CARRARA. Proseguirà fino al 24 ottobre la mostra “Paesaggio Antropologico” di Laura Cherubini con scatti di Francesco Jodice, Carolina Sandretto e Corinna von der Groeben. L’esposizione, in mostra al Blu Corner, spazio no-profit per l’arte contemporanea nel maggio 2015 farà anche tappa a New York nella sede del Whitebox Art Center (329 Broome Street).
In tutta la tradizione della storia dell’arte possiamo individuare due generi principali che si alternano e in qualche modo si contrappongono dialetticamente: il ritratto e il paesaggio. Il primo concentra la sua attenzione sull’uomo, sull’individuo, sugli aspetti psicologici, emotivi, interiori della persona. Nella scultura, nella pittura e poi nella fotografia è in questo caso la figura a essere al centro della visione. Il paesaggio invece esplora il mondo, allarga gli orizzonti della visione, rappresenta lo sterminato campo della natura. Ma anche brani di città appaiono all’interno di affreschi come quelli del Buon Governo di Lorenzetti a Siena. Infine il paesaggio urbano che circonda l’uomo contemporaneo sembra prevalere e alla pittura e alla fotografia si affianca anche un nuovo mezzo per indagarlo, il video. Insomma nella nostra tradizione figurativa perdurava in qualche modo la distinzione tra mondo interno e mondo esterno e tra i due generi destinati a rappresentarli.
Con lo svilupparsi delle nuove tecnologie di comunicazione si va incontro a una ridefinizione tanto del rapporto con il soggetto che con l’ambiente che lo circonda. Inoltre nell’epoca della globalizzazione assistiamo a un rapido e continuo mutamento delle relazioni sociali in un contesto oggi planetario. Nella fotografia vediamo l’annullamento della divisione tra i vecchi generi. Attraverso il lavoro di tre fotografi delle ultime generazioni, Francesco Jodice, Carolina Sandretto e Corinna von der Groeben vediamo l’affermazione di un paesaggio antropologico che parla dell’uomo, del suo lavoro, delle comunità che crea, degli spazi urbani che costruisce.
Jodice, attraverso la fotografia, ma anche il film che considera ad essa complementare, indaga la capacità collettiva di trasformare a propria immagine e somiglianza ogni luogo. Con le differenti tipologie di emigrazione italiana a New York e l’ultima ondata di giovani intellettuali e creativi che esce dall’Italia, ma anche con gli abitanti di Cuba rispecchiati nelle loro precarie case, Sandretto sembra ritrarre non solo individui, ma città e comunità. Nelle foto di Von der Groeben c’è assenza della figura umana, ma i luoghi stessi, si tratti di negozi parrucchiere o di siti per rituali festivi in Messico, parlano degli uomini che li abitano, delle loro attività, dei loro desideri.
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