ROMA. La giunta di Ignazio Marino sembra aver messo da parte l’arte contemporanea. Sospesa la mostra “Digital Life” e in vista della scadenza dell’interim alla direzione del Macro e dell’improrogabile necessità di definire il futuro del museo, dall’associazione Macroamici nasce l’idea di promuovere una sottoscrizione pubblica a sostegno del museo. Contemporaneamente i dipendenti del museo inviano una lettera aperta all’assessore alla cultura Flavia Barca e al sindaco Ignazio Marino.
Ecco qui il loro appello.
1. Per quanto il MACRO continui a essere considerato e definito dall’amministrazione cittadina un Ufficio di Scopo, l’acronimo che dà il nome a tale Ufficio corrisponde alla sua effettiva e concreta identità. Il MACRO è, e lo è di fatto, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma: un ruolo e una posizione che si è conquistato in oltre dieci anni di perseguimento di un indirizzo programmatico e gestionale oggi ampiamente riconosciuto a livello locale, nazionale e internazionale.
2. Il MACRO non è solo un grande spazio espositivo. Il MACRO non soltanto produce mostre. Il MACRO è il centro di produzione culturale a carattere fortemente sperimentale della città: ospita in residenza giovani artisti emergenti, scelti con bando pubblico internazionale, mettendo a loro disposizione spazi, strumenti di lavoro, e figure professionali di supporto; alimenta un vivace programma di eventi e di momenti di dibattito e di incontro diretto col pubblico; mette a disposizione dell’iniziativa esterna i suoi tanti, diversi spazi; coinvolge con attività formative ed educative un pubblico eterogeneo, fatto di bambini e famiglie, studenti e insegnanti, professionisti del settore e utenti con particolari e specifiche esigenze; approfondisce in modo critico e scientifico il programma espositivo, documentandolo e rendendolo accessibile anche alle future generazioni.
3. Il MACRO non è votato al contemporaneo inteso come effimero e passeggero. Il MACRO è votato al contemporaneo come produzione (artistica e culturale) oggi, patrimonio (artistico e culturale) domani. Per questo, e soltanto attraverso i contributi, le donazioni e i comodati, di partner e sponsor, arricchisce e implementa costantemente il proprio patrimonio.
4.Il MACRO non è un’entità isolata, chiusa e a sé stante. Il MACRO è una forza trainante per tante realtà artistiche e culturali cittadine che, proprio in virtù della sua attuale offerta culturale, hanno instaurato con esso un dialogo aperto e proficuo.
5.Il MACRO non è una location. Il MACRO ha una sua mission precisa e una sua identità ben definita. Questi sono gli elementi che gli hanno permesso di interloquire e di collaborare alla pari con istituzioni museali di livello nazionale ed internazionale.
6.Il MACRO non vive esclusivamente di fondi pubblici, né tantomeno di assistenzialismo. Il MACRO è (e lo ha dimostrato soprattutto in questi ultimi due anni) capace di attirare partner e sponsor che contribuiscono enormemente alle sue attività e alla sua programmazione. Partner ben consapevoli, loro, di quanto espresso sopra, e per questo desiderosi e interessati ad investirvi le loro risorse economiche ed umane. Partner allarmati e titubanti di fronte all’attuale incertezza e minaccia di discontinuità, perchè tutto questo non lo si costruisce, né lo si fa dall’oggi al domani. Questo è possibile ed ha senso solo se inserito in un programma lungimirante e pluriennale.
7. Il MACRO non vive di rendita. Il MACRO vive della competenza, della professionalità, dell’iniziativa, del lavoro, della dedizione, della determinazione di tutto il suo staff. Ed è per questo che il suo staff chiede di essere COINVOLTO — attraverso la presenza di un suo rappresentante — negli sviluppi prossimi futuri, unico modo per essere ascoltato, interpellato e considerato in merito alle idee, le proposte, i progetti e i piani di coloro che sono (e/o saranno) incaricati di guidarlo verso il suo futuro, accompagnandoli nell’indagine sul contemporaneo.
Per questo, indipendentemente da quello che è, o che diverrà, il punto di riferimento amministrativo del MACRO chiediamo che:
non venga ulteriormente procrastinata l’individuazione di una figura dirigenziale credibile, tanto a livello locale quanto internazionale, e che abbia proprio la tutela di tale continuità tra i suoi obiettivi primi e fondamentali;
la scarsa, attuale autonomia nella gestione interna del rapporto pubblico/privato, venga rinforzata, permettendo al MACRO di avvicinarsi, quantomeno, alla fluidità gestionale a cui il privato è abituato e che si aspetta;
se l’attuale programmazione — come la mostra dell’artista pakistano Imran Qureshi nell’ambito della partnership pluriennale con Deutsche Bank — è citata dall’attuale amministrazione come esempio del “principio di innovazione” che essa stessa intende perseguire, sia a questo punto riconosciuto che tale principio è già in atto [Flavia Barca in Macro, nessuna fondazione. Il futuro? Con l’azienda Palaexpò, in la Repubblica, 30.10.2013];
sia quindi data continuità a questa realtà di successo, ponendo fine alla prassi di sminuire il Lavoro, a prescindere e a priori;
e sia dato l’ascolto e il giusto peso alle voci di tutti coloro che hanno aderito, sottoscrivendola, alla petizione “Appello per il MACRO” promossa dall’Associazione MACROAMICI.
Lo staff del MACRO
Simonetta Baroni, Elisabetta Bianchi, Maria Bonmassar, Adriano Bramati, Alessandro Califano, Tina Cannavacciuolo, Patrizia Carducci, Antonella Carfora, Benedetta Carpi De Resmini, Nathan Clements-Gillespie, Paola Coltellacci, Valeria Cugini, Alfonso De Virgilio, Elisabetta Dusi, Teresa Emanuele, Marco Fabiano, Mario Felice, Mara Freiberg Simmen, Anita Valentina Fiorino, Alessandra Gianfranceschi, Ambra Giorgulli, Pietro Giuliani, Fulvio Emiliano Giuri, Ferdinando Lauri, Sabina Longobardi, Daniela Maggiori, Alessandro Minardi, Rossana Miele, Giovanni Battista Molon, Alessandra Olivari, Laura Pagliani, Matteo Petese, Umberto Pittaro, Carolina Pozzi, Maria Grazia Porfirio, Maria Rovigatti, Ludovica Solari, Giovanni Sommaro, Nicoletta Spada, Enrico Stassi, Francesca Terracciano, Chiara Valentini