Marta Bogdańska e Michele Sibiloni sono i vincitori dell’open call di Fotografia Europea che esporranno nell’edizione 2024 del festival di Reggio Emilia.
Quest’anno al contest fotografico si sono candidati oltre 500 artisti e curatori da tutta Europea. I loro progetti sono stati attentamente visionati e valutati dalla giuria (anche direzione artistica del festival) composta da Luce Lebart, Tim Clark e Walter Guadagnini tenendo conto delle finezze tecniche, dell’attinenza al tema e dell’originalità con cui lo stesso è stato trattato.
I progetti vincitori saranno esposti nelle sale di Palazzo da Mosto.
Ecco chi sono i vincitori dell’open call di Fotografia Europea 2024
I progetti fotografici proposti da Marta Bogdańska e Michele Sibiloni hanno vinto perché hanno interpretato in modo del tutto personale il concept “La Natura ama nascondersi”, stimolando nell’osservatore una riflessione sull’essenza della natura, spesso celata ai nostri sensi, ma che rivela la sua potenza in molteplici modi, in un processo continuo inteso come oscillazione tra l’essere e il divenire.
Shifters di Marta Bogdańska
Il progetto di Marta Bogdańska parte dal presupposto che solo ripensando alla posizione dell’essere umano nel mondo e guardando quindi oltre l’orizzonte antropocentrico, si possa realizzare una coesistenza vera e profonda, che includa quindi anche gli animali.
Il lavoro è iniziato con una ricerca d’archivio e una raccolta di articoli sulle spie animali in guerra e mettendo poi in relazione questa storia sfaccettata con quella della loro liberazione e dei loro diritti. Shifters è composto da un ampio archivio, un video-saggio di 12 minuti, dieci Sound Stories, collage e testi.
“Shifters ci ha particolarmente colpiti – scrive la giuria – per l’ampiezza e l’eccentricità delle oltre 3.000 immagini raccolte dall’artista polacca Marta Bogdańska: un’indagine avvincente sull’uso e l’addestramento degli animali come soldati, spie, poliziotti e kamikaze. La serie si basa su concetti come quello di Éric Baratay, “la storia dal punto di vista animale” e la “biopolitica” di Michel Foucault – l’ampia gamma di azioni e tecnologie usate per esercitare un’influenza sugli esseri viventi – riuniti attraverso un ricco mix di immagini d’archivio, ricerche artistiche, file video e audio, oltre a laboratori e persino borse per animali”.
Nsenene di Michele Sibiloni
Michele Sibiloni stimola una riflessione sul futuro dell’alimentazione mondiale e sul precario equilibrio degli ecosistemi naturali. Il suo progetto documenta i momenti frenetici delle attività della raccolta delle cavallette (Nsenene, appunto) in Uganda, a cui si alternano lunghi periodi di attesa e speranza; tempistiche sempre meno prevedibili a causa del cambiamento climatico.
Quella della raccolta di questi insetti ricchi di proteine, è un’attività al confine tra passato e futuro, tradizione e modernizzazione, raccontata da Sibiloni con un linguaggio visivo altamente suggestivo, a metà tra il codice cinematografico, documentario e finzione.
La giuria ha trovato estremamente interessante “l’audace approccio visivo di Michele, che ha ripreso i suoi soggetti al buio e tra le nebbie notturne, che evoca un senso allucinatorio dell’effetto della natura sulle società umane e sulla comunità globale in generale, in particolare in relazione alla fame nel mondo e alla scarsità di cibo”.