Sara Munari, Martina Dinato e Nicolò Cecchella sono tre i vincitori dell’edizione 2013 di Portfolio Europa. A giudicarli una giuria internazionale con Peggy Sue Amison, direttore artistico del Sirius Arts Centre di Cork (Irlanda), Krzysztof Candrowicz, direttore del Fotofestival di Łodz (Polonia), Miha Colner, curatore del Photonic Month of Photography di Ljubljana (Slovenia), Elina Heikka, direttrice del Finnish Museum of Photography di Helsinki (Finlandia) e Gigliola Foschi, curatrice e membro del comitato della fiera Mia (Milan Image Art). La giuria è stata presieduta da Laura Serani, curatrice di Fotografia Europea.
Ed ecco le motivazioni del premio.
Sara Munari, I delfini dormono con gli occhi aperti
Racconta in modo delicato e venato di malinconia come gli animali, rinchiusi negli spazi angusti di zoo e acquari, siano sempre più lontani da noi e dalla nostra vita. Intesi come una pura attrazione e non più come esseri che fanno parte della natura, essi vengono, al contempo, sempre più riprodotti e trasformati in oggetti o peluche per il nostro divertimento. Subiscono cioè una sorta di appropriazione che, sotto un’apparenza affettuosa, cela un aspetto violento e una negazione della loro alterità. Le immagini di Sara Munari, costruite come dittici, rivelano così – senza inutili commenti ideologici – tale processo di progressiva appropriazione/annullamento del mondo animale da parte dell’uomo.
Martina Dinato, Magia fotografia
Una ricerca innovativa e originale che, in modo giocoso e privo di giudizi, riflette su come la fotografia privata – nata per commemorare e ricordare i momenti significativi della vita – si sia modificata grazie all’uso del photoshop . Se un tempo la fotografia era vincolata a un “è stato” immodificabile, oggi – con il fotoritocco – può testimoniare i desideri della gente. Grazie al libretto creato da Martina Di Nato si scoprono infatti quali siano le richieste delle persone per ottenere immagini che rispondano al loro immaginario. Si va dal “togliere la signora dietro la finestra”, all’“aprire gli occhi alla bambina”, al“fare dente mancante”…. Spariscono così, come per magia, gli errori che s’intrufolano nella realtà e si aggiungono persone che si desiderava fossero lì, davanti all’obiettivo. La fotografia da documento si trasforma in un soggetto ibrido: continua a documentare i momenti importanti della vita sociale ma testimonia anche i desideri collettivi.
Nicolò Cecchella, Peasant woman
Il mondo della campagna “dietro casa” vista attraverso l’esperienza di vita delle propria nonna. Realizzate con grande bravura, sia nelle inquadrature che nella scelta delle luci, tali immagini non vogliono essere né un racconto privato e neppure offrire una visione nostalgica. L’interesse di questa ricerca sta infatti nel porre l’accento su un universo di gesti e saperi in via di sparizione, ma tutt’ora vivi e intensi (non a caso le luci sono forti, vivide, e le sue immagini evitano ogni romanticismo), segnati dalla fatica ma capaci di offrire un’identità non precaria. Un universo – sembra volerci dire modernamente l’autore – che andrebbe rivalutato in vista di una nuova agricoltura ecosostenibile.