ROMA. Al museo di Roma in Trastevere è in arrivo la mostra fotografica Danubius di Marco Bulgarelli. Dal 18 ottobre all’8 dicembre, infatti, al museo capitolino saranno esposte le foto di Bulgarelli, un viaggio fotografico alla ricerca dell’identità europea dopo l’allargamento dei Paesi dell’Europa orientale. Un viaggio interiore e documentaristico, dalla sorgente del maestoso fiume fino all’immenso delta, lungo i 2778 km del suo corso, passando attraverso grandi città come Ulm, Linz, Vienna, Bratislava, Budapest, Vukovar, Belgrado, Tulcea, piccoli paesi, vaste pianure e paesaggi incontaminati, a contatto con un’enorme varietà di popoli, tradizioni e lingue.
“Nello scorrere del fiume è simboleggiata la sfida dell’Europa dei nostri giorni: l’unione, la necessità di andare nella stessa direzione nonostante le vecchie frontiere che la frammentano”(C.Magris 2001).
Con Danubius l’autore prosegue il dibattito culturale sull’identità del Continente di fronte all’allargamento a Est, sulla definizione degli equilibri interni e sulla ricerca di un trait d’union che coinvolga l’intero bacino danubiano, dall’Europa occidentale a quella centro-orientale. Benché il fiume sia per eccellenza la figura interrogativa dell’identità, il fotografo non predilige un approccio esclusivamente descrittivo, concentrandosi invece sugli stati d’animo cerca di tracciare le diverse identità in una dimensione psicologica e atemporale.
“Ogni volta che tornavo sul fiume”, spiega Bulgarelli, “il mio sguardo era sempre più intimo e personale, tanto che mi sono sempre più allontanato dagli aspetti storici, letterari e mitologici per lasciare spazio alle emozioni del momento”. Danubius è anche un viaggio tortuoso e catartico alla ricerca del “Sé”, della sua autentica natura, della libertà: “La mia anima vagava solitaria attraverso le stagioni, seguendo silenziosa le sinuose curve blu, persa nel profondo dell’Europa. Ascoltava immobile all’ombra del fiume le note del tempo che scandisce l’eterna illusione. Abbracciando l’acqua udiva la sinfonia della madre terra impaurita che reclamava l’unità. Poi vibrazioni e sussurri, risposte da molto tempo attese, la speranza di un viaggio che la riportasse a casa”.
Cinquanta fotografie che generano immagini della coscienza individuale e collettiva, dell’uomo e della natura, alludendo a progresso e tradizione, religione e libertà, guerra e pace, ricchezza e povertà, piacere e amore, solitudine e alienazione, tristezza e felicità. Il percorso fotografico della mostra è suddiviso in quattro parti, corrispondenti ai principali gruppi linguistici presenti nell’area danubiana, simbolo delle varie identità culturali che l’attraversano. Da nord verso sud fluttuano le stagioni ed emergono nella loro complessità differenze e similitudini che costituiscono le tematiche ricorrenti, in un percorso ciclico, metafora della ciclicità della vita che l’acqua del fiume rappresenta. Le immagini, diapositive medio formato (Mamiya 7 II), sono state realizzate durante sette viaggi compiuti nell’arco di due anni.