MILANO. Rimarrà in mostra fino al 9 aprile all’Amy D Arte Spazio la mostra “Memorie di equilibrio. Water & land Grabbing”, collettiva con opere di Daesung Lee, Mattia Novello, Manuel Felisi, Mirko Cecchi, Lia Pascaniuc, Streamcolors e Diamante Faraldo per un progetto di Anna d’Ambrosio.
Il presidente di Nestlè, l’austriaco Peter Brabeck, ha dichiarato: “ l’acqua non è un diritto umano, è una necessità che si paga. E’ contrattabile come i salari. Occorre trasformare l’acqua in un moderno prodotto di mercato con un suo prezzo”. Abel Gruz Gutièrrez, fondatore dell’associazione “Peruanos sin agua con il progetto Atrapanieblas da Lima ribatte: “el agua ahora si’ es de todos”. Due voci differenti su un tema forte: la corsa all’oro blu.
E’ questo il tema che verrà esplorato con le opere in mostra alla galleria Amy D, Arte Spazio con “Memorie di equilibrio”.
Daseung Lee (1973), artista coreano di casa nella galleria d’Ambrosio, si ripresenta con Futuristic Archaeology, progetto fotografico ispirato alle popolazioni nomadi del deserto della Mongolia destinate a scomparire. Le sue fotografie d’indiscutibile compostezza formale svelano equilibri fragili. Sono immagini che diventano memoria, storia e archeologia di un presente fuori dal tempo, suggestive, ambivalenti come l’acqua, che se da una parte evidenziano tematiche ambientali, dall’altra configurano scenari ideali di metafisica bellezza, assoluti, in cui scienza e natura condividono lo stupore, l’incanto e celebrano il miracolo della vita.
Catturano nella rete degli inganni il nostro immaginario, alcuni scatti del progetto fotografico intitolato Peru Atrapanieblas, acchiappa nuvole (2015), non solo reportage di Mirko Cecchi (1979), capace di valorizzare poeticamente come l’intelligenza umana, se in armonia con la tecnologia, trova soluzioni inaspettate, simili alle colossali opere ambientali di Land Art realizzate grazie al movimento popolare Peruanos Sin Agua in collaborazione con ingegneri e altri sostenitori privati per rispondere al problema dell’inquinamento delle acque, una piaga di Lima, trasformando un‘anomalia climatica e l’eccesso di umidità in una prospettiva di vita migliore. Stiamo sviluppando la possibilità di estendere i nostri corpi nello spazio virtuale e naturale nello stesso ambiente; il segno del nuovo è in questa organicità “altra”, qui rappresentata non in competizione con la vita, bensì come manifesto bio-etico. Gli artisti come gli scienziati stanno immaginando scenari prossimi venturi abitati da organismi biotech, realtà complesse e nanotecnologie, quotidiane come il pane, in cui emergeranno nuove professioni, per lo più legate alla tutela dell’ambiente. In questo ambito di ricerca hi-tech, Vita Liquida (2014) di Lia Pascanuic (1981) grazie alla tecnologia olografica effetto 3D, dagli abissi insondabili appare una medusa, creatura marina misteriosa, presenza ectoplasmatica che nel corso dei millenni non ha mai cambiato forma, scolpita dalla trasparenza delle membrane iridescenti.
Il filo rosso tra l’organico e l’artificiale è la fluidità, la metamorfosi, il cambiamento e l’ibridazione tra il bit e la bios, formula ipotetica di un mondo in cui si materializzano mondi paralleli configurati da nuove e complesse forme visuali di Streamcolors (Giacomo Giannella & Giuliana Geronimo), esperti nell’assemblaggio poetico della tecnologia gaming all’ animazione 3D. L’acqua rappresenta l’elemento vitale e produce suoni, si può immaginare il mare, le distese azzurre, i ruscelli, le correnti, le cascate, i ruscelli nei boschi ascoltando la natura, rimbomba la pioggia: lacrime del tempo celebrate da poeti di ieri e di oggi.
Sinfonia:Numero…(2011) di Manuel Felisi (1979) espone un piano “piangente”, suonato da gocce di pioggia le quali cadendo sulla tastiera, a seconda della loro intensità, frequenza e casualità compongono un ideale e imprevedibile spartito musicale o un lamento, quasi una trascrizione del ritmo ancestrale, specchio di uno stato d’animo, struggente per le sensibilità romantiche di ogni età. Dalla poesia si passa alla dimensione del gioco con Sintesi (2014) di Mattia Novello (1985), un pannello termoisolante di Aeropan trasformato in un oggetto cinetico che riproduce un minilabirinto incapsulato nel vetro sul quale cadono a intermittenza gocce d’acqua colorata, che entrate in piccoli fori in superficie, all’interno configurano cromografie imprevedibili. Una scultura-pittura da toccare, muovere, essenziale, minimalista che avrebbe entusiasmato Bruno Munari e i bambini di tutte le età. Acqua, colore, musica visualizzano inganni visivi, cortocircuiti sonori, soluzioni artistiche dalla potenzialità espressiva inesauribile.
Diamante Faraldo (1964) con Sfinge (2010), Acquasantiera (2010) e Blow back (2015), scultura che evoca una piramide spaccata in due parti, qui esposta per la prima volta, “inattese fragilità solidificate ”e mette in forma con il marmo nero di Bruxelles e il petrolio alterazioni percettive, contraddittorie apparizioni e sottrazioni, dissolvenze solide, in uno spazio apparente in cui fluttuano metafore sospese, polarità ambivalenti quali spirito e materia, artificio e natura, solido e liquido: materiali come testimonianza di un imperituro futuro del classico.
L’acqua è energia primaria materializzata da un’imponente istallazione site-specific pensata per questa mostra da vivere più che da raccontare. Le opere esposte canalizzano idee , riflessioni, pensieri sulla cultura progettuale ecosostenibile di un futuro più etico e responsabile in cui l’uomo rispetta l’ambiente riscoprendo la poesia, l’incanto della vita: valori semplici come l’acqua che disseta il corpo e l’anima.
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AMY D Arte Spazio
Via Lovanio 6 MI
19 Marzo -08 aprile 2015
www.amyd.it
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