“Una foto vale mille parole” ovvero #Picworth1000words. Ecco com’è nato il progetto promosso da Nikon e che ha coinvolto tre fotografi a rivedere tre fiabe in soli quattro scatti. Lo spiegano Cristina de Middel, Dan Bannino e Sandro Giordano in un’intervista a tre.
Dan Bannino, Italia
Come ha concentrato una fiaba classica in soltanto quattro immagini?
Le fiabe sono storie vecchie quanto il mondo. Per concentrare una storia dettagliata rivolta a un pubblico universale, innanzitutto ho cercato i fatti e gli elementi chiave che erano presenti nelle diverse versioni della storia in differenti parti d’Europa. Ho quindi costruito le mie idee attorno a essi, accertandomi che ogni foto potesse catturare la storia ed essere facilmente riconoscibile.
Come è riuscito a fare in modo che il progetto avesse il suo stile personale? Come descriverebbe gli aspetti per cui è famoso?
Mi piace sempre descrivere me stesso come un pittore, ma al posto dei pennelli io uso le luci e la fotocamera per riprodurre la mia immaginazione. Come per gli antichi maestri, la luce è fondamentale nelle mie foto. Nel mio lavoro passo la maggior parte del tempo a cercare la giusta condizione di illuminazione, per far risaltare alcuni elementi della composizione rispetto agli altri.
Le luci e la ricerca di una composizione ricca sono parte del mio stile. Cerco sempre di creare una foto che possa essere apprezzata da tutti, dalla mia nipotina di cinque anni a una nonna di 86.
Come ha deciso di dare a questa storia una svolta moderna? E come l’ha espressa nei suoi scatti?
Dietro alle migliori immagini ci sono sempre idee grandiose. Allo stesso modo, dietro a ogni scatto ci sono giorni, settimane, persino mesi di ricerca. La vita quotidiana e le notizie online mi offrono un’immensa ispirazione quando racconto una storia. Per questa serie, ho cercato gli elementi chiave della fiaba classica e li ho rivisitati con oggetti contemporanei. Voglio far ridere le persone, farle pensare e voglio che si gustino quello che vedono.
Quali sono gli elementi più importanti dei suoi quattro fotogrammi per la comunicazione visiva della sua storia?
Ho lavorato sodo per creare il set dei miei quattro fotogrammi. Tutto parte dalla scelta della location perfetta, poi si può raccogliere il materiale adatto, scegliere i costumi e infine creare gli oggetti di scena. Non da ultimi, i modelli giusti. Come il famoso produttore italiano Pasolini, mi piace lavorare con le persone che vedo intorno a me, che hanno volti comuni ma particolarmente espressivi. Il principe, per esempio, è una persona che conosco appena, ma aveva le caratteristiche ideali. Quando l’ho individuato, gli ho dato il mio biglietto da visita e gli ho chiesto di unirsi a noi sul set. Sono certo che concorderete con me: le sue espressioni sembrano uscite direttamente da un film Disney.
Che consiglio darebbe agli aspiranti fotografi su come elaborare un progetto interessante?
Se riuscite a pensare a qualcosa, potete trasformarlo in realtà. L’immaginazione è tutto, quindi non dovete mai dire a voi stessi che non siete in grado di farlo e non dovete aver paura degli errori. Gli errori sono l’unica via per raggiungere la perfezione nelle vostre prossime fotografie. Cercate di imparare dai vostri fotografi preferiti, dedicate il vostro tempo a osservare il loro lavoro e a comprenderne lo stile, la composizione, le luci e le ambientazioni. Poi prendete la vostra fotocamera e cercate di raccontare una storia ogni volta che premete il pulsante.
Per scattare ha usato una Nikon D5500.
Per questo progetto ho usato la nuova Nikon D5500 con gli obiettivi AF-S DX NIKKOR 10-24mm f/3.5-4.5G ED, AF-S NIKKOR 14-24mm f/2.8G ED e AF-S NIKKOR 50mm f/1.8G. Ho dovuto inserire molti dettagli ed elementi fondamentali nella scena e la maggior parte delle volte la location non mi offriva molto spazio per muovermi: ecco perché ho scelto gli obiettivi grandangolari. Le luci hanno sempre un ruolo importante nelle mie foto. Ho usato luci da studio nelle foto al chiuso e la luce naturale con un riflettore in quelle all’aperto. La Nikon D5500 è semplicissima da usare. È una fotocamera incredibilmente leggera, in cui tutti i pulsanti fondamentali sono facili da trovare, ha un ottimo sensore e 24,2 megapixel per una sorprendente qualità dell’immagine. Usando l’ampio schermo LCD touchscreen su un’unità di supporto ad angolazione variabile, ottengo punti di vista interessanti. Il Wi-Fi mi ha permesso di esportare immediatamente le mie foto e condividere all’istante i miei scatti sui social media.
Quali sono stati gli elementi più importanti dei suoi scatti?
Ritengo che l’elemento fondamentale per una foto grandiosa sia una buona composizione. Possiamo tutti osservare lo stesso tavolo con sopra lo stesso cesto di frutta, ma ciò che darà alla foto un carattere personale sono il modo in cui si predispongono la frutta e il cesto sul tavolo e l’uso delle luci per illuminarli.
Nel mio lavoro cerco sempre di creare qualcosa a cui tutti possano arrivare e penso che sia per questo che riesco a coinvolgere gli altri.
Nella sua esperienza, quali sono gli aspetti più comuni su cui si può sbagliare in un progetto come questo e come li eviterebbe?
Progetti come questo coinvolgono molte persone, animali, location, luci e materiali. La cosa più difficile è organizzare tutto e tutti, in particolare sul set, quando si hanno solo pochi istanti per scattare la foto giusta. Tutto può andare storto, ma aiuta avere bene in mente il risultato finale.
Non dimenticatevi di divertirvi e mettere passione nelle riprese. È fondamentale che siate felici e amiate il più possibile quello che fate. Le vostre foto sono il riflesso di voi stessi.
Che cosa ha comportato la post-produzione?
In genere non ritocco le mie foto in fase di post-produzione. Mi limito a ritagliarle e magari a far risaltare alcuni elementi rispetto agli altri. Nel complesso, preferisco l’effetto “in-camera”. Quello che vedete nelle mie foto non è nient’altro che quello che c’era al momento in cui sono state scattate. Ecco perché la predisposizione della location e lo studio della luce sono parti essenziali della preparazione.
Cristina de Middel, Spagna
Come ha concentrato una fiaba classica in soltanto quattro immagini?
Ho dovuto identificare gli aspetti principali della storia e riassumere tutti i dettagli senza perdere il senso della narrazione.
Come è riuscita a fare in modo che il progetto avesse il suo stile personale? Come descriverebbe gli aspetti per cui è famosa?
In genere uso la fantasia nel mio lavoro come strumento per giocare con realtà e finzione. Uso la fotografia per descrivere il mondo in cui viviamo, quindi questo progetto si sposa perfettamente con il mio approccio al mezzo.
Come ha deciso il modo in cui dare a questa storia una svolta moderna? E come l’ha espressa nei suoi scatti?
Nella fiaba classica, la sirena ha il permesso di emergere in superficie e vedere il mondo esterno quando compie 15 anni e in Messico i “dolci 15 anni” sono celebrati come un momento grandioso nella vita di una teenager perché diventa ufficialmente donna. Ho pensato che sarebbe stato un parallelo divertente e interessante, e ho deciso di giocare con i luoghi comuni messicani per contestualizzare il mio approccio e renderlo più comprensibile.
Quali sono gli elementi più importanti dei suoi quattro fotogrammi per la comunicazione visiva della sua storia?
Gli elementi visivi più importanti sono la coda della sirena, l’illuminazione cinematografica e l’aspetto molto indigeno di Masumi, la modella. Ho poi riassunto la fiaba concentrandomi sulla storia d’amore e spiegando l’inizio e la fine con la prima e con l’ultima immagine, lasciando che le altre due parlassero della complessa storia romantica.
Ho usato inoltre le scintille per mostrare come la sirena perde i sensi e diventa uno spirito dopo aver capito che il suo amore è impossibile.
Che consiglio darebbe agli aspiranti fotografi su come elaborare un progetto interessante?
Gli aspiranti fotografi devono seguire il proprio istinto e pensare in grande. A volte siamo sopraffatti da storie che sembrano troppo complesse da tradurre, ma la fotografia è perfettamente in grado di condurci, perché lavora sulla superficie delle cose. Adattate la realtà a ciò che dovete fotografare, non il contrario!
Per scattare ha usato una Nikon D5500.
È stato fantastico lavorare con la Nikon D5500. È molto leggera, estremamente intuitiva e ha una qualità dell’immagine sorprendente. Il touchscreen semplifica l’esplorazione e la regolazione della fotocamera. Certamente uno smartphone è più piccolo e più leggero, ma non permette sicuramente lo stesso controllo durante la ripresa. Con la Nikon D5500, si può lavorare come un professionista, con un’attrezzatura estremamente leggera e accessibile.
In termini di configurazione, in genere uso obiettivi fissi (uno da 50 mm e uno da 35 mm) e cerco di lavorare con la luce naturale per dare alla scena un’atmosfera cinematografica. Inoltre tendo a desaturare un po’ le immagini, per dare al tutto un aspetto più consistente.
Quali sono stati gli elementi più importanti dei suoi scatti?
La location è stata un importante elemento delle riprese. Per il ritratto di famiglia, il set è stato un famoso quartiere di Città del Messico (Tlatelolco), dove negli anni ‘60 ebbe luogo un massacro. Tutte le persone che vivono qui hanno storie da raccontare e questo quartiere è unico dal punto di vista dell’architettura. La luce è meravigliosa, perché tutti gli appartamenti hanno enormi finestre e dal salotto si possono vedere le piramidi.
L’altro set è un posto altrettanto famoso in città. È una delle più antiche sale da ballo, dove si svolgono molte celebrazioni (in particolare le feste dei 15 anni). Era semplicemente il luogo ideale per la storia che volevo raccontare.
Nella sua esperienza, quali sono gli aspetti più comuni su cui si può sbagliare in un progetto come questo e quali consigli potrebbe dare su come evitarli?
Bisogna mantenere la calma e la concentrazione, avere un copione e attenervisi il più possibile. È anche fondamentale tenere gli occhi aperti, perché le cose possono andare in un modo che non era stato previsto ma che può migliorare notevolmente la storia. Penso che l’aspetto principale sia ricordare che quello che succederà sarà grandioso! Se non ci si diverte durante le riprese, è segno che qualcosa non va.
Sandro Giordano, Italia
Come ha concentrato una fiaba classica in soltanto quattro immagini?
Ho dovuto decidere quali erano gli elementi più importanti della fiaba.
Come è riuscito a fare in modo che il progetto avesse il suo stile personale? Come descriverebbe gli aspetti per cui è famoso?
Nel mio progetto fotografico IN EXTREMIS (bodies with no regret) faccio cadere le persone con la faccia sul pavimento. Nella mia versione di questa fiaba, vedrete che il personaggio principale cade sempre.
Come ha deciso il modo in cui dare a questa storia una svolta moderna? E come l’ha espressa nei suoi scatti?
Ho scelto una versione classica davvero antica. Sono andato alla ricerca di luoghi incantati.
Quali sono gli elementi più importanti dei suoi quattro fotogrammi per la comunicazione visiva della sua storia?
Sono stato molto esigente nella ricerca del velluto perfetto per il mantello, per ritrarre la storia con l’illuminazione migliore. Volevo anche un colore rosso sangue, e l’ho trovato.
Che consiglio darebbe agli aspiranti fotografi su come elaborare un progetto interessante?
Gli aspiranti fotografi non dovrebbero trascurare nessun dettaglio o costringere il pubblico a trovarlo.
Per scattare ha usato una Nikon D5500.
Grazie al touchscreen della Nikon D5500 ho avuto l’opportunità di aumentare lo zoom della foto e controllare immediatamente che tutto fosse a posto.
Esiste un particolare elemento del kit o una configurazione che l’aiuta a raggiungere il suo stile unico?
Non uso impostazioni speciali. Le mie foto sono molto spartane!
Quali sono stati gli elementi più importanti dei suoi scatti?
Ho dovuto cercare la giusta luce naturale per descrivere in modo accurato i momenti diversi del giorno. Ho scattato tre foto all’aperto, mentre quella finale è stata scattata al chiuso.
Nella sua esperienza, quali sono gli aspetti più comuni su cui si può sbagliare in un progetto come questo e quali consigli potrebbe dare su come evitarli?
Nella mia esperienza, il rischio più grande è il tempo e sfortunatamente non ci sono consigli utili da dare. Occorre solo avere molta pazienza e rimandare le riprese al giorno dopo se necessario.
Che cosa ha comportato la post-produzione?
Con la Nikon D5500 il lavoro di post-produzione è stato minimo. Ho lavorato un po’ sul contrasto e su una leggera saturazione del colore. Semplice!