E’ uno dei più importanti esperti di fotografia andina. E’ Jorge Villacorta, direttore della IIa Biennale di Fotografia di Lima, a parlarci della collettiva Fotografia de los Andes promossa da Fondazione Fotografia Modena e in mostra fino all’11 gennaio al Foro Boario. La mostra è un viaggio nella straordinaria ricchezza della cultura peruviana, raccontata attraverso il lavoro di numerosi fotografi che tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del novecento aprirono i loro studi nella capitale.
Cosa potremo vedere in questa selezione di “Fotografia de los Andes”?
Negli ultimi 40 anni un fotografo di nome Martin Chambi è diventato molto importante ed è stato il primo fotografo peruviano nel ventesimo secolo ad aver raggiunto un profilo internazionale. La gente conosce molto poco di quello che è successo prima dell’arrivo Martin Chambi o non sanno neppure come ha iniziato a fotografare. Questa mostra crea quindi un contesto per iniziare a capire la fotografia andina. Presentiamo la città di Arequipa, dove Martin Chambi ha studiato fotografia e dove ha fatto l’apprendista per un famoso fotografo del tempo chiamato Max T. Vargas. Vargas ha fornito il modello completo che è servito a Martin Chambi per capire cosa significasse la professione di fotografo in quella parte del mondo.
In mostra anche inediti?
In questa mostra si potranno vedere per la prima volta un gruppo di 10 immagini di Max T. Vargas, di cui 7 originali, immagini che hanno creato un templare per la pratica fotografica di Martin Chambi dopo che questi lasciò Arequipa ed andò a Cuzco.
Proponiamo l’idea di una scuola di fotografia di Arequipa, un compagno di Vargas era Emilio Diaz che è stato il suo maggior competitor ed abbiamo i suoi “discepoli”, i fratelli Vargas che non sono in relazione con Max T. Vargas, ma giovani apprendisti come lo è stato Chambi.
La mostra offre anche altri ricchi spunti.
La cosa importante da ricordare, nel sud delle Ande dove tutto questo si svolge (tutto tra Arequipa, Puno e Kuzco), è che il ritratto è un genere importante in fotografia ed era riconosciuto come artistico. C’era poi un istituzione ad Arequipa chiamata “Centro Artistico de Arequipa” che teneva dei contest dal 1890 in avanti, fino al 1930 ed in questi contest ricevevano premi come “lavori artistici”. Il riconoscimento dei paesaggi non è stato facile a livello artistico, c’è voluto un po’ di tempo perché all’inizio era presa come una “vista topografica del territorio”. E’ stato molto lento l’apprezzamento per i paesaggi come fotografia artistica e nell’esposizione ci sono due esempi di fotografi di Arequipa considerati artisti nei paesaggi: Guillermo Montesinos ed Enrique Macias.
Questi paesaggi artistici sono iniziati con l’idea di “controluce”, è stato quell’aspetto che direi che ha cominciato a far considerare il paesaggio come arte nel senso più grande ed essere premiato nei contest del “Centro Artistico de Arequipa” nel 1910.
Questa mostra contiene un po’ tutto ed include sia foto originali che copie moderne e contemporanee dai negativi originali.
C’è anche un fotografo italiano tra quelli che hai selezionato: Domenico Gismondi.
Abbiamo selezionato un’immagine di Luigi Domenico Gismondi perché è un’immagine molto significativa di questo periodo. E’ una fotografia che ha scattato a Tiahuanaco, un sito archeologico in Bolivia. Tiahuanaco era un sito archeologico molto importante prima di Machu Picchu. Tiahuanaco è stata scoperta alla fina del 1890 che all’incira il periodo in cui Gismondi è arrivai in Sud America. E’ probabilmente atterrato il Moiendo, molto vicino ad Arequipa, ed Arequipa era il centro di questo movimento fotografico, come dicevo prima. Ha imparato brevemente ad Arequipa (questa è un’ipotesi, perché non sappiamo bene le sue tappe complete nello sviluppo come fotografo, ma ha imparato velocemente in quell’area del mondo.
Ha poi deciso di documentare quello che vedeva. Tutti i suoi viaggi fornivano foto sia di monumenti pre-ispanici come chiese e città e si muoveva tra Arequipa, Cuzco e Puno. Da Puno è andato in Bolivia e lì è dove ha fatto la foto di Tiahuanaco. C’è questa chiesa con due idoli ed un uomo in piedi accanto ad uno degli idoli. Questa chiesa è ancora visibile oggi in quella zona. Per noi è molto significativo perché lui è un fotografo di provenienza straniera che è diventato parte della gente ed il suo lavoro contiene sia il lato peruviano che quello boliviano. Lui è, infatti, in un modo figurato un punto d’incontro con Max T. Vargas. Perché Max T. Vargas aveva il suo studio ad Arequipa e anche uno studio a La Paz che era uno studio parallelo a quello di Arequipa.
La cosa interessante è che durante questi viaggi verso (La Paz) fece foto al territorio e alle tradizioni e costumi di diversi gruppi di persone che vivevano in quell’area.
Quindi Gismondi, che ha probabilmente imparato il suo metodo in parte da Max T. Vargas, era in pratica un fotografo che “competeva” con lui nella stessa area di Arequipa, Puno Bolivia.
L’intervista in originale.
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