ROMA. Fino al 2 marzo 2014 Palazzo delle esposizioni ospiterà la mostra National Geographic, 125 anni. La Grande Avventura curata da Guglielmo Pepe.
Sono sue le parole che riportiamo qui sotto, le migliori per spiegare questi primi 125 anni della “grande avventura” del National Geographic.
“Poter gettare ponti che scavalchino millenni, continenti, civiltà, raggiungere esseri umani che lingue, scritture, leggi, costumi, fedi diverse parrebbero dividere inesorabilmente da noi, e scoprire invece che ci sono similissimi – quasi dei fratelli – ecco un insigne piacere”. Prendo a prestito le parole di Fosco Maraini, scrittore, fotografo, viaggiatore-pellegrino, etnologo, perché si avvicinano molto più di altre alla mia idea di National Geographic. Perché se è vero che la Society ha offerto a milioni e milioni di persone l’occasione di scoprire il Mondo nella sua immensità, credo che il più significativo contributo riguardi la possibilità di conoscere direttamente tutti i viventi della Terra. E in primo luogo le genti.
Grazie al magazine – unico nel suo genere perché racchiude al suo interno più riviste – sono entrato in contatto con donne, bambini, vecchi dei luoghi più diversi. Ho appreso storie, culture, modi di vivere – e di sopravvivere – leggendo reportage bellissimi e guardando fotografie straordinarie.
Molti, forse i più, ritengono NG una rivista di fotografia. Sì, lo è. Ma solo in parte. Perché mensilmente pubblica articoli di studiosi, ricercatori e giornalisti, di prima qualità. Che mi hanno aiutato anche a conoscere i più vari ambienti naturali e a capire la vita animale, le particolarità degli habitat, la bellezza e le difficoltà di tante specie, alcune delle quali rischiano l’estinzione. Attraverso pagine intense sono stato coinvolto da un inesauribile racconto del Pianeta che, insieme ai “servizi” sulla ricerca, sulle esplorazioni, sulla scienza, rappresenta l’anima più appassionante, più profonda di un periodico che, nell’era tecnologica dell’informazione in tempo reale, è ancora in grado di stupire e di meravigliare i lettori. E di emozionare. Con “La Grande Avventura” cerchiamo di riportare al maggior numero di persone questa essenza di National Geographic.
La mostra – realizzata come sempre con l’apporto fondamentale, operoso e creativo della redazione – è diversa dalle cinque precedenti, perché non è soltanto di immagini: è più un’esposizione fotografico-storica, che farà partecipare i visitatori a un “viaggio” iniziato 125 anni fa a Washington, e continuato in tanti paesi di ogni continente. Seguendo un percorso narrativo semplice e chiaro (125 scatti, pannelli espositivi, cover della rivista, schermi televisivi, touch screen), potrete verificare perché quando parliamo di NG ci riferiamo a una “grande avventura”. Affiancata da un’avventura più breve, comunque significativa: i 15 anni dell’edizione italiana della rivista.
Perciò più che un catalogo, quello che avete tra le mani somiglia a un libro di storia: con immagini e parole focalizza momenti salienti, tappe importanti, volti significativi, protagonisti umani e animali. E se riuscirete ad apprezzare il lavoro svolto, sarà anche merito del Palazzo delle Esposizioni di Roma che per la sesta volta mette a disposizione i suoi preziosi e affascinanti spazi per un evento culturale di National Geographic.
Non so se vedendo la mostra potrete cogliere un altro messaggio. Ma c’è, ed è questo: noi siamo gli esseri più intelligenti del Pianeta, però non i migliori. Dobbiamo avere maggior rispetto nei confronti degli altri esseri viventi, perché il destino di Madre Terra è in primo luogo nelle nostre mani. Non ci è permesso di ignorare, o fingere di ignorare, che non siamo i padroni. Ricordiamoci che il patrimonio che abbiamo a disposizione non è inesauribile. Dunque se dopo la mostra vedrete con occhi diversi – più empatici, più comprensivi – tutte le specie viventi, sarà missione compiuta. E vorrà dire che la speranza di avere un mondo migliore è ancora viva.