Il grande fotografo reggiano Stanislao Farri è venuto a mancare il 22 giugno 2021, all’età di 97 anni.
Stanislao Farri è nato a Bibbiano (Reggio Emilia) il 6 luglio 1924.
Qui svolge, fin da adolescente, l’attività di tipografo e altrettanto precoce è l’interesse per la fotografia. Si pensi che la prima partecipazione ad una mostra fotografica è del 1943.
Dopo la guerra, fonda la Cooperativa Operai Tipografi, dove lavora fino al 1955. Poi decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, come attività professionale. Tra i suoi lavori fotografia industriale e pubblicitaria, di opere d’arte e di architetture e non più solo amatoriale.
Parallelamente, svolge un’intensa, costante ricerca di registrazione e di documentazione della civiltà e della cultura della sua terra natale. Un’indagine che ha fornito il materiale iconografico per numerosi volumi illustrati con sue fotografie e per una quindicina di libri, esito di ricerche fotografi che personali.
In questo caso occorre ricordare l’ultima pubblicazione di Farri in questo filone: il volume Amuleti di pietra, edito nel 2012, con le immagini, devozionali e “laiche”, delle pietre scolpite dagli “scalpellini”, dal tempo lontano delle cattedrali emiliane del romanico fino all’Ottocento, collocate sui muri delle case della montagna reggiana.
Nel corso della sua carriera di fotografo, Farri ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti assai diffusi, sia in Italia che all’estero. Nel 1998 è stato designato autore dell’anno dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografi che). Poi l’interesse per il suo lavoro all’estero è andato sempre crescendo, come dimostra la sua partecipazione a grandi mostre fotografiche di gruppo in Spagna, Stati Uniti, Svizzera.
Nel 2003, Palazzo Magnani gli ha dedicato una vasta esposizione antologica: “Stanislao Farri. Memorie di luce. Fotografie 1943-2003”, a cura di Sandro Parmiggiani (catalogo Skira), che documenta sessant’anni di intenso lavoro, caratterizzato da una padronanza assoluta del linguaggio fotografico, da un acuto, persistente interesse per gli aspetti formali dell’immagine e dalla progressiva conquista di una straordinaria maestria in camera oscura.
Oltre alla già citata mostra di Palazzo Magnani, occorre ricordare, tra le esposizioni personali dedicate a Stanislao Farri in spazi pubblici, quella promossa dal Comune di Reggio Emilia nel 1976 e dedicata alle sue immagini a colori, organizzata dallo CSAC dell’Università di Parma nel 1986.
Ancora la mostra al Musée Nicéphore Niépce di Chalon-sur-Saône del 1993, e altre quattro mostre tenutesi negli ultimi anni in terra reggiana, documentate dai relativi cataloghi: “Nuvole”, alla Sala Comunale delle Mostre di Cavriago nel 2005; “Alberi”, al Palazzo dei Principi di Correggio nel 2009; “Dal bianco al nero”, alla Sala Espositiva di Casalgrande nel 2009; “Viaggio intorno alla Casalgrande Ceramic Cloud di Kengo Kuma” ai Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia nel 2011.
Nel 2013, inoltre, è stato pubblicato il volume Reggio Emilia: lo sguardo ininterrotto di Farri sulla città dove ha vissuto quasi tutta la sua vita, con oltre 140 immagini scattate tra il 1948 e il 2013.