REGGIO EMILIA. I novant’anni che Stanislao Farri sta per compiere vengono celebrati da una mostra che si terrà dal 16 maggio al 21 novembre nella sede di BFMR & Partners Dottori Commercialisti (Piazza Vallisneri, 4) e che documenta l’incontro tra il decano dei fotografi reggiani e le opere (i ponti e la stazione ferroviaria) realizzate a Reggio Emilia dall’architetto ed artista spagnolo Santiago Calatrava.
In mostra, quarantadue fotografie in bianco e nero che catturano le linee e i volumi dei tre ponti di Calatrava e della Stazione Mediopadana che ormai caratterizzano l’area nord della città di Reggio Emilia. Una ricognizione appassionata, avviata da Farri nel 2006, quando i ponti erano in fase avanzata di costruzione, ed ultimata nel 2014, che ci restituisce la visione d’insieme, e i dettagli segreti, delle opere, e la loro interazione con lo spazio, segnato dalla presenza ineludibile degli alberi sulla terra e delle nuvole nel cielo.
Come spiega il curatore, Sandro Parmiggiani, “Farri ha personalmente sviluppato ciascuna di queste immagini, ottenute con la pellicola tradizionale, nella sua camera oscura: “un fotografo di una volta”, dirà qualcuno sedotto e abbagliato dai trucchi del nuovo. E tuttavia pochi come lui sanno restituirci la verità e la bellezza segreta della natura e delle cose dell’uomo, tutto il senso cosmico di un nuovo paesaggio, con i tre ponti che disegnano una tensione di libertà e la stazione ferroviaria che appare come una grande scultura, un’onda ritmica generata dalla velocità e dall’energia diffusa dai treni che l’attraversano, dai camion e dalle automobili transitanti lungo l’autostrada, un movimento musicale che si propaga nell’aria e nello spazio“.
“Visioni – scrive Santiago Calatrava – che catturano spontaneamente il bellissimo contrasto di luce ed ombra ricordando a chi guarda il legame tra il mondo più astratto dell’architettura e le configurazioni e le forme naturali che hanno in un qualche modo ispirato il generarsi di queste forme costruite”.
“Dal contrasto fra le luci e le ombre – afferma a sua volta Mario Botta – emerge l’effimero legato al trascorrere delle stagioni e al corso del ciclo solare. Nasce così lo stupore di un reciproco dialogo fra le diverse configurazioni dove l’occhio dell’osservatore è condotto ad indagare le differenti parti che inevitabilmente generano inattese armonie“.
Stanislao Farri è nato a Bibbiano (Reggio Emilia) il 6 luglio 1924. Svolge, fin da adolescente, l’attività di tipografo; altrettanto precoce è l’interesse per la fotografia – la prima partecipazione ad una mostra fotografica è del 1943. Dopo la guerra, fonda la Cooperativa Operai Tipografi, dove lavora fino al 1955, quando decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, come attività professionale (fotografia industriale e pubblicitaria, di opere d’arte e di architetture) e non più solo amatoriale. Parallelamente, svolge un’intensa, costante ricerca di registrazione e di documentazione della civiltà e della cultura della sua terra natale, indagine che ha fornito il materiale iconografico per numerosi volumi illustrati con sue fotografie e per una quindicina di libri, esito di ricerche fotografi che personali – occorre ricordare l’ultima pubblicazione di Farri in questo filone: il volume Amuleti di pietra, edito nel 2012, con le immagini, devozionali e “laiche”, delle pietre scolpite dagli “scalpellini”, dal tempo lontano delle cattedrali emiliane del romanico fino all’Ottocento, collocate sui muri delle case della montagna reggiana. Nel corso della sua carriera di fotografo, Farri ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti assai diffusi, sia in Italia – nel 1998 è stato designato autore dell’anno dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografi che) – che all’estero, ove l’interesse per il suo lavoro è andato crescendo proprio in questi ultimi anni, come dimostra la sua partecipazione a grandi mostre fotografiche di gruppo in Spagna, Stati Uniti, Svizzera. Nel 2003, Palazzo Magnani gli ha dedicato una vasta esposizione antologica: “Stanislao Farri. Memorie di luce. Fotografie 1943-2003”, a cura di Sandro Parmiggiani (catalogo Skira), che documenta sessant’anni di intenso lavoro, caratterizzato da una padronanza assoluta del linguaggio fotografico, da un acuto, persistente interesse per gli aspetti formali dell’immagine e dalla progressiva conquista di una straordinaria maestria in camera oscura. Oltre alla già citata mostra di Palazzo Magnani, occorre ricordare, tra le esposizioni personali dedicate a Stanislao Farri in spazi pubblici, quella promossa dal Comune di Reggio Emilia nel 1976, quella, dedicata alle sue immagini a colori, organizzata dallo CSAC dell’Università di Parma nel 1986, la mostra al Musée Nicéphore Niépce di Chalon-sur-Saône del 1993, e altre quattro mostre tenutesi negli ultimi anni in terra reggiana, documentate dai relativi cataloghi: “Nuvole”, alla Sala Comunale delle Mostre di Cavriago nel 2005; “Alberi”, al Palazzo dei Principi di Correggio nel 2009; “Dal bianco al nero”, alla Sala Espositiva di Casalgrande nel 2009; “Viaggio intorno alla Casalgrande Ceramic Cloud di Kengo Kuma” ai Chiostri di San Domenico di Reggio Emilia nel 2011. Nel 2013 viene pubblicato il volume Reggio Emilia: lo sguardo ininterrotto di Farri sulla città dove ha vissuto quasi tutta la sua vita, con oltre 140 immagini scattate tra il 1948 e il 2013.
L’esposizione è accompagnata dal libro “Bonjour, Monsieur Calatrava” (corsiero editore, Reggio Emilia, 2014), con testo del curatore Sandro Parmiggiani, e testimonianze di due protagonisti dell’architettura internazionale, Santiago Calatrava e Mario Botta.