VENEZIA. Dal 16 febbraio al 12 maggio a Palazzo Franchetti c’è in mostra Paesaggio Italia, una grande mostra di Maurizio Galimberti che presenta in più di 150 immagini i suoi scatti più significativi, una sintesi della sua ricerca attraverso la riscoperta e la narrazione del nostro Paese, di alcuni luoghi scelti dall’autore per la loro significatività e da lui stesso eletti a luoghi del cuore continuando e affinando la sua ricerca iniziata già nei primi anni ’90. Per la prima volta una grande mostra ed un libro documentano l’inedito Grand Tour.
Il risultato è un lavoro antologico fuori dall’ordinario sul tema del paesaggio italiano, ritratto attraverso tutte le forme espressive sperimentate dall’Instant Artist con le sue Polaroid. Un imponente caleidoscopio di immagini, composto di scatti unici non ripetibili per raccontare i percorsi e le divagazioni di Maurizio Galimberti, che trasfigura lo sguardo attraverso un nuovo mondo, in grado di riportare allo spettatore l’esperienza di trasformazione e rinnovamento maturata dall’artista in questi oltre venti anni di lavoro sul paesaggio. “Un nuovo esordio” così lo definisce Denis Curti, che di lui scrive: “Con questo nuovo e sorprendente “Viaggio in Italia” Maurizio Galimberti prosegue la ricerca fotografica dedicata a luoghi, spazi, paesaggi e orizzonti. Tra le diverse traiettorie possibili, Galimberti cerca l’astrazione, ma deve fare i conti con il senso di appartenenza, con i punti fermi e riconoscibili delle architetture, con il fascino delle piazze, con la forza abbagliante della luce della Puglia, con la patina di commozione della pianura, con l’orgoglio barocco della Sicilia. Con Milano, la sua città. Qui vive e lavora. Per certi tratti il percorso visivo si fa autobiografico e Galimberti non si risparmia. Scatta senza sosta nuovi mosaici e immagini singole. Riporta in luce alcune polaroid scattate negli anni ’90, prova della sua dedizione e fedeltà verso una certa idea di italianità, che sono destinate a restare sullo sfondo: pedine utili a non perdere la strada”.
Le sue polaroid, grazie alle diverse possibilità compositive sperimentate, diventano scrigno di infinite visioni, che consentono una rilettura ed una riscoperta dei luoghi del nostro paese assolutamente inaspettate. Architetture, città, volti di paesaggio verranno proposti sottoforma di singole polaroid, “mosaici”, ready-made, ovvero di quelle che rappresentano le modalità tecniche e di espressione privilegiate da sempre dall’artista che, in questa occasione, sperimenta in anteprima mondiale la nuova pellicola Impossible, primo esemplare in bianco e nero. In questa narrazione, Galimberti dimostra di aver raggiunto una consapevolezza artistica che si rivela nell’atteggiamento fotografico di chi oramai è pronto a disorientarsi, lasciandosi alle spalle il proprio luogo comune. Sia che l’artista si esprima attraverso le singole polaroid, che si cimenti nelle ardite composizioni degli oramai celeberrimi mosaici o che dalla foto riesca a dar vita ad un oggetto nuovo, il risultato è sempre sorprendente.
Le Polaroid singole di Galimberti non sembrano solo appunti di viaggio per sottrarre all’oblio i momenti focali. Che riquadrino silhouettes o giochino con i riflessi, le sovrapposizioni, le ombre – anche quella dell’artista, a formare un autoritratto – o che privilegino porzioni di cielo e di mare, scorci di città, dettagli di monumenti o angoli anonimi, le immagini restituiscono una dimensione strettamente personale, intima, declinata secondo un registro lirico. Mosaici. La fortuna del nome di Galimberti su vasta scala è probabilmente legata ai suoi mosaici, quadri composti da una serie di singole Polaroid allineate come tessere e incollate secondo una precisa sequenza. La visione d’insieme fornisce la chiave per apprezzare il soggetto nella sua – sempre parziale – interezza. L’artista sottopone le forme a un moto centrifugo, che ne scompone le fattezze in una miriade di schegge; il loro successivo assemblaggio restituisce una sorta di unità e una certa leggibilità. Ready-made. Galimberti reinterpreta, con spirito ludico e creativo, il ready-made di origine duchampiana. Appropriandosi di oggetti diversi – lettere, cartoline, mappe, immagini, riproduzioni fotografiche, fogli pubblicitari – ne tramuta la natura attraverso l’impiego della Polaroid. Nel suo procedere, scatta su porzioni selezionate dell’oggetto, lo riquadra, ne isola particolari a volte significativi, a volte marginali, preleva campioni. Poi assembla i risultati, li accosta, li unisce, li incolla.
Informazioni: www.civitatrevenezie.it