RIMINI. Rimarrà esposta fino al 19 novembre, in Agenzia NFC, la mostra “Babylon Federation” di Marco Bolognesi curata da Valerio Dehò. Otto immagini di grande formato ch ritraggono corpi femminili, armati e vestiti solo di pochi oggetti militari e di ammiccanti indumenti fetish per cui è stato prodotto anche un catalogo formato NFC edizioni, che racchiude quarantacinque opere alcune delle quali scattate proprio a Rimini.
“Siccome sono convinto che i luoghi siano finiti e definiti soprattutto da ciò che vi accade, animo la mia metropoli di personaggi e storie che fanno parte del mio mondo, del cinema che amo, di quella cultura a cui mi ispiro; storie che si incontrano per le strade, nei palazzi, sui treni di questo futuro senza tempo che è la mia metropoli.”
L’artista, creatore del Bomar Universe, luogo a confine tra cyberpunk e fantascienza sociale che racchiude la sua produzione degli ultimi 10 anni di attività, ci presenta in questa occasione il corpo d’armata del suo mondo, l’esercito che controlla e conquista. Sono corpi femminili bellissimi, pericolosi, erotici e poco vestiti; coltivate in laboratori genetici e addestrate all’arte della guerra, sono suddivise in tre diverse armate con caratteristiche e compiti ben distinti.
Valerio Dehò, noto critico d’arte e curatore della mostra, dice “Restano all’interno di una simbolicità esplosiva in cui un cappello, una mostrina sono sufficienti a evocare un mondo, delle sensazioni forti, dei ricordi. Hanno qualcosa che ricorda il gioco erotico vittima e/o carnefice di film come “Il portiere di notte” (Liliana Cavani, 1974) o di “Salon Kitty” (Tinto Brass, 1975), in cui le donne con l’uniforme sprigionano l’erotismo e la perversione che ci sono dietro ad ogni atto di guerra e di violenza. Questi elementi di un universo femminile che non rinuncia al reggicalze nemmeno prima di un assalto devastante con il kalashnikov in mano, non vuole essere realistico, non ci prova nemmeno. Le combattenti appartengono ad una storia altra, ad una saga che Bolognesi sta costruendo tassello su tassello in un proprio Bomar Universe, che sta diventando affollato e vissuto di creature affascinanti e pericolose e che fa parte della tradizione delle femmes fatal almeno dai tempi di Giuditta e di Salomé fino alle Lara Croft dei nostri giorni. Intanto nessun corpo nudo (o quasi) può essere uniformato realmente e completamente. Troppe le differenze, troppe le individualità, troppi i tipi di pelle che sono sempre in numero maggiore di tutti i tessuti militari possibili. Il colore, i piccoli difetti, le mille particolarità e imperfezioni del corpo che lo rendono unico, non sono mai nascosti dal vestito per uccidere, da quell’uniforme che rende tutti uguali: piccole pedine di un universo organizzato soltanto allo scopo di aggredire, conquistare, annientare il nemico”.
Primo capitolo di una lunga saga, questa mostra è un’ottima occasione per essere traghettati in un mondo nuovo, un universo che pesca dal nostro tempo e trasfigura e muta simboli e riferimenti del contemporaneo per costruire i personaggi che lo popolano.
Marco Bolognesi è un artista e film-maker, nasce a Bologna nel 1974 dove si laurea al DAMS nel 2001; oggi vive e lavora tra Roma e Londra. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince The Artist in Residence Award all’Istituto Culturale Italiano (2003) e realizza la mostra Woodland, da cui due anni dopo nasce l’omonimo libro fotografico e con il quale inaugura la sua prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. Nel 2008 realizza il cortometraggio Black Hole, che vince il premio miglior film fantascientifico all’Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico Dark Star. Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi “Protocollo” il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli. Nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art Z Generation: Realm of Ambiguity e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto Genesis. Nel 2011 realizza l’installazione Mock-up esposta allo IED di Milano all’interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese What made us famous a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas. Nel maggio 2012 il Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta il suo ultimo lavoro Humanescape; a ottobre partecipa alla Biennale d’Arte Contemporanea Italia-Cina, inaugura la personale B.O.M.A.R. Universe alla Galleria La Giarina (Verona) e in novembre partecipa al festival Eyes On – Monat der Fotographie di Vienna.