TORINO. Fino al 10 novembre al WE MADE FOR LOVE (via Lodi 25) saranno in mostra due progetti del messicano José Luis Cuevas: Nueva Era e La apestosa. Un’esposizione curata da Daniela Boni con scatti inediti dell’astro nascente della fotografia latinoamericana, identificato da parecchi critici con il “nuovo documentalismo” ovvero quel tipo di reportage che rompe con i convenzionalismi e fa della fotografia una questione estetica ed espressiva inserendosi a pieno titolo nelle pratiche artistiche contemporanee.
Nueva Era e La apestosa sono i due progetti in mostra nella galleria torinese dove il fotografo, attraverso le sue immagini, narra le debolezze dell’essere umano, senza ombra di giudizio etico o morale, immedesimandosi spesso nei personaggi ritratti, quasi che una parte di sé fosse davanti e non dietro all’obiettivo.
Nel ciclo la Nueva era Cuevas ha ritratto in giro per il Messico e l’America Latina ciò che egli stesso definisce la “pseudospiratualità”, ovvero le stranezze e le fusioni religiose che hanno sostituito il cattolicesimo imperante sino a qualche anno fa nel quale evidentemente la popolazione locale non si ritrova più. Via libera dunque a sette, nuove divinità, stregonerie, rituali, totemismo, profezie, ufologia e via discorrendo. Il lavoro di Cuevas, la cui attenzione alle immagini sacre e alla devozione risale all’infanzia e all’essere cresciuto con una nonna ferventemente cattolica, è fondamentalmente il tentativo di catalogare le diverse manifestazioni alla ricerca della “salvezza”.
Le paure sono quelle di sempre, ancestrali, rese ancora più terribili dal fatto che oggigiorno siamo troppo “istruiti e documentati” per credere a dogmi tramandati da secoli. Ciò che funzionava per l’umanità centinaia di anni fa non basta più all’uomo contemporaneo. Le domande sono le stesse, ma noi siamo alla ricerca di risposte sempre nuove per alleviare l’horror vacui. La rara bellezza dei ritratti è enfatizzata da un uso sapiente della luce che rende i colori estremamente vividi e palpitanti, in contrasto con l’oscurità dalla quale sembrano provenire i soggetti.
Così come nel progetto fotografico La Apestosa (la puzzolente) in cui Cuevas ha ritratto l’utenza di un bar particolarmente malfamato di Città del Messico, avventori che si dividono in due categorie: prostitute e alcolizzati. Ancora una volta l’occhio del fotografo non giudica e non censura, anzi; egli stesso racconta delle serate passate nel locale, che definisce addirittura un piccolo santuario di fedelissimi all’alcol e al sesso, ad ubriacarsi e incontrare i personaggi che ritrae nelle sue potenti immagini in bianco e nero. La venerazione di alcol e sesso, così come la fiducia nello sciamanesimo, nella stregoneria le profezie e mille altre varie e avariate credenze; l’umanità ritratta da José Luis Cuevas svela in queste immagini la propria debolezza.
Info: We made fot love