ROMA. “Made in Water” è la seconda mostra personale di Cecilia Luci in uno spazio pubblico. Dopo Palazzo Collicola Arti Visive Spoleto (nel 2012, mostra curata da Gianluca Marziani), Cecilia luci espone ora al Macro fino al 7 settembre una ricerca fotografica mirata alla ricostruzione di paesaggi interiori attraverso la combinazione di oggetti di uso quotidiano disposti in liquidi trasparenti come l’acqua.
Le geometrie astratte, o le inaspettate metamorfosi che avvengono durante queste combinazioni, danno vita a stranianti fotografie che fanno della trasparenza stessa una sorta di filtro psicologico e formale che ripara memorie e ricordi, spersonalizzandoli con un forte accento estetizzante.
Gli studi intrapresi da Cecilia Luci tra 2001 e 2005, prima con Alejandro Jodorowski e poi con Bert Hellinger e infine con Laura Quinti e Stefano SIlvestri, collegano la sua iconografia al tema delle costellazioni familiari e della psicomagia come forme alternative di visione del reale, pronte poi a riattraversarlo con soluzioni differenti e metamorfiche.
Le 25 opere presentate in questa mostra provengono dall’ultima ricerca dell’artista sul filo fragile della memoria, sul destino disegnato per chi è in grado di leggerlo, sulla rottura come possibilità di ricostruzione, sul tempo come filtro di memorie e ricordi.
La mostra a cura dei critici Marco Tonelli e Fabiola Naldi. Catalogo bilingue a cura di De Luca Editori d’Arte, con testi introduttivi dei curatori.