I Musei Civici diventano il nuovo Museo di Reggio Emilia. Un “contenitore” storico che cambia volto e che si apre alla fotografia. Un luogo mutevole, così tanto che, nella sua scheda si presentazione, viene presentato come “un essere vivente” perché “i suoi piedi, la sua solida base, sono le collezioni e raccolte storiche“.
Insomma, un meraviglioso museo-nel-museo “di per sé un immenso diorama composto dalla Collezione Lazzaro Spallanzani, dal museo Gaetano Chierici di Paletnologia, dalle collezioni di Archeologia con il Portico dei Marmi, il Chiostro e lo spettacolare Atrio dei Mosaici, dalle raccolte di Zoologia e Anatomia, dalle collezioni di Etnografia e Botanica, dalla sezione di Geologia“.
Nuovo museo di Reggio Emilia: cosa vedere
Il Nuovo Palazzo dei Musei di Reggio Emilia è uno spazio scaturito dall’intuizione e dall’idea progettuale di Italo Rota. Un luogo prezioso che spazia dall’archeologia alla paletnologia, dalle scienze alla pittura e alla fotografia.
Il Museo diventa più nuovo, più grande, più museo. L’obiettivo è trasformare chi entra da un ‘semplice’ visitatore ad una persona invitata a immergersi in un grande Archivio dei beni comuni.
Ecco che qui si può intraprendere la strada della narrazione passando dalla Preistoria del territorio Reggiano a Marco Emilio Lepido e la sua Via Emilia. Si passa dal Correggio a Ludovico Ariosto, dai secoli degli Estensi al Primo Tricolore rivoluzionario e unitario.
E poi si arriva ad Antonio Fontanesi per arrivare alla Contemporaneità con un vasto pregevole e unico patrimonio fotografico.
La fotografia in un grande spazio
Le foto esposte qui sono frutto delle opere raccolte o commissionate dall’Amministrazione comunale agli artisti, internazionali e della città, che hanno partecipato al progetto di Fotografia Europea in oltre 15 anni.
Nocciolo di questa sezione, poi, è la produzione di Luigi Ghirri, custodita nell’Archivio Eredi Luigi Ghirri, folgorante e unica nella sua completezza e profondità, esposta in permanenza.
Tra immagini e fotografie
L’immagine, fotografica e filmica, è tema dominante che accompagna tutte le nuove sezioni.
Il secondo piano si apre con un video di Ermanno Olmi, I grandi semplici.
Fa riflettere “sulla capacità dell’uomo di fare manifattura, cioè prendere la materia e farne altro, e si concluderà con le visioni di grandi artisti della fotografia. Emerge la meravigliosa anomalia reggiana, fatta di serietà e visionarietà, portatrice di un’utopia che ci si può permettere, che nasce giorno per giorno e contribuisce a cambiare il mondo. Qui tecnologie e produzioni possono diventare atti artistici”, ha osservato Italo Rota.
“A Reggio Emilia, la fotografia è parallela alla passione per la musica. È quasi un’ossessione collettiva, di altissima qualità. Altre arti non arrivano a queste vette, perché Reggio è stata ingiustamente spogliata nei secoli di alcuni capolavori ad esempio della pittura. E noi ci adeguiamo a questa grande passione collettiva, che è la fotografia, ad ogni livello”.
Con buone ragioni, quindi, si può parlare di Photo Affection. Una definizione che racchiude la diffusa presenza fotografica nel Nuovo Museo.
Quello di Reggio Emilia è una delle testimonianze museali più antiche d’Italia. Si pensi che l’origine del museo è databile al 1830, il primo nucleo ha origine nel 1799.
Oggi Reggio Emilia, quindi, traccia e rende permanente un suo nuovo ruolo nella Contemporaneità.
Uno spazio dinamico aperto al confronto
Il museo, quindi, diventa uno spazio dinamico, non più solo una teca espositiva, ma uno stimolo al confronto e anche al giudizio.
È un luogo da usare, un luogo che fa, non solo mostra ed espone.
“I musei – dice Rota – si stanno trasformando in un componimento a più voci, tra memoria, ricerca, scienza, industria, arte e umanesimo, mediato e reso possibile dalla partecipazione personale, per testimoniare la libertà e la responsabilità che il futuro ci invita a considerare ogni giorno, sia come individui sia come collettività. È quasi un dovere usare il passato partendo dalla sua realtà fisica, sperando che un gran numero di persone cominci a studiare e non si accontenti di leggere spiegazioni”.
Quella del Nuovo Museo è una vicenda fatta di osservazione, capitalizzazione delle esperienze, elaborazione di nuovi manufatti: dal dato archeologico alla robotica e alla meccatronica, competenza distintiva della città, “perché l’attitudine dell’uomo qui, in milioni di anni, non è cambiata”.
Verrà poi il completamento del piano terzo che sarà dedicato a Naturale e Artificiale, all’Antropocene. Qui si darà inoltre avvio, tra i primi in Italia, al Museo Digitale in grado di esplorare il mondo dell’arte Nft.