MILANO. Inaugureranno contemporaneamente, in due sedi diverse, due mostre dedicate a Mario Giacomelli.
Allo Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea saranno in mostra una ventina di fotografie di Mario Giacomelli che risalgono agli anni cinquanta, sessanta e settanta e appartengono ai suoi cicli più celebri, da Scanno ai Pretini ai Paesaggi mentre lo spazio per l’arte The Lone T presenta una mostra e un libro a cura di Katiuscia Biondi Giacomelli, direttrice dell’Archivio Mario Giacomelli – Sassoferrato, in collaborazione con Claude Nori (Ed. Contrejour) dove a opere inedite della maturità di Mario Giacomelli sono affiancate ai suoi esemplari più storici.
Le foto di Giacomelli non sono mai resoconti, réportages, testimonianze di avvenimenti.
“La mia è una mediazione tra realtà-fantasia. Immagini volute, create, come pensiero, come segno di un movimento interiore”, scrive Giacomelli negli appunti di lavoro. E’ lui stesso a creare le immagini, a formarle, a provocarle, scatenando una battaglia di palle di neve nel seminario di Senigallia, chiedendo ai contadini, dietro compenso, di arare i campi con i segni precisi che ha in mente (anticipando la Land Art), imponendo alla madre che posa per lui movimenti specifici, mescolando nelle stesse foto soggetti di tempi e luoghi diversi attraverso le sovraimpressioni. “Il contadino quando c’era un albero, con il suo animale avanti che lavorava la terra, faceva un po’ una curva con l’aratro e quindi aggiungeva segni e la terra veniva con magica. E allora ho pensato di avvicinarmi di più alla terra e avvicinandoti scopri qual è la misura giusta per riprendere il paesaggio”. La magia di cui parla è nei segni della terra, nell’aura che circonda il “bambino di Scanno”, nelle geometrie guizzanti degli abiti dei pretini.
Mario Giacomelli è stato da sempre recalcitrante alla definizione di se stesso come “fotografo”, perché il suo impegno non si conclude nell’atto di uno o più scatti. C’è qualcosa che va al di là della fotografia stessa. La fotografia è un percorso, un continuum, un’esigenza imprescindibile di cercarsi in rapporto al mondo Sentire la fotografia come lui la sentiva: questo è l’intento del progetto espositivo/editoriale.
Magma materico, sistema organico, linguaggio vivido e palpitante, dentro a quel bianco che mangia e dietro a quei segni neri chiusi che a volte stridono, ma sempre si rincorrono, segni ancestrali che ritornano, simbolici, rituali. Sono i nomi nuovi che Giacomelli ha dato alle cose, fotografandole, a rendere tutto in metamorfosi continua, ed è qui che ci si può cercare.
2 gallerie per un autore. Mario Giacomelli
Dove: Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea + The lone T
Quando: fino al 28 novembre 2016