TORINO. Fino al 26 luglio alla Sala Ipogea dell’Archivio di Stato sarà in mostra “Una storia della fotografia italiana 1841-1941 dalle collezioni Alinari”. L’esposizione è curata da Anne Cartier Bresson, capo conservatore del Patrimonio e direttrice del Laboratorio di restauro e conservazione delle fotografie di Parigi, e da Monica Maffioli, storica della fotografia, già direttore del Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze.
La nascita della fotografia ha una forte connotazione francese, in quanto si deve a Daguerre, nel 1839, l’invenzione della nuova arte, che però quasi subito superò i confini d’oltralpe. Infatti la mostra si apre con un dagherrotipo italiano, in particolare di un paesaggio fiorentino, datato 1841. E la datazione dei materiali esposti in mostra rappresenta uno straordinario valore storico – dal Risorgimento alla seconda guerra mondiale – un inedito viaggio estetico, d’autore attraverso la fotografia italiana, nonché un percorso culturale, sociale, urbanistico e paesaggistico.
L’internazionalità dell’Italia in campo fotografico si afferma ben presto: a partire dalla presenza di numerosi dagherrotipisti, quali Amici e Duroni, che hanno quindi recepito la nuova tecnica francese. Per proseguire con molti fotografi stranieri, il cui materiale è presente in mostra, che hanno trovato in Italia, terra del Grand Tour, dell’arte e del paesaggio, fonte di ispirazione per le loro fotografie: da Anderson a Macpherson, da Sommer a Rive . Ed a ragione si può dire che questi fotografi siano diventati “patrimonio” della storia della fotografia italiana, così come quelli operanti sul territorio nazionale: dai Fratelli Alinari a Brogi, da Caneva a Ponti, ecc.
La creazione dello Stato Italiano nel 1861 si accompagna ad una volontà di unificazione culturale che si traduce nella produzione di una importante documentazione fotografica relativa al patrimonio regionale, il folklore e le tradizioni popolari, la cui produzione continuerà fino al 1910.
Il primo Novecento italiano è celebrato con alcuni tra i più noti autori esponenti di quelle correnti artistiche di ricerca, come il Pittorialismo, con Guido Rey, Peretti Griva e gli autochrome di Roster, e di avanguardia, come il nostro Futurismo, con Paladini, Wanda Wulz, Castagneri, Parisio fino a richiamare gli autori di quel Neorealismo che si espresse in modo esemplare attraverso la fotografia e il cinema italiani.
Le fotografie raccontano quindi due storie: quella della fotografia in Italia (anche a cura di autori stranieri) e quella dei fotografi italiani (anche con scatti realizzati all’estero).
Di questi fotografi, alcune delle icone della storia della fotografia italiana fanno parte del percorso espositivo, dai “Campi di Annibale” di Altobelli ai “Ritratti giapponesi” di Felice Beato, dall’ “Autoritratto” di von Gloeden a “Io+gatto” di Wanda Wulz, a “Mussolini e Hitler” dell’Istituto Luce.
I materiali esposti in mostra, oltre 200 pezzi, sono originali d’epoca, e provengono dalle collezioni Alinari: a partire dall’archivio fotografico costituito dai 3 Fratelli fondatori della famosa casa fotografica fiorentina nel 1852, si è aggiunto un patrimonio di fotografie, conservato presso le Raccolte Museali Fratelli Alinari, il cui punto di forza sta nell’aver saputo assorbire molto presto l’attività di altri studi fotografici professionisti.
Altro punto di forza della selezione delle immagini è costituito dalle tecniche fotografiche: si va dal dagherrotipo, prezioso sia per il supporto su lastra d’argento, sia per il fatto che rappresenta un “unicum” non riproducibile. Si prosegue con i calotipi, negativi su carta, la cui invenzione si deve a Fox Talbot nel 1841, per poi passare alle carte salate, albumine, platinotipie, gelatine bromuro d’argento, stampe colorate a mano, autochromes, ecc.
Il percorso espositivo è arricchito da importanti prestiti provenienti da collezioni torinesi: due stampe in collotipia, Alberobello e il ponte girevole di Taranto, dell’album “Nelle Puglie”, realizzato da Vittorio Alinari nel 1914 e conservato presso la Biblioteca Reale di Torino. L’Archivio di Stato di Torino ha individuato alcune fotografie su due soggetti diversi per origine e natura: la famiglia reale, realizzate dal fotografo Ambrosetti negli anni Ottanta dell’Ottocento ed il lavoro nelle Officine di Savigliano, una delle più importanti società italiane di meccanica, elettrotecnica e carpenteria metallica del XX secolo.
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Una storia della fotografia italiana
Dove: Sala Ipogea dell’Archivio di Stato, via Piave 21, Torino
Quando: fino al 26 luglio 2015
Orari: Lunedì-venerdì ore 10-13, 15-18. Sabato e domenica ore 16-19.
Ingresso: Intero Euro 7, Ridotto Euro 5
Informazioni: tel. 011.4604111
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