Il valore sociale dei luoghi di lavoro intesi come spazi di relazione, creatività, formazione, e non solo di produttività. Con questo intento nasce la mostra “Massimo Siragusa. Posti di lavoro” alla Other Size Gallery di Milano.
Massimo Siragusa, la mostra a Milano
L’esposizione, con fotografie di Massimo Siragusa, si sviluppa a partire dall’ambiguità del titolo. Se la locuzione “posto di lavoro” indica infatti un’occupazione stabile, designa anche, in modo più letterale, il luogo fisico dove tale occupazione si svolge.
Sulla sottile soglia tra questi due significati si poggia la selezione delle 12 fotografie esposte. Una selezione che vuole generare un effetto di straniamento.
I luoghi di lavoro, infatti, non sono solo “contenitori”, ma spazi in cui le dimensioni estetica e architettoniche svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione della società e dell’identità individuale.
I luoghi di lavoro di Siragusa
Il laboratorio del Teatro alla Scala, gli spazi del Circolo Volta a Milano, le sale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. E poi i padiglioni della Fiera di Rimini, la mensa del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino e gli hangar industriali di Fincantieri.
Sono questi alcuni dei luoghi di lavoro che Massimo Siragusa ha scelto di immortalare.
Nel percorso espositivo, sempre seguendo la logica del doppio e dello straniamento, le 12 opere sono presentate in sei dittici combinati per analogia o contrapposizione.
Il tutto guardando alle geometrie e agli elementi architettonici, alle luci e ai colori, ma anche alle loro destinazioni d’uso, in una giostra di sollecitazioni visive.
Uno sguardo contemporaneo sui luoghi dove manca l’uomo
Scattate tra il 2005 e il 2017, le foto nascono da una ricognizione effettuata nell’archivio del fotografo con sguardo contemporaneo, che non ha potuto prescindere dalle riflessioni sul tema del lavoro che l’emergenza Covid-19 ha generato in questi mesi.
I luoghi fotografati da Siragusa, pur essendo adibiti ad accogliere il brulichio del lavoro di decine di persone, sono caratterizzati dall’assenza della figura umana.
A prevalere è l’indagine della bellezza e della geometrie degli edifici, secondo lo stile del fotografo di architettura e di paesaggio vincitore di quattro World Press Photo. Eppure, il lavoro è evocato in potenza, l’impressione dell’azione di chi vive quotidianamente quei luoghi è palpabile.
L’assenza della figura umana, di chi tutti i giorni si reca sul proprio posto di lavoro all’interno di quei luoghi, nelle immagini di Massimo Siragusa è una scelta di stile, negli occhi di chi le guarda oggi, evoca irrimediabilmente un immaginario legato all’attualità pandemica.