ROMA & NEW YORK. Un grande appuntamento d’arte chiude la primavera dell’American Academy in Rome, con una mostra che pone un importante interrogativo sull’attuale storia e cronaca italiana. Si intitola Nero su Bianco e coinvolge artisti italiani, africani, europei e americani sul tema della “Afro- italianità” e, più in generale, sui cambiamenti culturali e identitari che attraversano il Paese in tema di integrazione.
A cura di Peter Benson Miller, Robert Storr, che l’Italia ha inoltre conosciuto come direttore artistico della Biennale di Venezia nel 2007 e Lyle Ashton Harris, artista, la mostra presenterà i ragionamenti sul tema (tra cui anche moltissime opere inedite, pensate esclusivamente per la mostra e la maggior parte delle quali nate dall’Italia, anche grazie al lavoro che tanti degli artisti hanno potuto svolgere presso l’American Academy in Rome) di 27 artisti.
Questi, provenienti da generazioni differenti, mettendo a confronto giovani e star dell’arte internazionale, sono: Terry Adkins, Francesco Arena, Bridget Baker, Elisabetta Benassi, Alessandro Ceresoli, Oliver Chanarin/Adam Broomberg, Barbara Chase-Riboud, Onyedika Chuke, Theo Eshetu, Lyle Ashton Harris, Invernomuto, Emily Jacir, Armin Linke/Vincenzo Latronico, Meleko Mokgosi, Senam Okudzeto, Jebila Okongwu, Piero Ruffo, Lorna Simpson, Giuseppe Stampone, Justin Randolph Thompson, Nari Ward, Carrie Mae Weems, Stanley Whitney, Fred Wilson.
[quote_box_center]La ricerca sulla storia, in tutti i suoi aspetti, è centrale nel lavoro degli artisti e degli studiosi che lavorano all’American Academy in Rome – commenta il presidente della Accademia Americana Mark Robbins -. La mostra Nero su Bianco, una inchiesta internazionale sui cambiamenti di percezione che riguardano il tema dell’identità, offre un provocatorio set di narrazioni che amplificano il nostro senso della storia.[/quote_box_center]
[quote_box_center]Nero su Bianco – spiega il direttore artistico dell’American Academy in Rome, Peter Benson Miller, curatore della mostra insieme a Storr e Ashton – mette insieme opere di differenti media – pittura scultura, video installazione e performance, invitando un gruppo di importanti artisti ad esplorare i fattori che danno forma alla percezioni sui temi dell’identità e dell’integrazione sociale nell’Italia contemporanea. Il concept della mostra parte dall’eredità dell’Impero coloniale italiano fino all’esperienza dei soldati Afroamericani durante la Seconda Guerra Mondiale e alla crisi attuale legata all’immigrazione e agli stereotipi ancora oggi persistenti. La mostra, con l’obiettivo di dare vita ad un dibattito pubblico, conferma il ruolo dell’American Academy in Rome di forum vitale e creativo per costruire prospettive critiche su pressanti temi sociali.[/quote_box_center]
L’American Academy in Rome si configura, infatti, come il luogo ideale per condurre questa inchiesta: auto analizzando la propria natura istituzionale si chiede, infatti, cosa debba essere oggi una Accademia, trovando la risposta nella costruzione di un laboratorio creativo, che faccia confrontare la ricerca e il lavoro in studio con la società contemporanea, aprendo ad essa le porte. Con lo scopo di reinventare l’istituzione “Accademia”, mantenendone il carattere di eccellenza, ma riconfermandone la natura indipendente, dove si ha l’opportunità di analizzare i temi dell’attualità. L’American Academy in Rome si riconferma come una piattaforma libera, ma rigorosa, per analizzare l’identità culturale e artistica in Italia.
Alessandro Ceresoli (Italia, 1975) costruisce un’indagine a partire dalla sua esperienza, lavorando con artigiani locali in Eritrea. L’opera di Terry Adkins (US, 1953 – 2014), borsista nel 2009 presso l’American Academy in Rome, è un omaggio al padre soldato a Napoli nel secondo dopoguerra. Adkins è inoltre una figura ricorrente della mostra Nero su Bianco. Ritorna sia nel video della popolare artista Lorna Simpson (US, 1960) intitolato Cloudscape dove questi viene ritratto mentre fischietta un motivetto circondato dalle nuvole che nel lavoro dell’artista afroamericano, ma residente a Firenze Justin Randolph Thompson. La riflessione sulla storia coloniale su cui domina l’effige della Venere Nera ritorna nel lavoro di Invernomuto (Simone Bertuzzi, Italia, 1983, Simone Trabucchi, Italia, 1982), mentre Adam Broomberg & Oliver Chanarin (UK) presentano immagini tratte dalla serie Scarti, realizzata in Italia nel 2012. Si tratta prove di stampa del libro “Ghetto” le quali, ristampate, creano degli inquietanti doppi, degli Unheimliche di freudiana memoria. In mostra anche l’opera di Barbara Chase-Riboud (US, 1939), prima artista donna afroamericana residente presso l’American Academy in Rome nel 1958.
L’influenza della storia italiana e di Freud torna anche nel lavoro di Onyedika Chuke (Nigeria) e nei suoi calchi di sculture romane modificate. Theo Eshetu (Etiopia, 1958) richiama, invece, la vicenda della restituzione dell’obelisco di Axum del 2008. Emily Jacir (Palestina, 1972) presenta per la prima volta stazione, documentazione inedita del progetto previsto per la Biennale di Venezia del 2009 e mai realizzato, mentre Armin Linke (Italia, 1966) e lo scrittore Vincenzo Latronico (Italia, 1984) mostrano Narciso nelle colonie, un viaggio letterario e fotografico condotto dai due nel 2012 in Etiopia. Meleko Mokgosi (Botswana, 1981) è autore di una grande installazione site-specific di disegni, mentre Senam Okudzeto (US, 1972) è a Roma con una declinazione di Portes-Oranges, scultura organica “reinventabile”, già presentata al MoMa PS1 a New York.
Gli altri artisti italiani in mostra come Francesco Arena (1978), Giuseppe Stampone (1974) Piero Ruffo (1978), Elisabetta Benassi (1966) proseguono nella riflessione politica e sociale che impegna la loro ricerca artistica e colgono l’opportunità della mostra per estenderla al tema proposto, attraverso opere che affrontano temi come l’immigrazione, la crisi di Lampedusa e il percorso non lineare dell’integrazione sociale in Italia, mentre importanti artisti americani come Nari Ward (US 1963), Lyle Ashton Harris (US 1965), con le sue fotografie realizzate a Roma negli stadi e alla stazione di Roma Termini, documentando l’eterogeneità umana, oppure Carrie Mae Weems (US 1965) e Fred Wilson (US 1954), con il suo Emilia’s Mirror, act 5, scene 2 in vetro di Murano nero, sviluppano il proprio confronto con la realtà italiana anche grazie all’esperienza che hanno vissuto studiando, lavorando e approfondendo presso l’American Academy in Rome. Insieme a loro Jebila Okongwu (UK, 1975) chiama in causa la figura del venditore ambulante, del Vu Cumprà, di cui veste i panni a Roma e la pittura “primordiale” di Stanley Whitney (US 1946), il quale risiede per sei mesi all’anno in Italia e che si ispira al Jazz, creando un flusso spontaneo di colori a ritmo di musica. Bridget Baker (Sudafrica, 1971) infine, è autrice di un progetto work in progress, realizzato anche grazie alla Nomas Foundation di Roma, che a partire dal dibattito-processo scatenato dal controverso film documentario Africa Addio (1966, regia di Gualtiero Jacopetti), riflette sullo stato della questione del razzismo nell’Italia degli anni ’60.
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NERO SU BIANCO
Dove: American Academy in Rome, via Angelo Masina 5, Roma.
Quando: fino al 19 luglio 2015
Orario di apertura: Giovedì, Venerdì, Sabato dalle 16 alle 19.
Ingresso: libero
Info: www.aarome.org
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Artisti in mostra: Terry Adkins, Francesco Arena, Bridget Baker, Elisabetta Benassi, Alessandro Ceresoli, Oliver Chanarin/Adam Broomberg, Barbara Chase-Riboud, Onyedika Chuke, Theo Eshetu, Lyle Ashton Harris, Invernomuto, Emily Jacir, Armin Linke/Vincenzo Latronico, Meleko Mokgosi, Senam Okudzeto, Jebila Okongwu, Piero Ruffo, Lorna Simpson, Giuseppe Stampone, Justin Randolph Thompson, Nari Ward, Carrie Mae Weems, Stanley Whitney, Fred Wilson.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da NERO con testi di Mark Robbins (Presidente AAR), Robert Storr, Lyle Ashton Harris, Christian Caliandro (storico e critico d’arte), Claudia Durastanti (scrittrice), Vincenzo Latronico (scrittore), Frank M. Snowden, III (Yale University), Taiye Selasi (scrittrice e fotografa), Peter Benson Miller.