REGGIO EMILIA. E’ stata prorogata fino al 1° aprile la mostra Loropernoi, la mostra di Davide Pizzigoni, a cura di Cristiana Colli, in programma nei Musei Civici di Palazzo San Francesco e nella Galleria Parmeggiani. Loropernoi – un titolo allusivo e musicale che rimanda alle litanie e alla sacralità dei musei come chiese laiche e ipertesti contemporanei – è un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e a figure di spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani. L’esposizione, che presenta 130 immagini formato cartolina a Palazzo San Francesco e una ventina di grande formato nella Galleria Parmeggiani, rappresenta una nuova e originale tappa dell’indagine antropologica per il tramite della fotografia che l’artista dedica ai guardiani dei musei, un corpus imponente che si è sviluppato in più di settanta musei di Francia, Inghilterra, Russia, Brasile, Stati Uniti e Italia e approdata a una riflessione più generale sul misterioso e affascinante legame che stringe, in forme sempre contemporanee, la vita vera con l’arte. Pizzigoni, mettendo a fuoco il suo sguardo, realizza una carrellata di ritratti, vedute e spaesamenti, in una sequenza di fuorisincrono che raffigura queste invisibili sentinelle sul loro luogo di lavoro e della conoscenza, tra opere d’arte, animali impagliati, interni decorati, quadri ottocenteschi, vasi apuli presenti nelle due affascinanti sedi di Reggio Emilia.
“Così le collezioni reggiane, in questo lungo viaggio nei musei del mondo – afferma la curatrice Cristiana Colli – diventano nodo e hub, crocevia di idee e visioni, storie geografie e comunità, interfaccia e common ground di un dialogo potenzialmente infinito. Poiché il processo che si sviluppa è un dispositivo, una dissimulazione della contemporaneità intrinseca di ogni collezione, dove il dato di modernità e attualità delle pietre paesine e dei pesci palla, dei polpi in formalina, delle selci appenniniche e delle balene ci ricorda una volta ancora che lì sono trattenuti frammenti e indizi di immanenza per nuove contemplazioni. Così – tra accumulo e sottrazione – si snoda una narrazione che in Parmeggiani sconfina in un intuitivo voyerismo mondano, e in Chierici e Spallanzani esplora l’ambizione tassonomica della conoscenza. E proprio sui mondi silenziosi degli apparati espositivi – un tutt’uno col patrimonio – sullo spettacolo dei reperti, su quell’ipertesto in continuo aggiornamento, anche chi è deputato a custodire lo sguardo diventa reperto. Così Davide Pizzigoni accompagnato da quei volti sconosciuti usa la fotografia e i musei per entrare nelle vite degli altri”.
La mostra ospitata a Palazzo San Francesco, sede che raccoglie importanti collezioni archeologiche, naturalistiche, etnografiche e artistiche, sviluppa, nello spazio vincolante delle vetrine, il rapporto tra storia umana e esperienza di collezionismo. In questi spazi, oggetto di prossimi interventi di restauro e di adeguamento funzionale, firmati dall’architetto Italo Rota, le 130 fotografie (10x15cm) di Pizzigoni citano il format e l’iconografia della cartolina come reperto di viaggio, messaggio intimo e segreto di luoghi lontani, metafora del transito di storie e geografie, omaggio alla forza fragile delle relazioni epistolari, rimando agli infiniti paesaggi custoditi nelle vetrine. Così imprevedibilmente le immagini si incastrano – quasi a confondersi – tra le collezioni in una relazione poetica e concettuale tra le pietre paesine, i pesci palla, i polpi in formalina, le selci appenniniche, le balene e lo sguardo dei guardiani del museo. Gli scatti si pongono come richiami visivi, in un gioco sorprendente di rimandi di prospettive e punti di vista dove il dato di contemporaneità si intreccia con indizi di immanenza. A volte nei “ritratti” emergono poi veri e propri casi di mimetismo in cui prevale una dimensione di gioco tra figurante e oggetto d’arte (come ad esempio l’immagine che raffigura la custode di fronte a un pesce palla gigante), se non addirittura di camaleontismo; non parliamo solo di imitazione/adeguamento al contesto, ma anche della volontà di risultare invisibili al pubblico.
Nell’altra sede, la galleria Parmeggiani, già casa d’artista e interessantissimo caso di collezionismo ottocentesco tra il vero e il falso, assistiamo a un salto di scala e di senso. Le venti fotografie di Pizzigoni in mostra, catturando insoliti effetti di luce e trame di colore, approdano a una riflessione sugli esseri umani che pone l’accento sulla loro corporeità. Lo scenario intrigante della Parmeggiani offre uno sfondo suggestivo a immagini di grande formato che raffigurano il museo vissuto e abitato nella prolungata consuetudine del quotidiano in una dimensione dilatata, in un tempo lungo e silenzioso di chi trascorre la sua vita accanto alle opere d’arte. Pizzigoni rende protagonisti coloro che lavorano dietro alle quinte grazie all’uso sapiente dell’elemento della cornice che caratterizza tutte le microstorie della Parmeggiani per la capacità di porsi come porta del tempo e della memoria, limite fisico tra chi è deputato a custodire lo sguardo e il corpo del museo.
SEDI
Musei Civici – Palazzo San Francesco Via L. Spallanzani n. 1
Galleria Parmeggiani Corso Cairoli n.1
ORARIO APERTURA AL PUBBLICO
dal martedì al venerdi 9.00 – 12.00
sabato e domenica 10.00 / 13.00 – 16.00 / 19.00
Ingresso libero
INFO
0522/456477 Musei Civici uffici, via Palazzolo, 2
0522/ 456816 Musei Civici di Palazzo San Francesco, via Spallanzani, 1
0522/451054 Galleria Parmeggiani, Corso Cairoli n.1
www.musei.re.it