. La realizzazione del lavoro potrà avvenire attraverso l’utilizzo di video, fotografia, performance o qualsiasi altro mezzo espressivo ritenuto utile. Il corso ha una doppia finalità: da una parte sperimentare tecniche e strategie di rappresentazione e messa in scena, dall’altra sviluppare una consapevolezza critica sulle loro potenzialità, politiche e artistiche.
Milica Tomić è impegnata da anni a promuovere una riflessione pubblica sugli eventi che hanno segnato la storia recente della ex Jugoslavia, sia attraverso la pratica artistica personale, sia attraverso il progetto Mathemes of re-associations del Monumet Group, di cui è stata fondatrice nel 2002. I suoi lavori muovono dall’idea che solo affrontando apertamente un trauma sia possibile superarlo, sia esso storico, politico o personale. Per questa ragione le sue ricerche hanno spesso base partecipativa e coinvolgono il pubblico in riflessioni o azioni collettive mirate alla ricostruzione e alla riattualizzazione del passato.
Milica Tomić è nata a Belgrado nel 1960, dove vive e lavora. La sua ricerca artistica è apertamente politica, volta da un lato a sottolineare l’importanza della memoria storica, dall’altro ad aprire una riflessione su temi che toccano l’attualità – dall’identità nazionale alla violenza e alla responsabilità civile, dal diritto all’autodeterminazione alla costruzione mediatica della realtà. Nel noto video I am Milica Tomić (1988-89) esplora il legame tra identità individuale e collettiva: ruotando su un piedistallo, l’artista dichiara in 64 lingue diverse il proprio nome e l’appartenenza ad altrettante etnie. Il suo viso è sereno e impassibile ma lentamente il suo corpo è lacerato da frustate invisibili che la riempiono progressivamente di ferite. L’artista ha partecipato a due edizioni della Biennale di Venezia e ha presentato i suoi lavori in occasione di numerose mostre, alla Kunsthalle di Vienna, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Brooklyn Museum of Art.
Per info e iscrizioni: 059.224418; formazione@fondazionefotografia.org