MILANO. Fino al 1° febbraio 2015, Palazzo Reale ospiterà “Strade/Ways”, la mostra/installazione inedita del grande regista israeliano Amos Gitai.
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L’esposizione, creata appositamente per la sala delle Cariatidi del Palazzo, presenta sequenze di film, fotografie, documenti, tappeti antichi e dispositivi visivi e sonori che compongono un’opera che trae ispirazione da tre differenti percorsi.
Il primo, è il film Lullaby to my father, dedicato alla vita di suo padre, l’architetto del Bauhaus Munio Weinraub che, costretto a fuggire dai nazisti, si trasferirà in Palestina e svolgerà un ruolo decisivo nella nascita dell’architettura israeliana; il secondo, è la conversazione tra Gitai e il grande fotografo milanese Gabriele Basilico, sulla fotografia, l’architettura, gli scenari del film Free Zone dedicato ad un luogo/non luogo che raggiunsero insieme; il terzo, che occupa l’intera sala delle Cariatidi, ricostruisce il processo che porta alla nascita di Carpet, il nuovo film del regista, le cui riprese non sono ancora iniziate.
![Dal set del film Lullaby to my Father [foto: Dan Bronfeld]](https://www.themammothreflex.com/wp-content/uploads/2014/12/01_153.jpg)
Il percorso espositivo prende avvio dal film Lullaby to my father che Gitai dedicò a suo padre, il famoso architetto, Munio Weinraub. Giunto a 18 anni al Bauhaus di Dessau, la straordinaria scuola diretta da Gropius, partecipa alla vita di quel luogo di studio e ricerca, dove incontra e lavora anche con Kandinsky e Mies van der Rohe, come testimoniano le corrispondenze venute alla luce durante la lavorazione del film. Nel giugno del 1933, dopo avere partecipato alla breve stagione del Bauhaus a Berlino, Munio viene condannato come “traditore del popolo tedesco” e costretto a emigrare in Svizzera per poi trasferirsi ad Haifa dove condusse la sua attività professionale, senza mai dimenticare gli insegnamenti e il rigore della scuola che lo aveva formato. Gabriele Basilico fissa in fotografia le molte costruzioni realizzate in Israele e al suo ricordo di uomo e di architetto si rivolge la poesia del figlio che dà il titolo al film.
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Free Zone è un road-movie che parla dell’incontro di tre donne, un’americana (Natalie Portman), un’israeliana (Hanna Lazslo) e una palestinese (Hiam Abbas), in quella zona franca, a est della Giordania, dove regna la pace senza alcuna barriera tra stati. Sono esposte alcune immagini tratte dal film, oltre a degli estratti della lunga conversazione tra Gitai e Gabriele Basilico, avvenuta durante il viaggio che i due avevano intrapreso proprio in quei luoghi, che abbraccia temi quali l’architettura, la fotografia e il cinema.
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La sezione di Free Zone introduce alla maestosa sala delle Cariatidi dove Gitai ha allestito un affascinante percorso di grandi fotografie, rarissimi tappeti, proiezioni e suoni intorno al tema del suo prossimo film, Carpet, la cui sceneggiatura inedita è pubblicata nel catalogo della mostra. La pellicola racconterà la storia a ritroso di un tappeto, dalla casa d’asta dove è stato battuto fino al luogo della sua produzione, attraverso immagini di luoghi, paesaggi, popoli e persone raccolte lungo tutto il viaggio.
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In questa ambientazione, coinvolgente ed emozionante, alcuni straordinari tappeti, scelti da Moshe Tabibnia nella sua collezione, segneranno i passaggi dei luoghi, delle culture, delle storie e dei popoli che vivono e viaggiano tra il Mediterraneo e l’Oriente.
“Carpet – afferma Gitai – propone un viaggio in diversi territori e rappresenta al contempo un oggetto concreto, ossia un bellissimo tappeto, frutto di tradizioni e abilità artigianali secolari, ma anche una metafora delle relazioni che nel corso dei secoli sono state intessute tra i popoli orientali nonché tra Oriente e Occidente”.
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Le suggestioni suggeritegli dalla sala delle Cariatidi, le cui decorazioni sono state in parte distrutte durante la seconda guerra mondiale, hanno portato Gitai a utilizzare il soffitto come un ideale schermo da proiezione. Lo stesso regista afferma che “con le sue statue andate in parte perdute e i suoi specchi antichi, questa sala davvero magnifica emana un fascino particolare. Ed è proprio qui che ho deciso di installare le proiezioni. Non ho voluto degli schermi al plasma: per me era importante che gli estratti venissero proiettati non su degli schermi ma direttamente sul soffitto, di modo che gli spettatori possano prendere coscienza di questa sala e della sua storia. Lo schermo è costituito dall’edificio stesso. Il contesto è importante: ciò vale sia per i film che per le mostre. E con contesto intendo sia le condizioni materiali che lo sfondo socio-politico”.
Accompagna la mostra un libro catalogo in tre separati volumi pubblicato – ciascuno dedicato ad una tappa della mostra – da GAmm Giunti in coedizione con Moshe Tabibnia Milano.
Info: www.mostragitai.it – www.comune.milano.it/palazzoreale