E’ tanto difficile quanto appagante essere un fotografo di strada. Con la propria ‘camera’ in mezzo alla gente, a cogliere l’attimo, con luci improvvisate: libertà ma anche costrizione, viste le leggi sulla privacy. Ma come si fa a diventare un ‘fotografo di strada’? Quali sono i segreti, le difficoltà e le gratificazioni? Noi, l’abbiamo chiesto a Stefano Mirabella, romano classe 1973. <<Influenzato -dice- dai lavori di Constantine Manos, Trent Parke e Alex Webb, tutti maestri che hanno fatto della strada l’ambiente ideale nel quale sperimentare, studiare, muoversi e lavorare, anche io mi sono calato in questo “luogo” che ho sentito subito mio, un teatro nel quale, lo svolgersi del quotidiano è origine di infiniti spunti>>.
Essere un fotografo di strada. Si arriva per gradi a questo tipo di professione?
La fotografia di strada è per me una grande passione, un qualcosa che spesso ho la sensazione che mi assorba e mi coinvolga più di un “normale lavoro” e che rischia di trasformarsi da approccio fotografico ad approccio di vita. Ovviamente questa trasformazione, quest’evoluzione, si riflette poi sulla qualità delle foto che realizzo. Detto ciò, di fotografia di strada non si vive. La passione, come nel mio caso, può portare al massimo a realizzare esibizioni o workshop, che faccio più per trasmettere agli altri il mio punto di vista, che per guadagnarmi da vivere.
Cosa ti ha conquistato e quali difficoltà incontri ogni giorno?
Per quanto mi riguarda è stato amore a prima vista con la streetphotography, fotografavo da molto tempo, poi un paio di anni fa mi sono imbattuto in alcuni scatti di Umberto Verdoliva e da quel giorno non ho fatto che fare fotografia di strada. L’amore per questo genere mi fa puntualmente superare le varie ed eventuali difficoltà che si possono incontrare facendo street. All’inizio si deve inevitabilmente fare i conti con la difficoltà oggettiva nell’avvicinarsi alle persone, però, presto ci si abitua. Attualmente le difficoltà che incontro sono legate al fatto di provare a essere sempre originale, sono diventato molto esigente rispetto ai miei scatti, provo ad alzare sempre più l’asticella relativa alla qualità delle foto che realizzo e propongo. Ecco mantenere alto il livello è una gran bella sfida.
Oggi con le leggi sulla privacy come si fa a scattare fotografie in tutta tranquillità?
In questo periodo l’argomento privacy/fotografia è di grande attualità, me ne accorgo anche durante i workshop che realizzo, c’è sempre tanta curiosità intorno a questo argomento. Premettendo che il più delle volte la fotografia di strada si realizza in luoghi pubblici, non ci si deve preoccupare di nulla in fase di scatto. Altro discorso è legato alla pubblicazione delle foto. Comunque il messaggio che deve passare è quello di dare assoluta priorità alla passione per questo genere, piuttosto che ai timori legati al fatto che qualcuno possa sentirsi offeso e infastidito dalle tue foto. Se il tuo atteggiamento in strada è positivo, sereno e discreto, trasmetti di conseguenza queste sensazioni, anche alle persone che incontri e fotografi.
Ti è mai capitato che ti venisse chiesto di togliere una foto da un tuo progetto? Hai mai convinto qualcuno a ripensarci?
Non ho mai dovuto rimuovere nessuna immagine dal mio sito, credo si debba essere veramente sfortunati affinché si realizzi un’ eventualità del genere, soprattutto alla luce del fatto che il web oggigiorno è invaso da una quantità inverosimile di foto. Con il mio lavoro provo a raccontare, tramite il mio personale punto di vista, la società in cui vivo, la società è dominata dalle persone, l’elemento umano non può che essere al centro dei miei scatti.
Quali sono, solitamente, i tuoi soggetti? E i luoghi in cui preferisci scattare?
Non esistono soggetti particolari che inseguo durante le mie uscite fotografiche, sono più alla ricerca di attimi, di situazioni particolari e di connessioni. Adoro quel tipo di situazioni in cui la fotografia diventa l’estrema sintesi tra la rappresentazione della realtà e la capacità di trascenderla. Durante le mie uscite mi piace “vagare” per la città, lasciarmi trasportare e condurre dalle situazioni e dalle persone, senza progettare e seguire percorsi prestabiliti. A volte mi capita che, rispetto ad alcuni luoghi, sento come un’attrazione, un’empatia particolare, mi ci sento più a mio agio e le foto realizzate beneficiano di questo strano effetto difficile da descrivere.
Qual’è la tua attrezzatura? Come ti muovi tra la gente, in mezzo alla strada? Quando decidi che ‘quello’ è il momento giusto per scattare?
Per muoversi tra la gente, senza che la gente ti percepisca come un “fotografo”, sarebbe meglio prediligere un’attrezzatura leggera, una macchina piccola e poco rumorosa. Anche l’atteggiamento è importantissimo, l’essere più naturale possibile contribuirà a non dare nell’occhio, tutto ciò renderà possibile avvicinarsi alle persone in maniera determinante.
La fotografia di strada sta nell’immediatezza, nella spontaneità dello scatto ma, correggimi se sbaglio, tante volte il progetto è stato pensato a tavolino. Quante volte ti è capitato di modificarlo in itinere? E quante volte il progetto modificato è migliore rispetto a come lo avevi immaginato?
Premettendo che molto spesso il momento giusto è inatteso, inaspettato e improvviso, (queste caratteristiche contribuiranno a rendere unica e particolare la foto) con l’esperienza si impara a percepirlo in leggero anticipo. Questo, nei limiti del possibile, ci concederà quella frazione di secondo, spesso sufficiente a non farsi cogliere di sorpresa dall’evento stesso. Sai la fotografia di strada, per come la intendo io in questo periodo, vive di scatti singoli, è molto difficile dare una progettualità ai miei lavori, diciamo che è più semplice per me, parlare e pensare in termini di “serie”. Fotografie con caratteristiche simili, realizzate nel tempo, che a un certo punto danno vita alla “serie” stessa.
Ritornando alle difficoltà. Oltre alle leggi, quali sono le difficoltà tecniche che devi affrontare nelle tue uscite? Come le superi?
Se vogliamo tornare sulle difficoltà, posso dire che più che “tecniche” possono essere “mentali”, la ricerca di nuovi stimoli, la ricerca di nuove idee e di nuove foto, dopo un po’ diventano sfide impegnative. Nel mio caso, ho trovato tanti nuovi stimoli, tanta energia in Spontanea, il collettivo tutto italiano dedicato alla fotografia di strada, a cui appartengo. Il confronto con tanti bravi fotografi, la realizzazione di progetti comuni, la partecipazione a festival ed eventi vari, mi ha dato e mi sta dando moltissimo.
Di fronte a tutte queste difficoltà pensi sempre che questa la fotografia di strada abbia una marcia in più? Insomma, perché, per esempio, non avresti potuto esercitare il tuo lavoro solo in studio?
Sì assolutamente, sono sempre più convinto che questo genere sia il “mio” genere. In alcune fotografie di strada di alcuni bravi colleghi, ci vedo la genialità, un incredibile colpo d’occhio, una rara capacità di trascendere la realtà. Inoltre, ritengo affascinante e costruttivo stare tra la gente, osservarne e studiarne attitudini e comportamenti, tutte peculiarità impossibili da ritrovare in un tipo di fotografia realizzata, per esempio, in studio.
Nel 2013, grazie alla tua professione, hai vinto il primo premio del concorso internazionale di Street Photography “Where Street Has No Name”. Con quale progetto? Cosa raccontava?
In genere ai concorsi di street si partecipa con foto singole, come nel caso del concorso vinto, è stata una bella esperienza, alla quale ho dato un seguito nel dicembre dello stesso anno, arrivando in finale al Miami Street photography festival, uno dei più importanti concorsi in questo genere. La giuria, per l’occasione, era composta da Alex Webb, Constantine Manos e Bruce Gilden, è stato un grandissimo onore sapere che la mia foto è stata giudicata e apprezzata da questi mostri sacri.
E adesso? Su cosa ti stai concentrando ora? Progetti in cantiere?
Per i prossimi mesi ho intenzione ovviamente di continuare a scattare e di continuare a confrontarmi con il panorama internazionale, tramite contest e concorsi vari. Nei prossimi giorni terrò un altro workshop e ovviamente continuerà l’impegno con Spontanea, il collettivo, ad un anno circa della sua nascita, sta muovendo i primi passi nel variegato mondo della fotografia italiana, con una sempre più assidua partecipazione ai vari festival, ovviamente darò sempre il mio piccolo contributo affinché la streetphotography abbia i meritati riconoscimenti e sia sempre più apprezzata dal pubblico.