MODENA. Manca davvero pochissimo all’inaugurazione di “Eternal Impermanence”, la retrospettiva che Fondazione Fotografia dedica al fotografo americano Walter Chappell, uno fra i protagonisti più controversi della fotografia americana del XX secolo.
Opere provocatorie le sue, così come la sua vita, e capaci di trascendere il tempo e i soggetti ritratti che verranno presentate in anteprima mondiale venerdì 13 settembre, negli spazi espositivi dell’ex ospedale Sant’Agostino. In mostra oltre 150 fotografie vintage, realizzate tra gli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta, e la maquette originale di World of Flesh, libro rifiutato da vari editori americani – e dunque mai pubblicato – perché ritenuto all’epoca troppo esplicito nella sua celebrazione della vita e della natura.
Vita e natura che tornano come una costante nel pensiero e nella visione del mondo del fotografo a che si ispira alle ricerche spirituali ed intimiste di Minor White e Paul Caponigro e che approdano in un territorio personalissimo in cui la fotografia non è business ma diventa la narrazione di un’esperienza di vita a stretto contatto con la natura e il mondo in cui Chappell vive un’esistenza appartata, bohemien e primitiva. Spirito curioso e anticipatore dei tempi, Chappell ha fotografato numerosi soggetti, ma a stimolare più di ogni altra cosa la sua visione interiore è stata la natura evocativa del corpo umano, spesso in associazione alle forme del paesaggio e della vegetazione.
La carriera di Chappell nel campo della fotografia d’arte prende avvio dall’intuizione di una realtà più profonda combinata con una tecnica fotografica estremamente precisa, che culmina in ciò che lui stesso definisce camera vision. Proseguendo nella sua ricerca, Chappell ha cercato di comprendere l’origine del flusso creativo, di quell’energia che scorre attraverso le cose e le collega come un filo sottile, dando loro senso. Parallelamente, i suoi soggetti fotografici divengono sempre più connessi fra loro e meno differenziati. Le scoperte di Chappell possono esprimersi in un autoritratto riflesso sul vetro di una finestra o negli infiniti riflessi della luce che danza sulla superficie dell’acqua, nella carne palpitante del ventre di una donna che partorisce una nuova vita, o, ancora, nei movimenti aggraziati della terra erosa dal tempo.
La mostra (prodotta da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena) è a cura di Filippo Maggia ed accompagnata da un catalogo edito da Skira. In occasione della mostra è stata inoltre pubblicata e tradotta in italiano, sempre da Skira, la lunga intervista a Walter Chappell realizzata dal figlio Aryan, che ne raccolse le memorie biografiche poco prima della morte.
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