REGGIO EMILIA. Nel giorno della seconda importante scossa di terremoto in Emilia abbiamo deciso che avremmo dovuto metterci in gioco. Il progetto To Belong (Appartenere) nasce a Giugno 2012 dall’impegno dell’agenzia creativa Studio Blanco di restituire alla propria terra, offesa e umiliata, una testimonianza fotografica che diventasse memoria, che fosse ritratto dei giorni difficili che stava passando. Un modo per segnare l’hic et nunc e rendere omaggio alle persone, alle loro situazioni, agli sguardi sul futuro, al Fare Emiliano.
Per svolgere questo lavoro impegnativo, per ritrarre le terre post terremoto, lo Studio ha scelto il fotografo svedese Anders Petersen, straordinario artista svedese fautore di una fotografia emotiva e drammatica, specializzato nel calarsi in situazioni di confine e dialogare con persone in difficoltà.
Petersen è rimasto in Italia per 10 giorni a Novembre 2012 ed ha viaggiato per l’Emilia e le province attigue per incontrare persone, farsi raccontare storie, imparare, ritrarre, immergendosi nella nebbia padana a distanza di 5 mesi dalle scosse principali.
Una visione straniera, adulta, matura, esclusivamente in bianco e nero in cui è assente la morbosità: un approccio che mette in primo piano le persone, l’incertezza, ma soprattutto la dignità ed il senso di appartenenza di un popolo colpito che si è rimesso al lavoro senza grande clamore.
To Belong uscirà anche come libro omonimo nella primavera del 2013 mentre le foto di Petersen rimarranno espsote ai Chiostri di San Pietro fino al 16 giugno.
Anders Petersen è nato nel 1944 a Stoccolma, in Svezia. Studia fotografia con Christer Stromholm presso la scuola di fotografia di Stoccolma. Strömholm, da maestro, diventa un grande amico di Petersen, accompagnandolo nel tragitto personale e fotografico. Nel 1967 inizia a fotografare i frequentatori di un bar di Amburgo chiamato Café Lehmitz , passando le notti tra prostitute, travestiti, ubriachi, amanti e tossicodipendenti. Il progetto dura tre anni e dà vita ad un libro omonimo pubblicato otto anni dopo, nel 1978, da Schirmer / Mosel in Germania, comparso in Francia nel 1979 e in Svezia nel 1982, che viene considerato fondamentale nella storia della fotografia europea. Anders redige un ritratto commovente di una umanità alla deriva, rivelandone attraverso intensi ritratti, non solo le situazioni di emarginazione, quanto piuttosto i sentimenti sommersi. Anni dopo, una fotografia di Cafè Lehmitz verrà usata da Tom Waits per la cover del suo album Rain Dogs. Negli anni ’70 Petersen insegna prima presso la scuola di Christer Stromholm e poi diventa direttore della Scuola di Fotografia e di cinema di Göteborg.
A metà degli anni ’80 Petersen prosegue la sua indagine visuale nelle carceri, nei manicomi e nelle case per anziani. Per un lungo periodo, vive in una prigione di massima sicurezza per creare le immagini del libro Fangelse (1984). Anders Petersen ha pubblicato più di 25 libri e vinto numerosi premi, fra cui Photographer of the Year al Photofestival di Arles (2003, Francia), il premio speciale della giuria per la mostra Exaltation of Humanity al festival di Lianzhou (2007, Cina), la menzione al Deutsche Börse Photography Prize (2007), oltre ai riconoscimenti ai suoi libri, fra cui From Back Home (con JH Engstrom, miglior libro del 2009 al Rencontres d’Arles Book Award) e City Diary (miglior libro del 2012 al Paris Photo Photobook Awards).
Il lavoro del fotografo svedese, si caratterizzata per l’uso di un bianco e nero contrastato e drammatico. Fotografa prevalentemente con una Contax T3, un obiettivo 35 mm e pellicole con sensibilità ISO 400: il suo corpo di lavoro, spesso duro, ma sempre poetico, ci costringe a riflettere su situazioni e persone ai margini, focalizzandosi sulla tenerezza, la bellezza e l’umanità comune che le contraddistingue.