GENOVA. August Sander è stato uno dei massimi fotografi tedeschi del XX secolo e i suoi scatti, fino al 23 agosto, saranno in mostra a Palazzo Ducale per una personale unica e assolutamente da vedere.

Realizzata in collaborazione con la Photographische Sammlung / SK Stiftung Kultur di Colonia e Goethe Institut Genua, in mostra ci sono più di 100 immagini, suddivise in diverse sezioni, che offrono una panoramica sulla sua intera e variegata produzione tra cui gli scatti della sua serie più famosa “Uomini del XX secolo” – che offre uno spaccato della società del suo tempo non limitandosi a rappresentare personaggi famosi ma gli uomini di tutte le età, di tutte le classi sociali impegnati nelle più disparate occupazioni – ma anche tanti altri progetti che Sander realizzò durante la sua vita.

 

Disabled Miner, 1927/28  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Disabled Miner, 1927/28
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

La sezione Uomini del XX secolo è suddivisa in 7 sottosezioni che presentano varie categorie umane: I Contadini, Gli abili Commercianti,  Le Donne, Classi sociali e Professioni, Gli Artisti,  La Città, Gli Ultimi.

 

Boxers, 1929  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Boxers, 1929
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

Con “Studi, l’Uomo” egli approfondì la sua ricerca sul ritratto combinando dettagli di mani e volti in collage di grande formato. Nella fotografia di paesaggio tratteggiò il carattere di molte regioni e indugiò con l’obiettivo anche su dettagli geologici e botanici.

 

Young Farmers, 1914  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Young Farmers, 1914
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

Il rigore e l’attenzione di Sander nel voler cogliere le peculiarità di un paesaggio e dei suoi abitanti, anche al di fuori del suo ambiente familiare, sono evidenti nelle foto di paesaggi, monumenti e costumi tradizionali che scattò durante il suo viaggio in Sardegna nel 1927. Documentò l’isola proprio come Colonia, la sua patria di adozione i cui edifici storici furono per la maggior parte distrutti durante il secondo conflitto mondiale.

 

Hands of a Farmer, 1910   © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Hands of a Farmer, 1910
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

 

La mostra racconta come la fotografia di Sander sia stata un mezzo per documentare la vita e la società, attraverso immagini semplici, che ci lasciano scoprire poco per volta la condizione umana e sociale degli uomini e delle donne ritratti. Fotografie che lasciano ai vari soggetti la loro naturale espressività, ma che rivelano la loro condizione sociale e, a volte, emotiva.

 

The Woman of the Soil, 1912  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
The Woman of the Soil, 1912
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

[quote_box_center]Scriveva Alfred Döblin: “La sua opera non consiste nella produzione di ritratti somiglianti, in cui si possa riconoscere con facilità e certezza un individuo determinato, ma di ritratti che suggeriscono intere storie”.E ancora: ”chi guarda queste immagini nette, potenti, ne sarà illuminato più che da conferenze o teorie e imparerà molto su di sé e sugli altri”.[/quote_box_center]

 

 

Photographer [August Sander], 1925  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Photographer [August Sander], 1925
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

Sander nacque nel 1876 ad Herdorf (Siegerland), borgata industriale circondata da un bacino minerario presso il quale lavorò anche il giovane August e il padre, che di professione faceva l’armatore delle gallerie minerarie. La presenza delle miniere e delle officine meccaniche richiamava a Herdorf lavoratori provenienti da varie località tedesche e anche dall’estero, favorendo la creazione nella regione di un vivace spirito pionieristico e multiculturale, atmosfera che probabilmente influenzò fin dalle origini l’interesse di Sander per lo studio dei tipi e dei caratteri umani. E’ proprio nelle miniere che avvenne la sua scoperta della fotografia, grazie ad un fotografo incaricato dalla direzione di riprendere uno dei pozzi di Herdorf e al quale il giovane August venne assegnato in qualità di aiuto per il trasporto delle attrezzature. 
Con l’aiuto economico di uno zio e col sostegno del padre, Sander allestì il primo laboratorio in un locale adiacente l’abitazione della famiglia e lì incominciò a fotografare gli operai delle miniere di Herdorf. Alcuni anni più tardi, nel 1930, rievocando durante una trasmissione radiofonica quelli che furono i suoi primi tentativi, egli affermò

 

 

[quote_box_center] “Il mio primo incontro con la fotografia avvenne nel 1890, in un’epoca in cui il kitsch e la degradazione del gusto erano ancora al loro apogeo. Per me, come per tutti quelli che non ne avevano mai avuto, il primo apparecchio fotografico appariva come una scatola magica. I primi negativi che stampai mi procurarono una gioia immensa, più stemperata per i miei familiari, i quali trovarono che le rughe dei volti erano poche estetiche e creavano dei brutti effetti. Era come dire che la fotografia di un dilettante non ritoccata non poteva equivalere alle fotografie di pessimo gusto dei fotografi professionisti dell’epoca”.[/quote_box_center]

 

Chiamato alle armi nel 1897, ebbe poi la possibilità di perfezionare ed approfondire le sue capacità professionali come assistente del fotografo militare Giorgio Jung. Dal 1899, cessato il servizio militare, egli intraprese alcuni viaggi in varie città tedesche come assistente fotografo, finchè, nel 1901, si impiegò nello stabilimento fotografico Greif a Linz. Raggiunta una certa stabilità economica, si sposò con Anna Seiterimacher e divenne socio del laboratorio; da questo momento il suo nome incominciò ad oltrepassare la ristretta cerchia della sua clientela e iniziò ad esporre con successo i suoi lavori, riuscendo a segnalarsi con la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi. Nel 1910 trasferì il suo laboratorio a Colonia e qui diede il via alla sua opera più famosa “Uomini del XX secolo”. Assecondando la sua naturale inclinazione all’osservazione del genere umano in tutte le sue sfaccettature e con le sue competenze fotografiche orientate verso la ritrattistica, Sander cominciò a scattare un enorme quantitativo di ritratti che avevano come soggetti persone di tutte le estrazioni sociali, spesso immortalate sul posto di lavoro.

 

[quote_box_center] Sander scrisse: “Ho incominciato i primi lavori della mia opera “Uomini del XX secolo” nel 1911, a Colonia, mia città d’adozione. Ma è nel mio paesetto del Westerwald che sono nati i personaggi della cartella. Queste persone delle quali io conoscevo le abitudini fin dall’infanzia mi sembravano, anche per il loro legame con la natura, designati apposta per incarnare la mia idea di archetipo. La prima pietra era così posta, e il “tipo originale” mi servì da referente per tutti quelli che ho trovato in seguito per illustrare nella loro molteplicità le qualità dell’universale umano”. [/quote_box_center]

 

Uomini del XX secolo” raccoglie un ampio campionario dei diversi gruppi sociali, dai contadini agli artigiani, operai, studenti, professionisti, artisti e uomini politici chiamati a svolgere il delicato ruolo di testimoni e archetipi della loro epoca. Ciò che sorprende in queste fotografie è l’atteggiamento dei personaggi così apparentemente distaccato dall’istante dello scatto, come se l’espressione delle persone così riprese fosse conforme all’idea che quelle avevano di sé, di ciò che in loro è più tipico, anziché l’adozione di una posa per loro più vantaggiosa, ma, al tempo stesso, più artefatta. E’ come se le qualità narrative dei soggetti fossero già presenti e che il compito del fotografo fosse solamente quello di rispettare la loro più autentica natura.
 Gli anni ’20 a Colonia furono contrassegnati sul piano sociale da forti contrasti e continue tensioni che, se da un lato segnarono il rilancio della democrazia, con l’introduzione del diritto di voto alle donne o l’introduzione della giornata lavorativa di 8 ore, dall’altro sancirono il distacco di ampi settori dell’opinione pubblica, in particolar modo della piccola borghesia, dallo Stato e dalle istituzioni che lo rappresentavano. All’entusiasmo patriottico della Prima Guerra Mondiale, che aveva spinto molti intellettuali e artisti sulle trincee di prima linea, si sostituì l’orrore che le ferite dell’esperienza al fronte, la fame e la disperazione avevano lasciato.

 

Cretin, 1924  © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Cretin, 1924
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

Il clima artistico tedesco propendeva per un nuovo tipo di espressione che recasse l’impronta di un’analisi critica degli avvenimenti; Colonia non rimase estranea a questi fermenti, dando vita al “Gruppo degli artisti progressisti”. Si trattava di un sodalizio artistico che cercava di coniugare costruttivismo e oggettività, generale e particolare, convinzioni d’avanguardia ed impegno politico nella direzione di una Nuova Obiettività, prima che l’arrivo al potere dei nazionalsocialisti mettesse brutalmente termine a questi tentativi.

L’opera fotografica di Sander era perfettamente allineata agli intendimenti del “Gruppo degli artisti progressisti”, che lo considerò un precursore e un riferimento importante; ma anche il “Gruppo” ebbe un’influenza sostanziale nell’opera di Sander, contribuendo a consolidare sul piano teorico la sua visione della fotografia,indirizzandolo verso un concetto sempre più rigoroso di “fotografia pura”, ossia aliena da qualsiasi artificio tecnico o ritocco che potesse alterare lo sguardo oggettivo e neutrale dell’obiettivo: una rarefazione e depurazione della visione che cercava di cogliere la realtà nella sua essenza più profonda e autentica.

 

Jungbauern, 1914 © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Jungbauern, 1914 © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

Tuttavia questo sguardo di neutralità, che consentì a Sander di raccogliere consensi in patria e fuori, ben presto sarebbe entrato in conflitto con l’immagine dell’uomo che aveva in mente il Nazionalsocialismo. Infatti nel 1936 i negativi del libro “Volti dell’epoca” furono sequestrati e distrutti dai nazisti, mentre lo svolgimento di altri lavori, compresa la realizzazione di una serie di fotografie di paesaggio, furono ostacolati. 
A questo proposito bisogna segnalare il fatto che, contrariamente a quanto comunemente si può pensare, Sander lavorò intensamente sulla foto di paesaggio.
Sul finire degli anni ’20, in compagnia dello scrittore Ludwig Mathar, partì per un lungo viaggio di tre mesi in Sardegna con lo scopo di raccogliere il materiale 
sufficiente a comporre un libro da pubblicare al loro ritorno, libro che però non venne mai pubblicato. In mostra sono presenti alcune di queste foto.

 

Farmer’s Hand, 1911–1914 © Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015
Farmer’s Hand, 1911–1914
© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur – August Sander Archiv, Colonia; SIAE, Roma, 2015

 

 

Gli sconvolgimenti della guerra colpirono Sander nel lavoro e negli affetti, infatti solo miracolosamente riuscì a mettere in salvo dai bombardamenti il suo archivio di negativi nella cantina della sua abitazione prima che le bombe la distruggessero mentre suo figlio Erich morì nella prigione di Sciogburg nel marzo del ’44, dopo essere stato arrestato 10 anni prima come attivista del Partito Socialista.
Dopo la guerra impiegò le sue energie in un vasto lavoro sulla città di Colonia, riprendendo le ferite che le distruzioni provocate dai bombardamenti avevano provocato sull’architettura della città; fotografie che volevano essere, secondo le parole dell’autore: “Un duro ed impietoso richiamo all’indirizzo di tutti i contemporanei, un monito per la politica valevole in tutte le epoche”. 

Contemporaneamente risistemò e ristampò le fotografie della città riprese tra gli anni ’20 e il 1939; questo ulteriore lavoro non si limitava ad un mero inventario architettonico della città, anche se successivamente le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale le avrebbero aggiunto un plusvalore storico, infatti per Sander si trattava di reinterpretare la città, quella monumentale ma anche i luoghi caduti 
nell’oblio e le periferie, in una concezione visiva che aveva molti punti di contatto 
coi suoi ritratti, ossia la necessità di cogliere il particolare nell’universale, in un processo di continua messa a fuoco del reale.

La consacrazione definitiva dell’opera di Sander si ebbe con la mostra “The Family of Man” del 1955, organizzata da Edward Steichen, allora direttore del Dipartimento di Fotografia del Museum of Modern Art di New York. 
Sander morì, all’età di 87 anni, a Colonia nel 1964.

 

 

[quote_box_left]

August Sander

Dove: Palazzo Ducale, Genova, Sottoporticato

Date: 11 aprile – 23 agosto 2015

Orari: lunedì 14-19, martedì-domenica 10-19.

Biglietti: intero 8 €, ridotto 6 €, scuole 3 €

Info: tel. 010/9171604 ; www.palazzoducale.genova.it

[/quote_box_left]