MILANO. Pelagica è un progetto di ricerca a cura di Laura Lecce e Fabrizio Vatieri sullo scenario Mediterraneo, che assume la pratica artistica come suo strumento fondamentale di indagine.
Dal 30 giugno la piattaforma online www.pelagica.org è ufficialmente attiva con i due primi progetti che vi prendono parte “Mediterranean Drama” di Fabrizio Vatieri e “Lido.A Sud di nessun Nord” di Allegra Martin di cui una selezione di alcune fotografie saranno anche esposte fino al 13 luglio al Telline Studio.
Pelagica intraprende un’esplorazione e dunque una lettura dell’area mediterranea, attraverso i progetti artistici con cui interagisce. Un’area geografica complessa che impone una pluralità di tempi compresenti e insediamenti umani. Il Mediterraneo, il valore, la funzione fondamentale, il tavolo rotondo su cui i termini dell’osservazione si sono decisi, un ritratto contemporaneo impossibile, distante dalla funzione estetica esatta e proporzionata che gli è sempre stata attribuita.
I PROGETTI. “Lido. A sud di nessun Nord” di Allegra Martin. E’ un progetto commissionato dall’Osservatorio Fotografico di Ravenna nell’ambito del progetto “Dove viviamo”, avviato nel 2009 e finalizzato alla costruzione di un archivio visivo sulla città. Lido Adriano è una frazione del comune di Ravenna situata a circa 9 km dalla città. Fa parte del lidi sud e si affaccia sull’Adriatico. Da quasi vent’anni questa particolare periferia è diventata la località dove si sono concentrati il maggior numero di immigrati nella provincia di Ravenna.Si parlano più di 50 lingue. Alla fine degli anni ’70 molti muratori provenienti da Sicilia e Campania diventarono i primi abitanti stabili di questa località che era nata esclusivamente come località turistica.
“Mediterranean Drama” di Fabrizio Vatieri. Quando pensiamo alla storia di un luogo, intendiamo un tessuto fitto di legami in cui le persone, i loro oggetti, le loro manifestazioni materiali, spirituali, linguistiche si contaminano vicendevolmente, ed è la contaminazione stessa a perforare la superficie dell’autenticità, un sottile ma documentabile passaggio, dall’estraneo al legittimo su cui abbiamo concentrato il nostro interesse. Il turista si muove come una sonda nello spazio, alla spasmodica ricerca dell’esperienza del vero, ma dove guarda? Dove vede affiorare la storia? A quale vocabolario fa riferimento? Quali strumenti utilizza e soprattutto cosa si aspetta dai luoghi? A seguire i passi dei questa sonda, ci siamo accorti di come le definizioni estetiche venissero meno, una dopo l’altra. Al di là del problema dell’an- tico e del nuovo, del bello e del brutto, del naturale o dell’artificiale. E’ singolare come questi pilastri teorici, sui cui abbiamo costruito per secoli il nostro linguaggio sui luoghi, si frantumino proprio nei luoghi in cui si sono formati.