REGGIO EMILIA. Dal 29 aprile al 30 maggio, nel corso di Fotografia Europea 2014, Alessandra Calò presenta la sua mostra fotografica “Secret Garden” al Cardo (via Emilia San Pietro, 21).
In una serie di cubi neri, l’immagine traspare come parte integrante di essa: il lato posteriore, infatti, è un vetro opaco retroilluminato mentre quello frontale ospita l’immagine su vetro che, come una finestra, nasconde e mostra al contempo il contenuto del cubo. All’interno del cubo, un paesaggio, una suggestione fatta di piante, fiori, arbusti, pezzi di natura che si compongono e mescolano con le loro ombre, come emozioni e ricordi di vita da mettere a fuoco a cui si accompagna un testo breve, un’intima restituzione del percorso emotivo che ha generato nell’animo di sette scrittrici che si sono prestate ad interpretarlo.
Le immagini raffigurano diverse donne dei primi anni del secolo scorso ma non sono vere fotografie. Si tratta, infatti, di negativi. E il rapporto chiaro/scuro della fotografia tradizionale si inverte creando un ribaltamento della visione e del punto di vista di chi osserva: ciò che è chiaro, e visibile a tutti, perde importanza a scapito di ciò che è nascosto e normalmente invisibile. Al contrario di un’immagine riflessa nello specchio, l’immagine trasparente coinvolge lo spettatore e lo porta ad osservarla da vicino, ad oltrepassarla per cercare dentro di essa il paesaggio che nasconde. Introspezione, sguardo interiore, ricerca intima.
Nel nostro mondo così attento all’esteriorità, all’immagine che diamo di noi stessi, nel tempo in cui il selfie sembra essere il passatempo più di moda, trovare la chiave che apre il giardino segreto custodito dentro di noi può non essere cosa semplice. Per questo motivo si è scelto di allestire la mostra in un atelier di piante e fiori, il Cardo, far entrare lo spettatore fisicamente in un giardino, coinvolgerlo con profumi e colori evocativi; come se il negozio stesso fosse uno dei cubi e le vetrine quella finestra con l’immagine; il tentativo di mescolare il dentro e fuori fisico ed emotivo, di sfalsare i piani, di immergere l’opera nel corrispettivo del suo contenuto.
Accanto a ogni cubo sarà inoltre esposto un testo, ciascuno scritto da una donna che si è prestata ad intraprendere il viaggio suggerito da Alessandra Calò, e che dopo aver “adottato” un cubo ha interpretato e raccontato il giardino segreto che esso le ha evocato. Diverse per età, professione, religione e provenienza, queste donne hanno chiamato la loro immagine con un nome proprio, ne hanno adottato lo sguardo e, parlando in prima persona, hanno immaginato l’altra, mescolandola con se stessa: le hanno dato pensiero e voce. Una messa in parola del contenuto emotivo che l’opera porta con sé: il potere di far nascere una ricerca in chi si lascia catturare da questo meccanismo evocativo.