Tra i vincitori del contest Letizia Battaglia c’è Giorgio Nuzzo con un progetto realizzato a Brindisi. Il contest, promosso da Civita Mostre, è stato lanciato in occasione della mostra a Palazzo Reale di Milano. Due le sezioni a cui si poteva partecipare: “persone” e “progetti”.
Progetti è stata la categoria scelta da Giorgio che vinto presentando “Paura e Speranza”, parte del racconto fotografico “La Terra del Cheb”, una storia di emigrazione, solitudine e speranza.
“La Terra del Cheb”
L’idea di chiamare il progetto “La Terra del Cheb” nasce dalla storia di due cantanti algerini, Cheb Khaled e Cheb Hasni, uniti dal suono “Raì” delle loro canzoni, ma divisi dalla sorte.
A metà anni Ottanti i cantanti Raì non erano ben visti nel loro paese di origine, così Khaled decise di spostarsi in Francia dove continuò la sua attività di cantante, mentre Hasni rimase in Algeria e venne assassinato per i suoi ideali di libertà.
Da quel momento la parola Cheb, che in arabo vuol dire “ragazzo”, è diventata sinonimo di coraggio, lotta culturale e speranza per tutti i giovani del mondo.
La nascita del progetto fotografico, raccontato da Giorgio
“La Terra del Cheb” nasce nell’autunno del 2013 nel porto di Brindisi, quando una nave mercantile ormeggia in porto dopo aver recuperato un barcone alla deriva, nel quale viaggiano 30 migranti.
Il loro viaggio ha inizio molti mesi prima dalla profonda Africa centrale, percorrendo spesso a piedi, foreste e deserti. Raggiunta la Libia, con la poca speranza rimasta, si erano imbarcati su un gommone mal ridotto, per raggiungere le coste italiane.
La sera del loro sbarco nella costa pugliese, ho avuto una lunga chiacchierata con uno di loro, che mi raccontò della sua felicità per l’arrivo in Italia, ma anche delle paure per il suo futuro. Quel ragazzo è diventato il protagonista della mia storia e l’ho chiamato simbolicamente Cheb proprio per gli ideali di coraggio e speranza che lui impersonificava.
Da quel giorno ho pensato, quindi, di accompagnare idealmente Cheb immedesimandomi nei suoi occhi durante il percorso che avrebbe compiuto in Italia. Mi sono soffermato a ricercare alcuni aspetti della società rendendoli visibili tramite le fotografie, al fine di sensibilizzare le persone a temi spesso ignorati.
Il racconto che segue è frutto della mia immaginazione ed è il risultato di miei numerosi viaggi e di una critica personale della realtà contemporanea.
La Terra del Cheb, il racconto fotografico
Raggiunte le coste italiane dopo un lungo viaggio, Cheb si rende conto, fin da subito, che i suoi sogni non corrispondono alla realtà. Non avendo una fissa dimora inizia a spostarsi in varie città convincendosi, giorno dopo giorno, di trovarsi in un’altra guerra, molto più silenziosa, che si consuma quotidianamente lungo le strade senza che la gente ne sia cosciente.
Cheb vede la povertà, vede il degrado culturale nella violenza giovanile, negli abusi di potere, nella difficoltà di integrazione e quasi si arrende al proprio destino. Ma lui è un ragazzo pieno di speranza e finalmente riesce a trovarla negli occhi dei più giovani che accettano le diversità ignari di tutte queste problematiche.
Da questo lungo percorso comprende che l’unico antidoto per sconfiggere le differenze tra la gente, è il rispetto per “l’altro” e il non fermarsi mai alle apparenze, tema trattato nell’ultimo scatto.
Ma il suo viaggio è solo all’inizio…
Durante la visione del progetto, si consiglia l’ascolto dalla canzone “Enfants des ghettos” dei DUB INC feat. Meta Dia & Alif Naaba.
La sua visione di fotografia
Lo scopo principale dei miei reportage fotografici, realizzati con reflex Nikon e Canon AE1 program del ’76, è quello di comunicare un tema importante agli osservatori. Questo per incentivare una riflessione sui “problemi” della nostra società. Le idee che trasmetto, attraverso gli scatti, non vengono studiate in momenti premeditati, ma derivano da una costante osservazione dell’evolversi della cultura di un luogo.
Questo percorso creativo prevede diversi anni di raccolta del materiale fotografico, un impegnativo lavoro di editing e uno studio relativo alle modalità di installazione e stampa più idonee per risaltare il progetto. Sono stati diversi i progetti fotografici costruiti in questi 8 anni, tra cui “Rosso diossina”, realizzato nel quartiere Tamburi di Taranto; “Me, Me stesso ed Io” sul rapporto uomo e smartphone; “Marketing Man” sull’effetto delle pubblicità sulla società; “La prima neve”, realizzato durante la straordinaria nevicata in Salento del gennaio 2018, si concentra sulle problematiche dovute ai cambiamenti climatici.
Poi c’è “La Terra del Cheb”, una storia di emigrazione, solitudine e speranza.
La scelta del bianco e nero perché
Quasi tutti i miei progetti sono realizzati in bianco e nero, principalmente per due motivi. Innanzitutto il bianco e nero esalta l’azione presente nello scatto, mentre un colore molto acceso potrebbe far distogliere lo sguardo dal tema principale.
Inoltre, lascia l’osservatore libero di immaginare i colori presenti all’interno dello scatto. Dare libertà all’immaginazione di chi osserva la foto, è una delle prerogative più importanti della mia idea di fotografia.
Giorgio Nuzzo, chi è…
Salentino di nascita, classe ’89, attualmente vive fra Venezia, Roma e Napoli.
Nel 2012 inizia ad avvicinarsi alla fotografia e la passione crescente per questo genere di arte lo porta a frequentare “Foto Scuola Lecce”.
Durante questo percorso formativo si è appassionato in particolar modo alla fotografia di strada che gli ha permesso di cogliere, nei volti della gente, le varie emozioni e i differenti modi di vivere concentrando la sua attenzione sulla comunicazione e sul significato che può trasmettere uno scatto.
Parallelamente continua a coltivare sia la passione per la fotografia di concerti collaborando con diversi magazine del settore e sia reportage matrimoniali con la fotografa Silvia Carrino.
Inoltre, si occupa della recensione di mostre fotografiche e interviste per le quali ho collaborato con il web magazine “Clic-Hè”.
Attualmente è impegnato nella realizzazione di diversi progetti fotografici a tema socio-culturale, esposti in varie gallerie nazionali. Nel 2018 e 2019 ha curato la direzione artistica del Premio Matroneo (Andrano, LE) e nel 2019 del Premio Fotovicoli (Oderzo, TV).
“Credo che ogni foto sia l’unione di tutti i luoghi visitati, le esperienze vissute e le persone incontrate”. www.giorgionuzzo.it
Il suo profilo Instagram.