MODENA. Manca poco meno di un mese all’apertura dell’attesa retrospettiva dedicata ad Hiroshi Sugimoto che Fondazione Fotografia presenterà negli spazi espositivi del Foro Boario dall’8 marzo al 7 giugno 2015.
“Hiroshi Sugimoto. Stop Time” ripercorre l’intera carriera dell’artista giapponese e la mostra, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Modena Filippo Maggia, presenta alcune pietre miliari della sua ricerca come i misteriosi orizzonti marini della serie Seascapes ai celebri Theaters ripresi con lunghissimi tempi d’esposizione; i Dioramas realizzati nei musei di storia naturale e le recenti fotografie ‘out-of-focus’ dedicate alle icone dell’architettura modernista. Il percorso comprende inoltre alcuni famosi Portraits di personaggi storici in cera e lavori inediti per l’Italia, ispirati ai primi esperimenti fotografici condotti da William Henry Fox Talbot (1800-1877): i Photogenic Drawings, ricavati ristampando i negativi di Talbot conservati al J. Paul Getty Museum. Chiudono l’esposizione i Lightning Fields, ottenuti direzionando sulla pellicola fotografica una scarica elettrica. La mostra dà conto, inoltre, di un altro ambito in cui Sugimoto è molto attivo, la produzione di libri fotografici, testimoniata da ben 52 volumi raccolti per la prima volta insieme in un’unica sede.
Attivo dalla metà degli anni settanta, Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) utilizza il mezzo fotografico per indagare le tracce della storia nel nostro presente. In particolare, nel ritrarre soggetti che ricreano o replicano momenti di un passato distante e luoghi geograficamente lontani, Sugimoto critica la presunta capacità della fotografia di ritrarre la storia con accuratezza. A quest’impostazione concettuale, l’artista unisce un rigore metodologico tipicamente orientale: la meticolosa perfezione delle sue stampe è il risultato di un lavoro imponente, che include un’ampia ricerca preliminare, l’uso di fotocamere di grande formato e delle tradizionali tecniche del bianco e nero.
Sugimoto ha lasciato il Giappone nel 1970 per studiare arte a Los Angeles, in un periodo in cui il Minimalismo e l’Arte Concettuale regnavano sovrani: entrambe le correnti, infatti, hanno influito molto sulla sua visione estetica. Man mano che la sua ricerca si è evoluta, Sugimoto ha individuato soggetti di una tale profondità che è tornato ciclicamente a rivisitarli nel corso della sua carriera. Dal Minimalismo, in particolare, ha tratto una passione rigorosa per la serialità, che lo ha portato ad organizzare il suo lavoro in serie ben definite ed omogenee.
“A caratterizzare la pratica artistica di Sugimoto – commenta il curatore Filippo Maggia -, sono l’indagine del passato e la necessità di raffigurare il tempo dandogli corpo attraverso la fotografia. L’approccio dell’artista è meditabondo, lento, giustamente prudente: d’altronde, per sentire il tempo occorre averne piena coscienza e rispetto. Ripercorrendo la carriera di Sugimoto a ritroso, risulta evidente come la sua non sia altro che un’incessante sfida alle potenzialità che la fotografia offre all’artista, come tecnica, linguaggio e strumento di interpretazione del mondo, accompagnata ad un’altrettanto approfondita pratica di altre discipline, come il design e l’architettura“.
Da quasi centottanta anni è la fotografia a determinare il modo in cui l’uomo guarda alla propria storia e percepisce il mondo. Grazie alla fotografia la nostra storia è stata immortalata, archiviata e ripetutamente passata al vaglio fino alla banalizzazione, tanto da poter dire quasi che, da allora, la storia è vera storia solo dopo che la fotografia ha svolto la sua parte.
Hiroshi Sugimoto, dal catalogo della mostra Hiroshi Sugimoto. Stop Time.
Quando: dall’8 marzo al 7 giugno 2015
Dove: Foro Boario, via Bono da Nonantola 2, Modena.
Orari: mercoledì-venerdì 15-19; sabato-domenica 11-19; lunedì e martedì chiuso.
Info: www.fondazionefotografia.org