FIRENZE. Nell’estate del 1992, dopo la strage di Capaci e a poche ore da quella di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), a Palermo un gruppo di donne sentì la necessità di reagire. L’azione fortemente simbolica cui diedero vita fu un digiuno nella piazza principale della città. Un atto che ancora oggi appare molto coraggioso. Ventidue anni dopo, quelle donne, talune erano ragazze, si sono ritrovate nel lavoro di Francaviglia esposto da martedì 14 ottobre fino al 9 novembre a Firenze, nell’aula di San Pier Scheraggio della Galleria degli Uffizi.
Alcuni sono volti noti: Pina Maisano Grassi, moglie di Libero, l’imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo; Simona Mafai, storica capogruppo comunale del Pci; la fotografa Letizia Battaglia; l’ex sindaco di San Giuseppe Jato, Maria Maniscalco; Michela Buscemi, conosciuta per essersi costituita parte civile al maxiprocesso del 1985 dopo l’assassinio dei suoi due fratelli; Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo e la cantante Giovanna Marini, giunte da Roma per partecipare all’iniziativa delle palermitane. Altre sono effigi di donne che hanno continuato la loro resistenza nella classe di una scuola, in un ufficio della Regione, in un quartiere difficile come quello dello Zen: Bice Salatiello, Virginia Dessy, Anna Puglisi.
“I volti ritratti da Francesco Francaviglia sono quelli di donne coraggiose che vent’anni or sono, disprezzando il male (compreso quello che poteva per ritorsione ricadere su di loro), si schierarono a viso aperto contro la criminalità empia e brutale che insanguinava quella stagione (e tuttora insanguina e corrompe). Volti che il trascorrere del tempo ha solcato di rughe; ma pur sempre belli. Belli d’una fierezza antica. Fisionomie ineluttabilmente mutate; e però, proprio per questo, in grado d’attestare che l’audacia, la ribellione, la resistenza, rimangono le stesse.” Con queste parole Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, introduce l’esposizione.
“Sono volti che è bello rivedere – scrive il presidente del Senato Pietro Grasso – sguardi che sfidano il silenzio e la paura. Solo chi sente nella sua coscienza di aver fatto tutto ciò che gli era possibile per infrangere il silenzio e l’omertà, solo chi sente di aver dato il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per la ricerca della verità e della giustizia, per l’educazione alla responsabilità delle nuove generazioni, per la diffusione della legalità come cultura condivisa, potrà guardare queste foto senza dover abbassare lo sguardo.”
La mostra fotografica, che dopo gli Uffizi sarà inaugurata al Centro Italiano per la Fotografia d’Autore a Bibbiena, è curata da Tiziana Faraoni photoeditor de L’Espresso, e accompagnata da un audioproject a firma di Giuditta Perriera in cui ritornano le voci del passato: frammenti di telegiornali, le interviste a Falcone e Borsellino, le testimonianze di quei pentiti che azionarono i radiocomandi degli esplosivi.
Questi ritratti sembrano interrogare ancora una volta qualcuno, come ben afferma nella presentazione della mostra Franca Imbergamo, magistrato della Procura nazionale antimafia: “A distanza di tanti anni da quel terribile 1992 a Palermo, e poi 1993 a Firenze, Roma, Milano, i volti delle donne del digiuno riemergono, attraversati dal tempo ma ancora febbricitanti di passione civile… Rivedere oggi quei volti nelle foto di Francesco Francaviglia, significa misurare tutto il dolore e l’orrore di quanto è accaduto e tutto l’immane vuoto di verità che, ancora oggi, nonostante tutto, avvolge le stragi… Una scia di sangue che non si interrompe nell’estate siciliana del 1992 e sale lungo la penisola, nei luoghi simbolo della vita della nazione per seminare il terrore…”
La Galleria degli Uffizi celebra quelle donne con trentuno ritratti: “ho scelto il volto di Rita Borsellino per chiudere il libro catalogo perché è il volto di tutte le donne che in quell’estate del ’92 piansero, si disperarono ma continuarono a lottare” afferma Francesco Francaviglia, che espone al Museo Macro, su invito del Festival Internazionale di Fotografia di Roma, un’anteprima del suo lavoro di ritratti dei poeti italiani, contemporaneamente alla mostra fiorentina.