Gordon Parks. Una storia americana, è il libro che accompagna la mostra omonima presentata presso la Fondazione Forma per la Fotografia fino al 23 giugno.
Tra i fotografi più importanti del ventesimo secolo, dagli anni Quaranta fino alla sua morte, nel 2006, Gordon Parks ha raccontato al mondo, soprattutto attraverso le pagine della rivista Life, la difficoltà di esser nero in un mondo di bianchi, la segregazione, la povertà, i pregiudizi, ma anche i grandi interpreti del ventesimo secolo, il mondo della moda e perfino le grandi personalità del mondo in pieno cambiamento, come Malcom X, Muhammed Ali e Martin Luther King.
Gordon Parks è un narratore unico dell’America, in grado con il suo apparecchio fotografico e la sua capacità di comprendere e scavare dentro le pieghe della società, rivelare le ingiustizie e i soprusi, portare alla luce la storia di chi non aveva voce per gridare la propria storia.
Suddiviso in sei sezioni (In America, Terra di lavoro, Ritratti, La moda, Fiction, Leader neri e movimento per i diritti civili), il volume presenta le diverse realtà fotografate da Parks: storie di gruppi di persone che lottano per sopravvivere, piccole comunità lontane dal mondo ma anche personaggi alla deriva o già sotto i riflettori della cronaca. Gordon Parks costruisce i suoi racconti fotografici come veri storyboard in cui, immagine dopo immagine, è possibile individuare i protagonisti con cui immedesimarsi, vivere i loro problemi e seguirne le conseguenze drammatiche delle loro storie.
Personalità eclettica come non mai (“Uomo del Rinascimento”, veniva chiamato già ai tempi della sua collaborazione con Life), oltre che fotografo Parks è stato regista, scrittore, musicista, poeta e se il suo lavoro sfugge a una semplice catalogazione, forse la chiave per comprenderlo al meglio è quella del narratore di professione, lo storyteller della tradizione orale che usa la sua stessa esperienza, vissuta e sofferta, per comporre le storie. In tutta la sua carriera, Gordon Parks ha cercato di raccontare molte storie, illustrandole con immagini esemplari. Storie di gruppi di persone che lottano per sopravvivere, piccole comunità lontane dal mondo, personaggi alla deriva o già sotto i riflettori che però devono essere compresi meglio di quanto non accada.
Vere o verosimili, nate dai drammi profondi, vissute sulla sua stessa pelle di ex ragazzo nero condannato a morire prima di nascere o costruite nell’alchimia della pura finzione, le storie di Gordon Parks sono tutte autenticamente sentite, tutte raccontate come visioni genuine e nate dalla volontà di incidere sulla realtà, affermando attraverso il racconto per immagini la propria opinione e la necessità di gridarla forte al mondo.
Il libro, edito da Contrasto, contiene testi di Alessandra Mauro e Sara Antonelli.
Chi è Gordon Parks
Nato nel 1912 a Fort Scott, in Kansas, tra povertà e segregazione, Gordon Parks è stato conquistato dalla potenza e dalla forza della fotografia vedendo le realizzazioni dei fotogiornalisti sulle principali riviste dell’epoca. Dopo aver acquistato una macchina fotografica al banco dei pegni nel 1937, impara a usarla da autodidatta e, poco tempo dopo, comincia (1941) a collaborare con il celebre gruppo della Farm Security Administration (F.S.A.), capitanato da Roy Striker. Quando nel 1943 la F.S.A. chiude, Parks comincia la sua attività da freelance, alternando il lavoro per le riviste di moda (soprattutto Vogue) a progetti di fotogiornalismo e di impianto più sociale. Nel 1948, il suo reportage su una gang giovanile di Harlem conosce un grande successo e Parks diventa il primo fotografo e scrittore afroamericano di Life: per questa testata racconterà storie legate al razzismo, alla povertà, alla segregazione. Ma realizzerà anche intensi ritratti di scrittori, attori e traccerà le nuove, emergenti figure di leader neri, come Muhammed Alì, Malcolm X, Adam Clayton Powell, Jr. e Stokely Carmichael. Gordon Parks è stato anche scrittore, compositore di musica e nel 1969, è stato il primo regista afro-americano a dirigere un lungometraggio a Hollywood (The Learing Tree). Nel 1971, la sua seconda pellicola, Shaft ha conosciuto un grande successo.Per oltre trenta anni, Parks è stato un infaticabile lavoratore, creativo ed energico, in grado di impegnarsi nelle tante storie che dovevano essere raccontate; nelle campagne civili che dovevano essere sostenute. Numerosi sono i riconoscimenti e i premi al suo lavoro, tra questi la National Medal of Arts statunitense, ricevuta nel 1988.