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Non mi ha mai interessato la fotografia, ma le immagini.
Credo che il mio lavoro inizi laddove finisce la fotografia.
(Olivo Barbieri)
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ROMA. Ha raccontato il paesaggio italiano, la sua provincia e le sue periferie, ma anche il crollo dei miti della modernità, la trasformazione della Cina e la globalizzazione dell’Estremo Oriente, le città di tutto il mondo osservate dall’alto e il rapporto con la Natura. E’ Olivo Barbieri (Carpi, 1954), uno dei più importanti autori della fotografia italiana contemporanea, a cui il MAXXI fino al 15 novembre dedica la prima grande retrospettiva italiana a cura di Francesca Fabiani.
La mostra presenta una selezione di oltre 100 opere – fotografie, film e altri materiali – che illustrano il percorso artistico del fotografo dalla fine degli anni Settanta a oggi per ripercorrere la ricerca di Barbieri, evidenziando la sua costante attenzione al tema della percezione, della capacità di vedere e interpretare la realtà: con le sue fotografie, l’artista mette in crisi le consuete modalità di rappresentazione, per dare vita a nuove narrazioni attraverso continui, incessanti esperimenti percettivi.
L’espediente visivo – che sia l’alterazione coloristica dell’illuminazione artificiale, la sfocature della scena o la sovraesposizione, l’uso dei rendering – non è mai fine a se stesso. L’esposizione si articola in sette sezioni partendo da Viaggio in Italia (1980 – 83) un periodo in cui Barbieri si dedica alla città e ai paesaggi della provincia, senza alcun intento folkloristico ma cercando di restare fedele al semplice dato visivo. I lavori di questa fase realizzati tutti a colori, trovano un importante momento di verifica nella mostra Viaggio in Italia organizzata da Luigi Ghirri nel 1984, che vede protagonisti insieme a Barbieri, anche altri grandi autori italiani tra cui Jodice, Basilico, Guidi e che resta, ancora oggi, una esperienza fondamentale per la fotografia italiana. Questa sezione comprende le fotografie che Barbieri presenta alla mostra del 1984 e quelle realizzate nei tre anni precedenti.
Seconda sezione è Images (1977 – 2007) che comprende la serie Flippers (1977 – 78) a cui è legata la prima notorietà di Barbieri che la espone grazie all’invito di Ghirri alla Galleria Civica di Modena. Le immagini dei flippers, scattate all’interno di una fabbrica abbandonata, sono le icone della cultura americana del Dopoguerra, dalle pin up alla fantascienza, dai cowboy ai Beatles, che diventano rovine di quella stessa modernità che cade a pezzi, come i suoi miti. Una serie che solleva questioni simboliche come la sovrapposizione dell’icona alla realtà, ma che rivela anche un ragionamento sui meccanismi della visione. Riflessioni che caratterizzano anche le serie dedicata ai dipinti conservati nei musei: Paintings (Uffizi) e Louvre del 2002 e TWIY (Capodimonte) del 2007, in cui l’uso del fuoco selettivo dona agli scatti una inedita profondità.
Il percorso prosegue con Artificial Illuminations (1982 – 2014. E’ arancione il cielo a Montagnana, vicino Padova, blu elettrico quello di Firenze, fucsia a Singapore, rosa a Tokyo verde smeraldo a Bijing. Immagini di città fantasmagoriche, dai colori impossibili e quasi immateriali, sono assolute protagoniste di questa sezione. Non si tratta di immagini post-prodotte ma il risultato di lunghissime esposizioni della pellicola alla luce artificiale. Come dice Barbieri “c’è più tempo dentro una di queste fotografie del tempo che serve per guardarla”; attraverso questi scatti il fotografo analizza le possibilità del mezzo fotografico e i limiti dell’occhio umano.
La quarta sezione China (1989 – 2014) è dedicata ai viaggi in Oriente che dal 1989 sono una costante nella vita di Barbieri: India, Tibet, Giappone ma soprattutto la Cina caratterizzata da un cambiamento sociale e urbanistico senza precedenti. Una narrazione che si snoda nell’arco di 25 anni: dai primi ritratti urbani degli anni Novanta – che vedono la persistenza di elementi vernacolari, di architetture a misura d’uomo – fino alle immagini del nuovo millennio che testimoniano l’avanzata di strutture e infrastrutture di proporzioni inquietanti.
Con la sezione Virtual Truths (1996 – 2002) la mostra racconta i primi esperimenti di “fuoco selettivo”, una tecnica che, grazie all’impiego di lenti particolari, permette di mettere a fuoco solo una parte dell’immagine, lasciando sfocato tutto il resto. Questa tecnica che diventerà uno dei tratti distintivi del lavoro di Barbieri, gli permette di creare un nuovo meccanismo visivo, ridefinendo le gerarchie tra gli elementi del visibile. E’ grazie al suo lavoro che lo sfocato entra a far parte del linguaggio fotografico contemporaneo.
La sesta parte della mostra è dedicata al progetto Site Specific_ (2003 – 2013) una ricerca che lo ha visto sorvolare con l’elicottero a bassa quota oltre 40 città in tutto il mondo, da Roma a Shanghai, da Las Vegas a Siviglia, da Torino a Montreal, da Beijing a Los Angeles, da Amman a New York, da Brasilia a Tel Aviv, tutte città che a un certo punto della loro storia hanno subito trasformazioni repentine e irreversibili. Con questo progetto Barbieri cambia prospettiva, sovverte il punto di vista, e utilizzando un termine tutto museale, quello della installazione realizzata ad hoc per un luogo, cerca di rappresentare il mondo come fosse un’installazione temporanea.
Il percorso si conclude con Parks (2006 – 2014) progetto che è quasi il contraltare di site specific_, in cui protagonista è la relazione dell’uomo con la Natura. I paesaggi marini, le grandi cascate, le montagne, i centri storici sono fragili parchi a tema. Gli strumenti linguistici sono gli stessi collaudati negli anni: le riprese dall’elicottero, la messa a fuoco selettiva, il disegno, il rendering. Non cambia metodo né il linguaggio, nella costante sperimentazione visiva, in bilico tra realtà e rappresentazione che caratterizza tutto il suo lavoro.
La mostra è arricchita anche da una serie di focus di approfondimento, dedicati a documenti e libri, alle opere che sono nella collezione del Maxxi (3 progetti per un totale di circa 35 stampe) e ai video che Barbieri ha prodotto nel corso della sua carriera. Tra questi quello dedicato a Shangai (2004) realizzato volutamente senza audio per denunciare l’indifferenza dell’Occidente per uno dei cambiamenti sociali e urbanistici più veloci della storia, Seascape #1 Night/Shenzhen 05 un ipnotico film in bianco e nero su un bagno di massa al chiaro di Luna e Beijing Sky che ci immerge nel complesso immaginario visivo cinese.
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OLIVO BARBIERI. IMMAGINI 1978 – 2014
Dove: MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Quando: fino al 15 novembre.
Orari: 11.00 – 19.00 (mart, merc, giov, ven, dom) |11.00 – 22.00 (sabato) | chiuso il lunedì. Ingresso gratuito per studenti di arte e architettura dal martedì al venerdì.
Info: tel. 06.320.19.54; info@fondazionemaxxi.it ; www.fondazionemaxxi.it
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