FORTE DI BARD (VALLE D’AOSTA). Si potrà visitare fino al 9 novembre, al Forte di Bard, la mostra “Sergio Larrain. Vagabondages”, una co-produzione Magnum Photos-Fondation Henri Cartier-Bresson.
Quando scatti una foto, organizza il tuo corpo, i tre punti devono essere in linea.
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Sergio Larrain
L’esposizione, curata da Agnès Sire (direttore della Fondation Henri Cartier-Bresson) ed allestita nelle sale delle cantine del Forte, è incentrata sulla figura enigmatica del fotografo cileno Sergio Larrain scomparso nel 2012, le cui foto sono oggi godibili grazie all’agenzia Magnum. Esposti 127 scatti, quasi tutti compresi tra il 1950 e il 1964, il maggior periodo di produzione del fotografo, 4 disegni e 4 scritti originali di Larrain, 5 riviste accompagnate da 6 scatti vintage, 4 libri, oltre a due filmati.
Fermamente contrario all’idea di una mostra sulle sue fotografie, perché l’attenzione mediatica lo avrebbe allontanato dal suo isolamento duramente conquistato, Larrain accettò solo alla fine della sua vita che Agnès Sire curasse una retrospettiva del suo lavoro. Spesso Sire si scontrava con il desiderio del fotografo di distruggere tutto il suo lavoro e, soltanto garantendogli che la mostra e i libri su di lui avrebbero dato conforto all’umanità, riuscì a strappargli il consenso sulla riproduzione delle sue fotografie, che sono state oggetto di tre libri: Valparaiso, con testi di Pablo Neruda, Londra e Vagabondages.
Sergio Larrain aveva un occhio attento, libero dalle convenzioni e il suo approccio alla fotografia era di tipo sociale e poetico a tal punto da renderlo un brillante fotografo e un modello per le generazioni future. E’ stato un fotografo mosso dal gusto del vagabondare e dal desiderio profondo di vivere nel mondo. Sebbene fosse un artista notoriamente schivo, Larrain è diventato comunque un punto di riferimento per coloro che hanno imparato a conoscere e ad amare il suo lavoro. Viene celebrato da Henri Cartier-Bresson, cofondatore dell’agenzia Magnum, per il suo processo sperimentale che ha prodotto immagini che hanno trasformato la natura fissa della macchina fotografica, e le sue immagini hanno lasciato generazioni di spettatori in soggezione di fronte alla simultanea serenità e spontaneità che la sua macchina è sempre stata in grado di catturare.
I bambini orfani e abbandonati, la vita degli umili e dei dimenticati di Santiago sono i soggetti del primo lavoro di Larrain e rappresentano, al tempo stesso, lo specchio della sua personalità e l’espressione del suo desiderio di una società migliore. Fotografa gli ultimi e, con il suo sguardo di compassione, riesce ad essere tutt’uno con loro, diviene loro amico. Questo nucleo di fotografie diventerà un riferimento imprescindibile per tutta la fotografia cilena e segnerà l’inizio della notorietà di Larrain e della sua attività di fotografo: prima free lance, poi foto reporter della rivista brasiliana O Cruizero Internacional, sino alla collaborazione con Magnum, negli anni Sessanta.
La mostra Vagabondages, prima assoluta per l’Italia, ha letteralmente rappresentato il top event dei Rencontres di Arles dello scorso anno e l’edizione Thames and Hudson’s del catalogo dell’esposizione, “Sergio Larrain: Vagabond Photographer” a cura di Agnès Sire e Gonzalo Leiva Quijada ha da poco la medaglia d’oro come Best Photography Book Award dalla Kraszna-Krausz Foundation, il più prestigioso premio anglosassone sull’editoria fotografica. I libri vincitori di ogni edizione sono destinati a offrire un durevole e originale contributo educativo, professionale, storico e culturale al mondo della fotografia.
Info: www.fortedibard.it