Paola Agosti è riconosciuta come una delle fotografe italiane più significative del ‘900 e Isole che Parlano Festival Internazionale le dedica una mostra. L’evento si svolgerà dal 2 al 10 settembre tra Palau, La Maddalena, Arzachena, Luogosanto ma la mostra proseguirà fino all’8 ottobre.
Le foto di Paola Agosti alle Isole che Parlano Festival Internazionale
Nel corso della sua lunga attività di fotografa indipendente, Paola Agosti ha ritratto leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mondo femminile, ha indagato la fine della civiltà contadina del Piemonte più povero, le vicende dell’emigrazione piemontese in Argentina. Inoltre, ha fotografato i grandi protagonisti della cultura europea del ‘900, realizzando su questi temi varie mostre e numerosi libri.
Il festival Isole che Parlano ospita la mostra Dal Piemonte al Rio de la Plata che presenta un’ampia selezione di scatti tratti da due differenti progetti: Immagine del mondo dei vinti e El Paraiso: entrada provisoria.
La sintesi dei due progetti testimonia due diverse fasi della vita fotografica di Paola Agosti. Pone in relazione il racconto sulle condizioni di due mondi apparentemente e geograficamente lontanissimi, ma fortemente legati dalla storica e imponente migrazione dal Piemonte verso l’Argentina.
Un lavoro che ci fa conoscere le condizioni di miseria, alle soglie degli anni ‘80, della mondo rurale di una delle regioni più industrializzate d’Italia e contemporaneamente ci racconta della vita, in Argentina, dei discendenti di chi da quelle zone era partito moltissimi anni prima alla ricerca di una condizione di vita migliore.
Immagine del mondo dei vinti
Immagine del mondo dei vinti è un lavoro realizzato alla fine degli anni ‘70, che nasce dalla lettura del celebre libro di Nuto Revelli, da cui prende anche il titolo. Agosti, nata e cresciuta in una grande città con pochi contatti con il mondo rurale, resta fortemente colpita dall’esistenza, a pochi chilometri dalla sua città, di quello che Revelli definisce “il Terzo mondo alle porte di Torino”.
Decide, quindi, di ripercorrere quello stesso itinerario geografico e umano e – anche grazie
alla collaborazione dello stesso Revelli – immortala con la sua macchina fotografica i luoghi, i contadini e i montanari delle zone depresse del Cuneese. I “vinti” appunto, gli emarginati, i dimenticati di sempre, ultimi testimoni viventi di storie di guerra, di lavoro e di disagio, storie vere da un mondo contadino in via di estinzione, documentato nella sua realtà quotidiana
Con questo lavoro (che si è concentrato soprattutto sulla montagna e l’Alta Langa) la fotografa lascia una testimonianza visiva di quel patrimonio ricchissimo di saperi che le persone da lei incontrate possedevano e che non avrebbero più potuto trasmettere, di quei luoghi, di quei volti, di quei borghi, di quegli strumenti di lavoro. Un modo per restituire dignità a quel mondo agonizzante, a quei contadini che nessuno ha voluto accompagnare nella Storia come
protagonisti.
El Paraiso: entrada provisoria
El Paraiso: entrada provisoria prende forma dallo stesso contesto storico e culturale ed è un racconto, realizzato tra il 1987 e il 1991, dei luoghi e dei volti dell’emigrazione piemontese in Argentina, uno dei temi che hanno da sempre affascinato Agosti.
Grazie ai contatti con la storica dell’emigrazione Maria Rosaria Ostuni che aveva terminato in quegli anni una ricerca storica sull’emigrazione biellese in Argentina, il lavoro prende il via nel 1987 con un primo viaggio di Paola Agosti a Buenos Aires sulle tracce delle persone indicate dalla Ostuni.
Due anni dopo, grazie alla Provincia di Torino e alla Fondazione Italiana per la Fotografia, Agosti riprende il progetto, torna in Argentina più volte tra il 1989 e il 1991 e in questa nuova fase abbandona la città per esplorare la “Pampa gringa”, l’immenso triangolo di pianura compreso tra le città di Cordoba, Rosario, Santa Fé, che i gringos piemontesi e altri italiani iniziarono ad abitare, coltivare e trasformare dalla seconda metà dell’Ottocento. Un orizzonte piatto e sfuggente, dove, a grande distanza, si innalzano cartelli stradali a indicare che una meta è stata raggiunta: “Cavour”, “Nuevo Torino”, “Piamonte”, “Silvio Pellico”.
Paesi di non molti abitanti, nati per la maggior parte in Argentina da antenati piemontesi, dispersi ma numerosissimi, all’epoca tre milioni e mezzo, oltre un decimo dell’intera popolazione argentina. Le fotografie di questo lavoro sono il resoconto di un viaggio sentimentale della fotografa alla scoperta di fisionomie, atteggiamenti, profili per noi così familiari da rendere i protagonisti di queste immagini nostri fratelli e farci ricordare, oggi piùche mai, che anche gli Italiani sono stati migranti.
Per info: www.isolecheparlano.it